“Tutto ciò che dobbiamo decidere è come disporre del tempo che ci è dato“, afferma Gandalf rivolgendosi a Frodo nel Signore degli Anelli. Tutti in questa stagione e in questo episodio in particolare di Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere sono chiamati a scegliere. Sono chiamati a decidere cosa merita davvero il loro tempo. Nubi nere dall’orizzonte scendono fin sulla terra. Gli orchi di Adar assediano l’Eregion e ovunque c’è oscurità e paura. Il tempo scorre, da oriente a occidente, Sauron e l’Oscuro Stregone, due volti dello stesso male, sono pronti a stritolare la Terra di Mezzo in una morsa senza fine. È il tempo delle scelte, come lo sarà per Frodo.
“Tu solo puoi scegliere la tua strada“, dice Aragorn a Frodo. Lo hobbit è combattuto, non sa cosa fare mentre il tempo scorre e stringe. Con sé ha l’anello, l’Unico Anello, e su di sé grava il peso della missione. In cuor suo sa cosa fare perché “la scelta è chiara come il giorno“, come afferma Sam Gamgee, ma la ragione lo trattiene. L’orrore, la paura, il dubbio del pericolo da affrontare ma più di tutto l’idea di non essere all’altezza. È l’ultima tentazione prima della missione salvifica. La tentazione di affidare tutto a Boromir che già brama l’anello e delegare ad altri una così ardua impresa.
Frodo deve scegliere la sua strada. Deve scegliere come disporre del suo tempo. Vorrebbe, come un Cristo dubbioso, allontanare da sé questo calice ma accetta di fare la volontà di Gandalf e soprattutto di Eru, di quel Dio che riconosce forza nella fragilità, grandezza nella piccolezza di una compagnia di hobbit senza apparenti speranze ma con tanto cuore.
Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere pone di nuovo di fronte al calice amaro della scelta pesante.
Ci pone di fronte a quel bivio che per Tolkien solca necessariamente le strade di ognuno di noi. Da un lato c’è la via agevole per tutti, la responsabilità allontanata, il compromesso scelto. Dall’altro l’ardua strada della scelta difficile. Il cuore di Frodo lo ammoniva “Contro i ritardi“, contro un indugio che può essere fatale. E “Contro la via che pare più agevole. Contro lo scrollarmi di dosso il peso che grava sulle mie spalle“. Lo stesso accade per i protagonisti di Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere. Celebrimbor, Durin III, Galadriel, Gandalf: tutti sono chiamati a scegliere. Tutti provano ad allontanare da sé il calice amaro della scelta pesante.
Ci prova Galadriel che guarda in faccia Adar e, ancora una volta accecata dal bruciante desiderio di distruggere Sauron, vorrebbe scendere a patti con il male. Un male che si nasconde, suadente, in una scelta facile, in una scelta di compromesso: nella vergognosa alleanza con gli orchi. Già ottenebrata e penetrata dal sibilante e seducente volto di Sauron, Galadriel imbocca nuovamente la via che pare più agevole. E così è Adar, ora, a insinuarsi nella sua mente. A sedurla con promesse e inganni per estorcere le informazioni. Una volta servitosi di lei, una volta che Galadriel ha “Già rivelato tutto quanto speravo rivelassi e anche di più“, per lei c’è solo la prigionia e il senso di fallimento.
Ma è lo stesso Adar a farsi attrarre a sua volta dalla via più agevole. Un esercito immenso ai suoi ordini, un nemico (solo apparentemente) ancora debole e relegato in forma elfica e il desiderio irrefrenabile di distruggerlo finalmente del tutto. Anche in questo caso è l’ossessione a indurre in errore. Adar si fa attrarre in una trappola ben orchestrata da Sauron che otterrà così anche il vantaggio collaterale di vedere distrutto il regno dell’Eregion. A nulla valgono le rimostranze di una ormai insignificante Galadriel che prova a ricondurre il capo degli orchi alla ragione. La via che pare più agevole lo ha già conquistato.
Il compromesso di Galadriel e l’ossessione di Adar si fondono e intrecciano in Celebrimbor anch’egli totalmente immerso nella smania di produrre gli Anelli del Potere.
La smania di essere lui vero e unico Signore degli Anelli. Sauron lo plagia, lo ammalia mostrandogli un Eregion di pace e bellezza che non esiste più. Gli mostra la via che pare più agevole rammentandogli ancora una volta che “Quando la storia di quest’era sarà scritta i Silmaril si meriteranno poco più di un bisbiglio ma i tuoi anelli, gli Anelli del Potere, loro saranno stimati la più preziosa creazione in tutta la Terra di Mezzo. Non voltare le spalle proprio ora che i tuoi stivali stanno baciando la soglia. Usalo [il martello del fabbro], amico mio, supera Fëanor, supera te stesso. Una. Ultima. Volta“.
E Celebrimbor cede di nuovo, ancora una volta, un’ultima fatale volta alle lusinghe del potere e della gloria che vede pararglisi davanti. Cede al compromesso di chi nasconde la propria ambizione dietro l’idea di portare equilibrio nella Terra di Mezzo e in tutta Arda. Per lui la scelta non è più “chiara come il giorno” ma offuscata dalle immagini posticce che gli mostra Sauron. Celebrimbor ha una mente ormai annebbiata e mentre fuori imperversa buio, orrore e terrore lui vede un sole che non esiste. È la fine per lui, è la vittoria di Sauron, di quel desiderio tutto terreno vanaglorioso ed egoistico di possedere il potere.
Quel potere che ha assaporato e al quale è stato avvinto anche Durin III, ormai inseparabile dal suo anello e dalla forza che ne scaturisce. In balia non di Sauron (i nani non sono soggetti al suo potere in quanto figli del dio fabbro Aulë) ma del desiderio irrefrenabile di ricchezze. Ancora una volta l’ossessione e il compromesso investono e abbattono un protagonista di Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere. La “via che pare più agevole” lo porta a trivellare senza ritegno le viscere di Khazad-dûm. Oro su oro si accumula ai suoi piede mentre l’avidità lo spinge a pretendere sempre di più.
È l’ennesimo monito di Tolkien a chi sventra la natura (come Saruman che devasta il paesaggio per produrre i suoi Uruk-hai), a chi ha perso quel legame ancestrale e spirituale con l’invisibile mondo dell’universo di Arda.
Per lui e per Khazad-dûm l’inevitabile fine sarà la rovina a opera di quel Balrog risvegliato proprio dalle escavazioni. Ma se in molti scelgono la via che pare più agevole in questa 2×06 di Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere c’è pure chi si prende carico delle proprie responsabilità.
Sono Elendil e Miriel, che non accettano la soluzione facile di chinarsi al potere di Pharazôn e avere salva la vita in vista di uno scopo più grande. No, entrambi scelgono la strada che pare meno vantaggiosa, più insensata e controproducente, dura eppure espressione di integrità morale. Miriel va incontro al giudizio dei Valar, a quel mostro marino che ha il volto di morte certa. Ma come sempre accade, la strada più ardua si rivela anche la più giusta e Miriel, indenne dal mare, può rinascere come antica e nuova regina di Númenor. Anche se il volto oscuro e ossessionato di Pharazôn non è ancora (e forse non lo sarà mai) abbattuto.
“Via che pare più agevole” e arduo sentiero. Ognuno ha fatto la sua scelta verso la rovina o la salvezza. Eru come il Cristo di Luca sembra dirci che “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà“. Così Miriel rischiando in un gioco mortale la propria vita trova la salvezza, mentre Celebrimbor, Durin e Galadriel sembrano vicini alla resa. Ma c’è ancora qualcuno che oscilla in questa scelta, dubbioso su come disporre del tempo che gli è dato. Incerto sulla via da intraprendere, tra compromesso e scelta morale.
Lì, a quel bivio, c’è Gandalf e noi con lui.
Lo stregone è chiamato a decidere se perdere Nori e Poppy, condannandole a un sicuro e prossimo futuro di morte o rinunciare alla sua missione di salvezza di Arda. È la scelta più dura e dibattuta, l’eterno dilemma morale se valga la pena salvare una vita o lasciarla andare per la salvezza di tutti. Gandalf è lì, bloccato come Frodo che chiede ancora un’ora di tempo ad Aragorn per capire se farsi carico della missione della compagnia dell’Anello. Eppure, per chi ha il cuore puro, “la scelta è chiara come il giorno” e non accetta compromessi. Starà a Gandalf decidere se seguire la strada dell’ossessione, già battuta da Celebrimbor, Galadriel, Durin e gli altri o quella ardita di chi pone davanti al desiderio di distruzione di Sauron la salvezza di una vita umana.
Ancora una volta, anche in questa 2×06 di Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere, pur con difficoltà di sceneggiatura e grigiore di stile, Tolkien rivive nella morale sottesa. Ed è forse questo il merito più grande della serie, che pure nella 2×04 ci aveva messo di fronte alle due Birmingham dell’infanzia dell’autore. Tolkien rivive qui. Nella centralità data al cammino segreto che ognuno dei protagonisti della serie, ognuno di noi, è chiamato a compiere nella propria vita. Nella scelta morale di rinunciare alla gloria e all’ossessione per scegliere la via più pericolosa, per la salvezza più che del nostro corpo del nostro spirito. E non è cosa da poco.