Attenzione! Questa recensione della serie tv targata Amazon Prime Video Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere 1×04 contiene spoiler sulle vicende dell’universo creato da Tolkien
La grande onda è una punizione, la colpa per esserci allontanati dagli dèi e da noi stessi. La grande onda è una forza che ci investe, una forza che viene dalla notte dei tempi, dai recessi del mondo, da prima del mondo. Abbiamo una visione di quell’onda che ci travolge e ci inghiotte che diventa più forte di noi e ci condanna all’oblio. È l’onda di una tempesta inarrestabile che si sta facendo largo nei cuori e nelle menti di tutti i protagonisti della serie tv Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere.
È l’onda interiore che alimenta lo spirito e le membra di Galadriel, che la agita e scuote. “C’è una tempesta in me che mi ha spazzato fino a questa isola per una ragione e certamente non sarà domata da te“, dice l’elfa a Miriel. È la sua rabbia incontrollata, l’ostinazione inestinguibile nel voler perseguire il suo scopo, nel voler fermare il male che si ridesta, nel voler vendicare i tanti cari periti per colpa di Melkor. Ma questa onda che l’ha travolta già una volta, che l’ha portata a un passo dalla morte ma anche spinta fino al potentissimo regno di Numenor deve essere domata, deve esserci “La promessa di placare la tempesta“, così che la forza dell’onda non si scagli contro di lei ma verso i suoi nemici.
È quello che le suggerisce di fare Halbrand guardando negli occhi quell’onda senza guida e mostrandole la via per padroneggiarla. “Vedi che accade se smetti di galoppare e ti concedi un attimo per pensare?“, le fa notare dopo aver capito il punto debole di Miriel. Le preoccupazioni della regina reggente sono tutte rivolte a una visione, a un esito di morte, a una grande onda che promette di travolgere lei e tutta Numenor, compresi i suoi nascituri. Un’onda che minaccia di annientare un grande ma tronfio popolo.
L’onda della tracotanza già da anni ha investito Numenor, ha reso i suoi abitanti sfrontati e restii agli dei, dimentichi dell’alleanza con gli elfi, visti ora con sospetto e fastidio.
È il destino di Ozymandias, dei grandi imperi che confidano nel loro potere e vedono invece come esito quello di sprofondare nella sabbia del deserto o travolti da una grande onda che ridisegna la geografia del mondo intero. Numenor nella serie di Il Signore degli Anelli si sta allontanando dalla fede, sta accettando paure infondate e credenze superstiziose, le stesse che Sauron è capace di instillare e alimentare così bene.
Come lui anche Pharazon sa cavalcare l’onda del malcontento: da politico furbo e navigato sfrutta i facili consensi, parla con trasporto, si circonda di debitori dispensando favori che richiederanno poi conto. Le sue fitte reti politiche si estendono ovunque, domano le tensioni e sono pronte a sfruttarle all’occasione. Ma anche lui dovrà fare attenzione perché quell’onda non finisca per travolgerlo e si trasformi nella rovina personale e comune.
Un’altra invece è l’onda di chi, in questo popolo altero, non dimentica il passato e non si lascia vincere dalla paura. Questo sarà il destino di Isildur che domerà quell’onda, la cavalcherà, la sfrutterà per giungere alle terre del sud, per rispondere presente alla chiamata contro il male che dilaga. L’onda della potenza marittima di una Atlantide ricca e prospera diventa così, grazie a lui e a suo padre Elendil, una forza benefica volta al bene e alla salvezza delle terre del sud e dell’intera Terra di Mezzo.
Anche Miriel, alla fine, decide che quel presagio di morte, quell’onda travolgente non va combattuta con la paura, allontanando Galadriel.
È la stessa dama elfica, finalmente in controllo della sua tempesta interiore, a suggerirglielo: “Una decisione basata sulla paura: so cosa significa essere l’unica, l’unica che vede, l’unica che sa. Ti supplico, Miriel, non scegliere la via della paura ma quella della fede“. E allora ecco che l’onda distruttrice di Numenor si allontana, le foglie dell’Albero Bianco smettono, almeno per un momento, di cadere, di annunciare la distanza sempre più abissale che separa gli uomini dagli dèi.
Numenor risponde presente alla guerra, pronta a condurre un’onda indomabile che promette di travolgere le armate del male. Ma nel frattempo c’è un’altra tempesta che addensa nubi sempre più scure sulla Terra di Mezzo, che nasconde il sole e permette l’emergere di esseri mostruosi, di orchi, che altro non sono che uno scherno e un’offesa agli Elfi, degradazione al male di queste mistiche e potenti creature.
Non è un caso che Adar, il “padre” degli orchi, si presenti con sembianze elfiche seppur degradate, imbruttite dal male che si è diffuso in lui. Le sue sono parole suadenti, che il signore degli orchi sibila alla orecchie pronte ad ascoltarlo. “Ti hanno raccontato molte bugie. Alcune sono così profonde che perfino le rocce e le radici ormai ci credono. Per sbrogliare il tutto occorrerebbe solamente la creazione di un nuovo mondo“. C’è una visione nuova, perfino più strutturata e profonda rispetto a quella di Melkor, del primo “angelo caduto” che si proponeva una distruzione senza scopo. In Adar c’è la volontà di una nuova creazione, antitetica a quella di Eru, fondata sul male e sul dominio di un unico signore, un re dei re che imponga il suo giudizio su tutte le creature.
È l’anti-creazione perché Eru aveva reso chiaro fin da subito come tutte le creature affinché non siano semplici fantocci, abbiano bisogno della libertà, del libero arbitrio.
Abbiano bisogno cioè del silenzio e della lontananza di Dio e degli déi, del dubbio di fede che possa condurli perfino alla rovina ma sempre per loro scelta. Così gli abitanti di Numenor, da umani liberi e fragili come tutti, più di tutti, sono in balia di una tempesta e di un’onda, di un bene e di un male che li scuotono e tartassano. Starà a loro scegliere la propria strada.
Quello di Adar è il progetto del male, di chi si erge a nuovo creatore e padrone del mondo, pronto a dominare quel mondo, a essere padrone e possessore di Arda. Ma questa nuova, mostruosa creazione “È una cosa che solo gli dei possono fare e io non sono un dio, almeno… Non ancora“. Chi è allora Adar, o meglio, secondo le parole di Arandor “Che cosa sei tu?“. Potrebbe trattarsi di Sauron che, effettivamente non è un dio ma è stato un Maia, creatura angelicata al di sotto degli déi, e che soprattutto condivide questa nuova visione del male non come distruzione senza scopo ma come rifondazione di un potere temporale assoluto e opprimente. Sappiamo inoltre che in una delle sue ultime forme fisiche Sauron si presenta proprio come un elfo per ottenere il favore di questi ultimi e apparire una creatura pura. Sotto le sembianze del più bello degli esseri del creato nasconde così quell’orrore e abbruttimento che gli sono derivanti dall’aver abbracciato il male.
Adar (che significa “padre”) viene inoltre definito con l’appellativo di “signore padre” dagli orchi che lo considerano il proprio maestro e quasi “creatore”. Ed è proprio Sauron, dopo che Melkor è gettato nella vacuità senza scampo del nulla, ad essere da loro assunto come padre putativo e padrone. Se così fosse, allora, lo Straniero caduto in una meteora dal cielo non sarebbe l’Oscuro Signore, come pensa invece il vecchio umano Waldreg toccato come il piccolo Theo dal segno di Sauron. “Sauron… Devi averlo veduto in cielo, qualche settimana fa ormai“, dice questo fedele servitore del male.
Ma se non è lui allora chi può essere?
La sua venuta dal cielo fa pensare a un essere superiore e benefico così come il controllo delle lucciole in Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere 1×03. Sembra essere il prodotto di un’incarnazione, come un Cristo mandato in terra per la salvezza delle creature. E chi è il Cristo di Tolkien se non Gandalf? Di lui tra l’altro sappiamo che proprio a causa dell’incarnazione dovette reimparare ogni cosa che aveva dimenticato. E il suo rapporto prediletto con gli Hobbit nei successivi romanzi tolkieniani troverebbe così un bell’antecedente e spiegazione: con una loro antenata infatti (Nori) qui in Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere lo Straniero costruisce il suo primo legame affettivo. Forse allora siamo davvero di fronte al grande Stregone Maia che ha trovato la sua forma fisica per la prima volta.
Vedremo se quest’onda caduta dal cielo è davvero al fianco del bene. Ma c’è, infine, un’ultima grande onda pronta a esplodere: è quella dei nani e di Durin che pur essendo creature tenaci a qualunque seduzione malevola (e al potere dell’unico anello) non lo sono però di fronte alla loro sete di ricchezza. In nome di questa sete un’onda li ha travolti scavando una galleria in una vena della roccia, là dove avevano scoperto il metallo più prezioso e raro della Terra di Mezzo, il mithril, lo stesso di cui sarà poi composta la cotta di maglia di Frodo.
Tutti i protagonisti, insomma, vivono nel rischio di una grande onda pronta a travolgerli. Vivono il pericolo di cedere al male e vedersi cadere nei gorghi profondi e neri dell’oblio. Starà a ognuno di loro impedire che questo accada domando quell’onda, facendo sì che la loro tempesta interiore si trasformi in un elemento positivo nell’eterna lotta tra bene e male.
Una breve chiosa finale: tra le tante critiche sulla serie tv targata Amazon Prime Video Il Signore degli Anelli: Gli anelli del Potere, i produttori rispondono alle polemiche sull’aspetto degli elfi ma era davvero necessario? Lo stesso Tolkien d’altronde ha sempre fatto della varietà di etnie oltre che dell’eterogeneità di personaggi (nani, elfi, hobbit, umani) una costante oltre che uno dei motivi della varietà, ricchezza e profondità del creato di Eru Il Signore degli Anelli, Gli Anelli del Potere: tutte le recensioni