Siamo alle battute finali de Il Miracolo che, in pochissime settimane, è riuscita a regalare a chi l’ha vista fortissime emozioni.
Ci si interroga sul significato della parola, misteriosa, abusata, stigmatizzata e derisa: che cos’è un miracolo?
Cosa comporta trovarsi di fronte a un evento inspiegabile, a un capovolgimento della realtà dei fatti, a qualcosa di totalmente inatteso e imprevedibile da mente umana?
La chiave di lettura de Il Miracolo sta tutta nel titolo stesso: cosa si può considerare un miracolo?
Forse è un padre sotto la minaccia di un capo clan che decide “di pancia” di salvare la vita del figlio, perché non è Abramo e non può sacrificare un innocente. E quella vita salvata diventa il mistero che dà origine a tutto, perché, la statua, identica a tante altre, inizia a piangere sangue proprio davanti a Nicolino.
C’è Carlo, il figlio minore di Fabrizio e Sole, con la vita appesa a un filo e c’è suo padre, disposto finalmente a credere, a inginocchiarsi, a implorare, a pregare.
C’è Sole, madre snaturata, persona orribile che, di fronte alla tragedia, affronta la realtà e riesce a guardarsi in faccia per quello che è e ad ammettere di avere bisogno della propria famiglia.
Anche la vita di Sandra ha del miracoloso, perché non si rassegna agli ordini e continua a indagare, sola, sull’identità di Amin, lo spietato cacciatore di anime che è stato a un passo dallo stuprarla.
Oppure, ancora, la vita bruciata di un uomo corrotto, meschino, un laido che si è sempre nascosto dietro al proprio abito talare e ora tenta in ogni modo di espiare le proprie colpe, salvo scoprire un segreto sconvolgente sul proprio passato.
Ci sono misteri su cui è meglio non indagare, ma non è questo il caso, perché quello della statua che piange sangue è il filo conduttore che lega le vite passate, presenti e future di tutti i personaggi de il Miracolo.
Alma e la nonna pregano in ginocchio per la vita sospesa di Carlo e Olga, la strana tata dei due bambini modula il suo canto di preghiera, mentre Marcello è leggero e libero e si trova di fronte a una visione (una vera e propria visione, Monica Bellucci nei panni di una Madonna con i tentacoli).
E, quando tutte le vite sembrano cadere a pezzi c’è un barlume di speranza, una luce in fondo al tunnel di disperazione, perché la Madonna che piange sangue opera davvero dei miracoli e lo fa in silenzio, anche quando viene messa a tacere, nascosta, congelata.
In un crudele gioco di destini, la vita inutile, sconsiderata e sprecata del vecchio Padre Marcello è salva, mentre il piccolo Carlo, il bambino così buono, muore, lasciando tutti in preda a una disperazione muta, sommessa, incredula.
Il tutto in un crudele scambio di ruoli, perché Marcello era morto a tutti gli effetti, mentre Carlo sembrava salvo.
La famiglia del premier è a pezzi: la moglie se ne vuole andare perché il barlume di coscienza intravisto all’inizio era solo quello, un barlume che s’è spento e Alma è emotivamente sotto choc, sopraffatta dai sensi di colpa. Anche Fabrizio, impietrito col peluche del figlio tra le mani, pur dimostrandosi apparentemente forte, è un uomo ormai morto.
Anche la vita di Sandra è a pezzi, senza amore, senza eredità dopo che la madre, che ha accudito per anni, ha lasciato l’intera eredità a un’associazione per la difesa degli animali. E, a pezzi, inizia a frantumare tutti i ricordi del proprio passato in una tra le scene più belle di tutta la Serie.
Padre Marcello, invece, ha una missione e, armato, vuole “liberare” la statua, perché il miracolo non è un segreto che può essere tenuto nascosto.
Fabrizio getta a terra la statua quando quest’ultima ha smesso di piangere dopo il sacrificio di Marcello, mentre la moglie, la miscredente, si affida al canto di Olga per aiutare la figlia.
Ci sono lutti da elaborare, lacrime da piangere e due tra i plot-twist tra i più sconvolgenti (protagonisti Nicolino e Sandra) nel finale di stagione che lascia sia amaro in bocca sia la sensazione di essersi trovati di fronte a qualcosa di grande, molto più di noi.
Il Miracolo è una Serie da seguire con attenzione e la mente aperta, perché nessuno dei personaggi è chiaro o scuro, non ci sono dei veri buoni o delle risposte teologiche che risolvano tutti i misteri: va guardata, apprezzandone i contenuti e i mille rischi presi per fare qualcosa di davvero diverso.
Menzione speciale per il cast, incredibilmente dotato e credibile e la colonna sonora: una serie di capolavori, uno dietro l’altro.