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Inventing Anna – La Recensione di una storia vera (tranne che per le parti inventate)

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L’articolo non contiene spoiler sul finale della serie Inventing Anna, per cui non abbiate paura di leggerlo – non vi rovineremo in alcun modo la visione!

Un nome, una garanzia (più o meno). Insomma, Shonda Rimes non ne sbaglia una ed è per questo che la sua nuova serie, giunta su Netflix solo qualche giorno fa dal titolo Inventing Anna, si gode il primo posto nella top ten dei contenuti più visti della piattaforma streaming. Un po’ come già ci aveva dimostrato con Bridgerton, gli intrighi con un pizzico di sano trash hanno un certo appeal sul pubblico e questo ha certamente influenzato il racconto della protagonista di questa storia, una truffatrice realmente esistita e capace di ingannare chiunque incontrasse sulla sua strada. Non siamo più a corte, non ci sono abiti sfarzosi e richiami ad un epoca storica passata: siamo nell’era di Instagram, dei contenuti virali e della moda contemporanea. Lusso, abiti costosi, comfort di ogni genere… Inventing Anna è lo specchio della società alta di New York (di cui si è presa gioco ovviamente). Insomma, giri su giri, chiamate e interviste estenuanti ma alla fine chi è davvero questa donna?

Inventing Anna

Anna Delvey è un personaggio deplorevole agli occhi di tutti e ormai passabile di ogni tipo di condanna per i reati che ha commesso ma una giornalista in dolce attesa, Vivian (Anna Chlumsky), scopre la sua vicenda e decide di approfondirla, indagare e tirare fuori un articolo che possa riscattarla da un errore che ha gettato fango sulla sua carriera professionale. La donna è in prigione e in attesa di processo, ma si dichiara innocente: Vivian forse è l’unica a crederle davvero e a volerle dare un’opportunità per raccontare la sua vera storia scrollandosi di dosso ogni genere di accusa. L’ indagine, sostenuta da alcuni suoi affezionati colleghi, porta alla luce un’impensabile groviglio di fatti che fanno parte di una rete ben più ampia di cui Anna sembra aver mosso i fili con una maestria e astuzia fuori dal comune. Fingendosi un’ereditiera tedesca e invaghita del suo progetto personale, l’Anna Delvey Foundation, questa donna di soli venticinque anni ha ingannato un numero spropositato di uomini d’affari per poter ottenere investimenti e finanziare il suo sfarzoso (e costosissimo) stile di vita.

La storia procede in modo da mantenere costante quella sensazione di ambiguità e incertezza e ciò che abbiamo modo anche di conoscere personalmente di Anna, nei suoi incontri dalla prigione con Vivan, non aiuta. Certe volte ci appare fragile, spaventata e indifesa, altre invece è arrogante, presuntuosa e manipolatrice (pur avendo letteralmente le mani legate). L’impressione è che conosca bene i meccanismi psicologici che è in grado di innescare e provocare nelle persone che la circondano e che questo le dia un vantaggio enorme sulle mosse da fare in ogni circostanza. Non riusciamo a comprendere la sua personalità perché nel momento in cui pensiamo di averne compreso un aspetto, ne spuntano altri mille che non avevamo contemplato e che sfuggono alla nostra consapevolezza. Vivian si informa costantemente, non si lascia abbattere ed è determinata ma il quadro che si delinea è sempre più confuso e Anna sembra essere tante diverse donne, dunque, inafferrabile.

Inventing Anna

I salti temporali aiutano a mettere insieme i pezzi e, allo stesso tempo, ci mandano in crisi. Il giallo si infittisce sempre di più anche perché tutte le conoscenze di Anna non sono disposte a fornire una versione ingenua di se stessi, omettono particolari fondamentali e mentono sulle proprie azioni e su quelle della donna. Sicuramente dai loro racconti però emerge una innegabile verità: Anna sapeva bene quali fossero le loro debolezze, i punti più instabili delle loro personalità su cui fare leva per portarli dalla sua parte e poi, inevitabilmente, incastrarli. Giunti ad un certo punto della visione ci chiediamo se questa donna abbia mai avuto amici, persone per cui abbia nutrito per davvero un certo sentimento di affetto: in certi momenti risponderemmo di si così come in altri sembrerebbe l’egoismo ad aver avuto la meglio.

La protagonista interpretata da Julia Garner, già nota per il suo ruolo in Ozark, riesce a essere convincente in ogni fase della vita della donna anche se l’impressione che stia fingendo non ci abbandona mai. Sarà che ormai sappiamo quello di cui è capace, oppure perché è davvero così e il nostro intuito ci avverte di non abbassare la guardia. La scelta delle ambientazioni risulta in ogni caso azzeccata: le location di lusso, le camere di hotel e tutti i luoghi più esclusivi frequentati dai ricchi newyorkesi ci restituiscono l’idea dello sfarzo in cui questa donna ha realmente vissuto. Il tocco dato dalla menzione ai social network riesce a contestualizzare la storia nel nostro presente storico e a renderla ancor più coinvolgente. Ma non è tutto.

Inventing Anna tocca anche alcuni importanti punti di riflessione sul modo in cui le donne intraprendenti e audaci, certe del proprio potenziale e delle proprie ambizioni, incontrano difficoltà contro cui sono costrette a scontrarsi prima di raggiungere i propri traguardi e ottenere la fiducia di un mondo dominato per lo più da uomini, spesso interessati ad ottenere favori sessuali (o di ogni altro tipo) in cambio del proprio supporto. Oltre a questa denuncia, la seria si interroga anche sui comportamenti umani più comuni: quante volte ci è capitato di approfittare di qualcuno per il suo status sociale ed economico e di volerne ottenere qualcosa in cambio? A questo punto, Anna non sarebbe più una colpevole ma potrebbe essere considerata una di noi.

Inventing Anna

Tinte glamour e musiche da passerella connotano il nuovo racconto di Shonda Rimes, una finestra sulla nostra realtà e sulle maschere sociali che ci ritroviamo ad indossare ogni giorno e da cui siamo circondati: quanto è faticoso scavare fino in fondo e ricostruire la verità? Certe volte più di altre ma in ogni caso è un lavoro lungo e costellato di depistaggi. La serie racconta la storia di due donne diverse, mosse dal desiderio di riscatto, che finiscono per influenzarsi e studiarsi a vicenda: quanto e quando andare oltre i limiti, personali o legali che siano, può considerarsi legittimo?

Al di là di qualche eccessiva ripetizione e cliché, che potevamo già prevedere visti i precedenti prodotti di ShondaLand, Inventing Anna è una visione piacevole, capace di accattivare con ritmo, colori e colpi di scena. Consigliata per un binge-watching assicurato!

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