Uscita la mattina del 1° gennaio, con ancora i postumi della notte di San Silvestro addosso, Incastrati sarebbe potuta passare inosservata, tralasciata in un angolo dell’ampio catalogo di Netflix che durante queste feste ha fatto strage di serie e film cancellando parecchi titoli di notevole caratura.
Così non sarà per la serie di Ficarra e Picone la quale risulta essere un piccolo e ritardatario fuoco d’artificio festivo, una maniera più che piacevole di cominciare l’anno nuovo con il botto.
Per la prima volta nella loro ultra-decennale carriera il duo comico siciliano si approccia al genere seriale televisivo dando prova di conoscerlo molto a fondo. In realtà le sei puntate della durata di circa ventotto minuti l’una si guardano una dietro l’altra senza interruzione risultando, di fatto, un film un po’ più lungo del solito. E proprio come in un loro film gli ingredienti per il successo al quale i due attori ci hanno, e si sono, abituati ci sono tutti. Senza però mai stancare.
A cominciare dalla loro tanto amata quanto immancabile Sicilia la quale offre in termini visivi, grazie anche alla fotografia di Daniele Ciprì, uno spettacolo di colori e luoghi suntuoso, con i suoi panorami campestri arsi dal sole caldo, gli scorci marini invitanti al tuffo in mare, le sue città dallo sfarzoso barocco che fanno da contraltare a luoghi periferici comuni e abbandonati.
Sicilia che ovviamente porta con sé non solo luoghi ma anche tutta una serie di personaggi macchiettistici già visti e cliché già conosciuti che nella sceneggiatura di Ficarra e Picone risultano per nulla pesanti né tanto meno noiosi, anzi. Pur essendo tutto già visto riescono, forse proprio per questo motivo, a far sorride e divertire con piacere lo spettatore per tutta la durata della serie.
Anche i due protagonisti di Incastrati sono sempre gli stessi e seppure la durata sia decisamente maggiore rispetto a un film i loro tempi comici non risultano per niente annacquati. Amici di scuola, parenti acquisiti, colleghi di lavoro. Ficarra è Salvo, quello dalla parlantina sciolta, lo sguardo acuto, il pragmatismo e la passione per le serie televisive, sposato con Ester (interpretata da Anna Favella) la quale è sorella di Picone, Valentino, che invece è più pacato e riflessivo, ancora innamorato della compagna di liceo Agata (interpretata da Marianna di Martino) e forse per questo motivo impossibilitato a lasciare il nido materno. I due, riparatori di piccoli elettrodomestici che girano a bordo di un furgone piuttosto scassato, si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Per cercare di salvarsi, ovviamente, iniziano una serie di inefficaci contromisure che li porteranno dalla classica padella alla scoppiettante brace.
Le caratterizzazioni dei due personaggi rappresentano un po’ il marchio di fabbrica del duo comico il quale raramente se ne discosta. Anche in questo caso l’abilità dei due comici è ottima nell’equilibrare bene le caratteristiche e amalgamarle perfettamente tanto da rendere entrambi i personaggi integrati tra loro in maniera eccellente: non c’è Ficarra senza Picone, né Valentino senza Salvo.
A fianco dei due protagonisti ci sono Ester e Agata, due personaggi femminili dal carattere forte e indipendente seppure con sfaccettature diametralmente opposte. La prima è una donna sposata e innamorata che si ritrova come spesso accade in una situazione di insoddisfazione che la porta, attraverso il tradimento, alla scoperta di se stessa e del mondo che la circonda. La seconda, invece, è una donna in carriera nella Polizia di Stato, emancipata e risoluta, dedita al lavoro e ciò che esso rappresenta. Entrambe coinvolte nella storia dai due protagonisti maschili si ritroveranno a compiere scelte che non necessariamente le renderanno felici.
Altra figura femminile molto ben caratterizzato di Incastrati è quella della madre di Ester e Valentino, professoressa di liceo, la quale ricorda molto la madre invadente di Alessandro Siani in Benvenuti al Sud. Apparentemente vedova, la signora Antonietta si prende cura del figlio rimpinzandolo di manicaretti ben poco salutari anche viste le allergie di Picone dispensando consigli e convinzioni nella maggior parte dei casi errati e, soprattutto, non richiesti.
Attorno ai quattro protagonisti sono presenti una serie di personaggi tutti molto ben caratterizzati. Ci sono gli operai con poca voglia di lavorare; gli assessori corrotti che sistemano amici e parenti nella pubblica amministrazione; i frati pasticceri allergici agli scontri che si segnano a sentir parlare di Guardia di Finanza; gli appartenenti a qualche religione evangelica capaci di citare i passi della Bibbia in qualsiasi momento, soprattutto a sproposito. E c’è l’universo della mafia la quale sembra navigare a vista in un nuovo mondo nel quale ci si è costretta da sola a causa di scelte infauste e drammatiche, fortunatamente solo accennate. Una mafia che fa parte della realtà siciliana e dell’immaginario collettivo ancora oggi anche se in maniera diversa dai feroci anni Ottanta, pieni di sangue e morti, e tanto rimpianti da uno dei personaggi, il giornalista televisivo sempre a caccia di scoop. Una mafia che appare ingannevole e meschina più per retaggio culturale e dovere che altro, un po’ casereccia e contadina, molto simile a quella di Andrea Camilleri e del Commissario Montalbano, lontana anni luce da quella de Il Traditore di Marco Bellocchio. Una mafia che fa ridere per la sua incapacità e per le sue esagerazioni ma, grazie al Cielo, fa anche riflettere soprattutto nel monologo del Boss.
Incastrati è una serie divertente, ben scritta, ben girata e bene interpretata con gag divertenti e spassose, come la serie nella serie The Touch of Killer, che fanno ridere e passare il tempo allo spettatore. Le sei puntate della serie, infatti, volano via in un attimo rendendolo un ottimo prodotto perfettamente adatto a questi giorni festivi. Ma non solo.
Sotto l’apparenza frivola e, a tratti, un po’ superficiale, in realtà Incastrati parla di tante cose tutte legate alla natura fallace dell’essere umano. Parla di amore e di tradimenti; di fiducia e di conoscenza; di presente e di passato; di sogni e di realtà. Racconta chi eravamo e chi siamo, chi vorremmo essere e chi saremo secondo i nostri giudizi, le nostre scelte e il nostro modo di comportarci. Narra della vita e, in maniera metaforica, della morte e del lutto che ne consegue e lo fa in maniera allegra e spensierata, con una grazia tale da non appesantire mai la storia che scorre rapidamente fino al colpo di scena finale, lasciando sospesi tutti i giudizi e pregiudizi.
Incastrati, in sostanza, con i suoi diversi piani di lettura tutti accomunati dall’ironia mai cattiva o pungente né tantomeno volgare dei due comici siciliani, risulta una piacevolissima novità nel panorama delle serie televisive. Un prodotto tutto italiano che dimostra, ancora una volta, che anche in Italia è possibile fare commedia in maniera intelligente e divertente.