È notte per Adar e i suoi figli, una notte attesa tanto a lungo: la notte in cui finalmente gli orchi possono mostrarsi a capo scoperto senza più temere il ritorno del sole. L’oscurità per loro significa vittoria, libertà, terra. Quelle che erano le Terre del Sud si trasformano così nella “Terra dell’Ombra”, come sottolinea Galadriel parlando con Theo: “La loro casa“. Abbiamo assistito alla creazione di Mordor, questa terra brulla, improduttiva e inospitale che per secoli sarà l’avamposto del Male, il regno di Sauron: là farà realizzare la sua rocca più inespugnabile e tremenda, Barad-dur, la torre oscura. Là anche Frodo, davanti a quella vista mortifera sentirà venire meno in lui la fede.
“Ogni speranza morì in lui”, scrive Tolkien nel Signore degli Anelli.
È l’oscurità che toglie speranza, quella tenebra che come un morbo si diffonde ovunque e tutto distrugge. È un’estensione di Sauron stesso, dei suoi pensieri deviati, della malvagità del suo spirito. L’anima di Frodo si sente mancare davanti a Mordor perché percepisce tutto il male che offusca esteriormente e interiormente quei luoghi, terre ormai di orchi, uomini rinnegati e seguaci dell’oscurità.
Il buio dell’anima si manifesta fisicamente nella cecità di Miriel, regina ormai senza vista che procede stancamente, sconfitta e in ritirata. I numenoriani disillusi, feriti o morti che appaiono in questo episodio di Il Signore degli Anelli contrastano con quelli fieri, regali, splendenti della partenza. La loro tronfia sicurezza è stata infranta dal male, da una forza che li ha sopraffatti e ne ha offuscato ogni certezza. A loro non resta che la ritirata, così come a Galadriel e ad Halbrand, ferito, quest’ultimo, quasi mortalmente, e disteso senza forze.
Ma il buio è anche in Theo che sente su di sé la colpa delle sue azioni e il venir meno della speranza. “Ci muoviamo alla prima luce“, gli fa Galadriel, “Quale luce?“, controbatte il ragazzo. È la notte delle speranze infrante, delle perdite e dell’odio per il nemico. Eppure è proprio la dama elfica nella sua saggezza ritrovata a capire che è propro nella notte più oscura, che brillano le stelle. “Ci sono poteri oltre l’oscurità all’opera in questo momento. Forse in giorni come questo non ci resta che fidarci del loro disegno e rinunciare al nostro“.
C’è un fato per tutti, pronto a guidarci verso la luce e la speranza.
Ma il destino non può essere già scritto: che sia il fato degli uomini, degli elfi, dei nani o di qualunque altra creatura, dobbiamo essere noi a muovergli incontro. È questo che il re dei nani non comprende, convinto che il fato degli elfi sia già scritto, che ogni aiuto sia inutile, che agire di fronte a un destino che sembra scritto possa portare solo guai. “Il fato degli elfi è stato deciso molte Ere fa, da menti molto più sagge, molto più lungimiranti delle nostre. Sfida la loro volontà e tutto questo regno potrebbe crollare. Forse l’intera Terra di Mezzo“, afferma Durin III.
Ma non è questo che Eru Ilúvatar ha pensato per le sue creature, comprese quei nani che senza il suo intervento sarebbero rimasti soltanto fantocci plasmati da Aule. A tutti è un fato diverso ma un dono comune: il libero arbitrio che rende autonomi, che fa sì che ognuno possa scegliere se assecondare o contravvenire al suo cammino. Durin III ha perso da tempo la speranza, chiuso nel suo buio interiore, vittima della credenza fatalista che “Ogni cosa deve un giorno consumarsi e svanire in cenere“.
E allora la luce in tanta oscurità può essere affidata soltanto a suo figlio, Durin IV, che apre una fenditura nella roccia e mette in luce un’immensa vena di Mithril in nome dell’amicizia e del rispetto tra popoli. Ma anche quella luce di speranza nasconde un buio orribile, un Balrog che sarà poi noto come Flagello di Durin. E allora, ancora luce e buio, stelle e notte. Anche Elendil si trova a dover affrontare questa guerra, una battaglia che “È combattuta sia fuori che dentro“, come ricorda Galadriel. Il guerriero pensa di aver perso suo figlio: per lui la speranza non esiste più, soltanto la notte più oscura senza luna né stelle. Soltanto l’odio e il risentimento per chi li ha condotti in questa guerra senza speranza.
Così pure lo Straniero continua in questo episodio di Il Signore degli Anelli a essere scisso tra i suo buoni propositi e il male che pure sembra destinato a originare.
Ma nella sua notte, lui che insegue una costellazione, si trova a essere seguito da altre stelle che iniziano a risplendere: sono le luci di bontà di chi si domanda: “Qual è il bene della vita, Sadoc, se non la viviamo bene?“, e che decidono di trovare una risposta a questo interrogativo aiutando lo Straniero. Sono le luci di Nori, Poppy, Sadoc e Marigold che vanno all’inseguimento dell’amico perduto per avvisarlo del pericolo incombente, del buio che rischia di incendiare ogni bene.
E allora nella notte ecco le prime stelle, a cui ne seguono di nuove che rischiarano ancora e più chiaramente il cielo. Sono Galadriel e Halbrand che si rialzano e corrono verso il riscatto, verso la speranza di sconfiggere le forze del male e ridare fiducia a un popolo che ha perso la propria casa. Ed è Miriel che nonostante il buio si sia impadronito dei suoi occhi non ha perso la volontà di rischiarare l’oscurità con la luce del bene.
Ecco che Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere, in mezzo a tanta oscurità, quando la speranza sembra venir meno ci rassicura sul fatto che le stelle non rispendono se non nella notte profonda. Tutti i protagonisti si mettono in mostra proprio ora, nel momento più difficile, ora che l’oscurità sembra avere la meglio. Starà a loro fare in modo che il sole torni a sorgere. Che le loro stelle non abbiano più bisogno di brillare di fronte a un’alba che può rischiarare anche l’anima più scorata.
In appendice, come consueto, qualche suggerimento di lettura relativo a questa produzione Amazon Prime Video. Personaggio non presente nelle opere di Tolkien ma centrale in questo episodio e nell’intera serie tv è senza dubbio Nori: per questo abbiamo deciso di realizzare un articolo sulle 7 curiosità su Markella Kavenagh, l’indomabile Nori de Gli Anelli del Potere. Molto interessante è poi una teoria su Halbrand che si sta facendo largo negli ultimi tempi ma che noi di Hall of Series avevamo già proposto tempo fa in un articolo sulla serie tv dall’eloquente titolo The Rings of Power – Chi è davvero Halbrand?. Suggestione niente male anche se sull’identità di Sauron in questo prodotto Amazon Prime Video il sottoscritto continua a puntare sul Padre degli Orchi, il misterioso (anche troppo) Adar.