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Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere: la recensione dei primi tre episodi della seconda stagione

Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere
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Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere riparte con i primi tre episodi della seconda stagione concentrandosi sul senso del male e sull’idea, tutta tolkieniana, di una malvagità profondamente umana, di un uomo in costante oscillazione tra Dr. Jekyll e Mr. Hyde.

In origine era Morgoth, il male assoluto. Il male fine a se stesso. La volontà indiscriminata di distruggere ogni prodotto del creato. Ma non è (solo) questo il male di cui ci parlano Tolkien e Gli Anelli del Potere. Quello del Signore degli Anelli è un male più infimo, più complesso e nel contempo umano. È il male di Sauron, di chi non desidera più passare come “I demoni che hanno distrutto la terra di mezzo ma piuttosto venerati come i salvatori che finalmente l’hanno guarita mettendo insieme i suoi popoli per governarli tutti come uno solo“. È questo il male umano di chi non brama distruzione ma dominio, non l’annientamento del creato ma la sua sottomissione.

Il signore degli anelli
Sauron nella 2×01 di Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere

Un nuovo mondo, un nuovo dominio, spodestando Eru Ilúvatar e il suo libero arbitrio e imponendo un solo Signore a cui tutti dovranno sottostare. È una tentazione umana: il desiderio tutto terreno di vedere finalmente la pace, il progresso, la Tecnica sotto un solo nome, in un Brave New World in cui ognuno ha il suo destino preimpostato e ubbidisce all’ordine generale. Non più caos, non più sopraffazioni, guerre, sofferenze. Ognuno al suo posto, ognuno sottomesso al nuovo dio Sauron, al nuovo dio Annatar, il Signore dei doni, il dominatore della Tecnica.

Sauron in Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere controlla le forze della natura e la mente dei viventi.

Lo fa con quel dominio della Tecnica che tanto Tolkien criticava nel suo mondo, nel nostro mondo. Forgia gioielli come noi forgiamo mostri della scienza, come un novello Frankestein, come un Dr. Jekyll che vuole scindere da sé la morale per poter liberare le sue pulsioni più basse e sensuali. Sauron più di Morgoth attecchisce nei cuori perché angelo ancora più dannato, ancora più incerto e combattuto. Ancora più umano. Ce ne accorgiamo nella bella analessi che nella 2×01 di Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere lo mostra riprendere forma umana dopo la sconfitta a opera di un male più oscuro e mostruoso. Ma “Sempre dopo una sconfitta, l’ombra assume una forma diversa e cresce di nuovo“. E così Sauron torna e torna prima come magma inconsistente e poi come uomo. Uomo: il più corruttibile e insicuro degli esseri di Arda. Questo è il fato degli uomini.

Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere
Sauron nella sua forma umana in Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere

E allora Sauron come Jekyll crolla, e in lui l’ombra assume una nuova forma e cresce di nuovo. Torna il male, il male umano di chi forse vorrebbe imporre se stesso come pacificatore di tutto il mondo, come signore assoluto e nuovo dio. Abbandona la sua natura “umana”, ma non del tutto. Anche nel Silmarillion Sauron, dopo la sconfitta di Morgoth, aveva mostrato barlumi di pentimento. Ma mai era riuscito a fare quel passo decisivo per una vera conversione. È l’uomo che, immancabilmente, ricade nella sua debolezza, nella fragilità, nel peccato. Ma quella natura “umana” sopravvive in un certo senso in Sauron, impossibile da eliminare del tutto, riflesso della Fiamma Imperitura di Eru. Ma Sauron la soggioga, la usa a suo vantaggio, diventando maestro di finzione, inganno. È Hyde che tiene in scatto Jekyll usandolo a proprio piacimento.

Ed è nelle vesti di uomo che va incontro alle nuove tentazioni, alle umanissime tentazioni.

Vorrebbe scegliere il bene, non finge. Sauron ha in sé quel germe tutto umano che ha il nome di “morale”. Sauron, come il dr. Jekyll del celebre romanzo, ha in lui la luce dell’Essere Supremo. “Devi trovare il perdono. Sei vivo perché tu hai scelto il bene“. Ma che avverrà domani?, controbatte Sauron al saggio umano Diarmid che incontra nel suo cammino. “Devi sceglierlo ancora e il giorno seguente e il seguente, finché diventerà una parte della tua natura“. Anche per Jekyll è così: quanto più fa del bene tanto più la sua natura irrazionale e amorale vegeta in letargo. Ma Sauron è (non letteralmente ma fattualmente) un uomo e come tale in lui convive anche Mr. Hyde. L’inconscio irrazionale, l’Es dionisiaco che chiede di farsi largo, di lasciar sfogare le sue pulsioni di dominio, potenza, piacere.

Annatar
Sauron nella forma di Annatar nella 2×02 di Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere

Morgoth non era così astuto perché non aveva in sé più nulla di “umano”. Sauron invece conosce i dubbi dell’uomo, le sue fragilità, perché le ha sentite su di sé. E allora sa commuovere, sommuovere i cuori, insinuarsi nelle menti, anche dei più puri, anche degli elfi. Ci riesce con Galadriel accecata dal suo desiderio di vedere nello straniero un nuovo re per gli uomini. Qualcuno che possa condurli in concordia alla guerra contro il male. Ci riesce con Celebrimbor sfruttando il desiderio di gloria, potenza e dominio della Tecnica che Sauron condivide con lui: “Posso portarti il sapere che nessuno possiede, posso sbloccarti le tue più grandi capacità e quando il nostro lavoro sarà completato mai più il mondo ti considererà come il mero rampollo di Fëanor ma per sempre venererà te, il Signore degli anelli“.

Sauron è letteralmente diavolo, dia-ballo, in greco colui che si mette in mezzo, che semina inimicizia.

Si annida nella paura ma ancora di più nel peccato di superbia. Gli anelli forgiati da Sauron, compreso l’Unico Anello, si basano proprio su questo peccato e abbruttiscono progressivamente chi li possiede facendo desiderare sempre più ricchezze, potere, fama. Così per gli uomini, così perfino per i nani che non possono essere soggiogati alla mente di Sauron ma cadono ugualmente nella rovina dell’avarizia.

Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere
Celebrimbor in Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere

Così anche per gli elfi: Celebrimbor è avvinto dalla brama di fama e dal desiderio di potenza, di dominio del creato. Vuole essere un dottor Frankestein capace di ridare vita alle cose. Ma che in realtà produce mostri. Sauron non è il male orribile, spaventoso, oscuro di Morgoth ma il diavolo tentatore che si nasconde sotto piacenti sembianze. “Egli non è un uomo, si è mascherato da tale apparendo in bella forma per celare il suo vero essere. Egli è Sauron“, afferma Galadriel. Sauron sobilla, ci attira, ci offre una soluzione invitante, ci parla suadente nel Silmarillion:

“Ma perché dunque la Terra di Mezzo dovrebbe restare per sempre desolata e buia, laddove gli Elfi potrebbero renderla altrettanto bella di Eresseä, che dico, perfino di Valinor? […] Non è dunque nostro dovere di lavorare fianco a fianco al suo arricchimento e per l’elevazione di tutte le stirpi elfiche che vi si aggirano, all’oscuro del molto potere e della sapienza che sono di coloro che stanno al di là dal Mare?”

Ecco l’ultima tentazione del diavolo, quella del deserto, quella davanti al Cristo che è prima di tutto, anche lui, uomo in carne e ossa.

E Celebrimbor cede. Perché no? Si dice. Perché non dovremmo fare in modo che il nostro mondo diventi perfetto come l’altro mondo? È l’uomo che nella sua perversione si spinge oltre Dio, si vuole fare lui stesso Dio e creare un mondo perfetto. Ma Tolkien lo dice chiaramente: non può esserci bellezza senza la Fiamma Imperitura che è l’essenza d’amore di Dio. Senza amore (e cioè senza libertà, libero arbitrio) gli esseri viventi non sono altro che fantocci, esseri privi di volontà. Come sarebbero stati i nani, creati da Aulë, se questi non li avesse consacrati alla Fiamma di Eru.

È questo lo sbaglio di Celebrimbor, dell’uomo, di Sauron: pretendere la perfezione annullando la libertà, quella libertà che implica anche l’errore, la sofferenza, la conversione. Non più esseri viventi ma fantocci sottomessi al potere del dio, al potere dell’Unico Anello, senza alcuna volontà propria. Un unico popolo, indistinto, un governo universale che annienta libertà, diversità e unicità.

Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere
Adar in Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere

A questa visione cedono in molti, sia elfi che uomini. Tra di essi anche Adar, il personaggio creato appositamente per Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere. Un elfo che cede al fascino del potere e beve -in quel deserto che è terra del diavolo- il vino di un’alleanza infernale. Adar si fa servo del male, le nobili fattezze di elfo si abbruttiscono nella deformità di un perturbante Mr. Hyde. In lui vince il desiderio sfrenato tanto amorale da non guardare in faccia neanche il suo padrone, così disumano da far strage del corpo del suo signore. La brama di potere è il vero e unico Dio di chi abbraccia il male.

Di contro c’è chi sceglie la morale del rispettabilissimo Dr. Jekyll, come Gandalf.

In lui, unico che porterà a termine la missione tra tutti gli stregoni mandati a contrastare il male, valori antitetici si frappongono alla legge di dominio. L’amicizia, la fiducia nei piccoli, negli ultimi, nella bellezza che salverà in mondo di Arda. Ma anche in lui come negli altri Istari c’è sempre la tentazione del potere, la natura irrazionale che si agita dal didentro. Il Mr. Hyde che produce turbini spaventosi e mette a rischio i suoi stessi compagni di viaggio.

Ma allora la soluzione qual è? Non possiamo essere Dio, non possiamo essere puro bene perché in noi sempre si agita quel Mr. Hyde che pretende soddisfazione e spazio. Quell’istanza oscura che ci spinge oltre ogni morale, alla piena soddisfazione dei nostri istinti carnali. La strada da percorrere ce la indicano Tolkien e Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere. È quella di Gandalf. Non rinunciare al proprio Mr. Hyde (sarebbe impossibile) ma imparare a controllare quella parte di noi tanto distruttiva se fuori controllo quanto potente se sottomessa e indirizzata al bene. A quel bene a cui Sauron ha ormai rinunciato da tanto tempo.

Emanuele Di Eugenio