Quello che può definirsi il giro di boa di questa seconda stagione di Jessica Jones inizia, per usare una metafora cara alla Serie Marvel-Netflix, ad aprire porte finora rimaste chiuse e a porre ulteriori quesiti su quale possa essere il destino non solo della protagonista, ma anche dei numerosi personaggi secondari. Il ruolo degli eventi e della loro collocazione temporale è, in questo senso, primario in queste due puntate che, rispetto alle precedenti, alzano un po’ l’asticella e rendono la stagione più solida rispetto a un inizio un po’ incerto. Rimane, tuttavia, il problema del villain; cercheremo però di capire dove si vuole andare a parare e soprattutto quanto ci mancherà Kilgrave.
Occhio agli spoiler!
La sesta puntata continua la scia che abbiamo visto fino a questo momento: da un lato la storia principale che si cela dietro l’IGH e gli esperimenti che hanno reso Jessica “dotata”; d’altro lato le storie secondarie inevitabilmente collegate a quella principale. Nella 2×06 tra questi subplot ce n’è uno in particolare che viene messo in risalto: il pericoloso vortice in cui si sta avventurando Trish. La sua dipendenza dalla sostanza sottratta a Simpson la sta rendendo sempre più imprevedibile e, a dirla tutta, fastidiosa.
Sono infatti numerose le volte in cui Jessica è costretta a calmarla per una palese inadeguatezza nei modi di fare, persino nelle situazioni che richiedono polso, in cui la sorellastra della protagonista si lascia troppo trasportare da un’arroganza e aggressività esagerata. A cosa porterà questo? Di certo a niente di buono per Trish! La ragazza è evidentemente fuori controllo e non è in grado di sedarsi autonomamente.
Quello che invece apprendiamo riguardo la storia principale è decisamente sconvolgente, tanto che questa puntata rappresenta senza dubbio la svolta in questa seconda stagione di Jessica Jones.
Dopo una ricerca estenuante, Jessica riesce finalmente a scoprire dove si trovano il dottor Karl e quell’essere con sembianze di donna che ha affrontato nel bar: quest’ultimo, in particolare, si scopre essere addirittura la madre di Jessica. Evidentemente è sopravvissuta all’incidente ma è stata sottoposta a maggiori esperimenti e cure in quanto i danni subiti erano più gravi.
È proprio questo il tema di tutta la 2×07: il racconto di Alisa alla figlia mette luce sulle dinamiche dei decenni precedenti, ma attraverso il suo punto di vista (e non) scopriamo finalmente qualcosa in più sul passato della protagonista. Attraverso la struttura della narrazione che richiama le puntate finora viste, comprendiamo aspetti che prima potevamo solo intuire e assistiamo inermi alla tragica fine della prima seria relazione di Jessica. A distanza di anni, infatti, scopre che fu proprio la madre, in preda a uno dei suoi “effetti collaterali”, ad aver ucciso il suo ragazzo.
Si giustificano, a questo punto, tutti i continui paragoni con la donna che Jessica ha fatto nelle puntate precedenti, alla ricerca di un punto di contatto ma soprattutto di distacco dall’essere che aveva affrontato. Sentimenti di pietà e risentimento invadono lo spettatore nell’osservare queste sequenze ma il finale della puntata è degno di Jessica Jones. Alla domanda di Alisa se potrà mai perdonarla, la figlia risponde con un rabbioso e secco “No!”, colpendola con un pugno in faccia. Viene poi sedata dal dottore, scena che chiude l’episodio.
Da queste due puntate emergono alcuni dati che da un lato confermano e dall’altro smentiscono i dubbi finora accumulati guardando gli episodi precedenti.
Partiamo dalla questione del villain.
La prima stagione ci ha regalato probabilmente uno dei cattivi più riusciti dell’intero MCU, Kilgrave; quindi fare il paragone con il personaggio di David Tennant è pericoloso e può risultare deludente. Ma il grande flashback della 2×07 ci pone un problema più grande: chi sono i cattivi?
Perchè se fino alla 2×06 si poteva affermare che l’IGH, la donna potenziata e il dottor Karl fossero le figure da cui guardarsi, con la 2×07 questa struttura viene meno (non del tutto, nel senso che il dottore può e probabilmente sarà ancora, insieme all’organizzazione per cui lavorava, il lato oscuro della storia), non tanto per la reazione di Jessica, quanto per il fatto che notiamo come Alisa sia vittima degli esperimenti e che i suoi sentimenti sono ancora grande parte della sua esistenza. La questione del villain per questa seconda stagione di Jessica Jones, dunque, è ancora sospesa. Essendo a metà strada, questo inizia a essere un problema.
Molto interessante si rivela, tuttavia, la contrapposizione fra anime pulite e anime corrotte.
In una Serie in cui la protagonista è una dei buoni ma è al tempo stesso decisamente un’antieroina, da un punto di vista prettamente dello sviluppo degli eventi o anche di ciò che succede a questo o quel personaggio, sono solo due le anime pulite finora: Malcolm, ormai totalmente riabilitato e ingenuamente (a volte) usato dalla stessa Jessica; Oscar, il custode del palazzo in cui vive l’investigatrice privata, con la quale sembra stia per nascere una storia d’amore. Il punto è che entrambi stanno per essere “corrotti”: la relazione tra Trish e Malcolm non promette nulla di buono per il secondo, mentre ronzare intorno a Jessica non è proprio garanzia di tranquillità per chiunque.
In questo senso, un animo cinico e corrotto di Jessica Jones è senza dubbio quello dell’avvocatessa Juri. Le viene diagnosticata la SLA e, gran pregio della sceneggiatura in questo caso, non batte ciglio. La donna rimane la solita odiosa, approfittatrice e materialista, senza subire (per ora) nessun tipo di cambiamento dovuto a esami di coscienza o diversi modi di vedere la vita a cui siamo abituati in questi casi. Ma continuerà così? Difficile crederlo; potrebbe anzi instradarsi verso percorsi illegali che la renderanno peggio di ciò che già è. Juri è l’esempio che gli animi già macchiati non provano a cambiare in Jessica Jones.L’unica che vuole scappare da se stessa è proprio Jessica, e le prossime puntate ci sapranno dire se ci riuscirà.