Killing Eve ci ha chiaramente dimostrato che nessuno è al sicuro. Kenny è morto e Carolyn c’è andata vicino. Le uniche al sicuro sono Eve e Villanelle. Forse.
Perché la quarta puntata della terza stagione fa un’altra vittima illustre: Niko. L’uomo torna in Polonia per darsi un’altra chance, alla ricerca di una vita migliore e di una felicità che con Eve non era mai riuscito a trovare. Quella che l’intromissione dei Dodici non ha permesso di raggiungere. È una scelta coraggiosa, difficile e contrastante. Ma l’unica che potesse dare un po’ di respiro a Niko. E lo abbiamo odiato per questo, per aver fatto soffrire nuovamente Eve, tacendole il suo rientro a casa.
La protagonista di Killing Eve però cerca per una volta di fare la scelta giusta. Quella più sana.
Si potrebbe obiettare che aggrapparsi al suo matrimonio con Niko sia una scelta salutare, ma il punto è un altro: è un gesto da parte di Eve per far sì che le cose vadano diversamente. Già sente di averlo tradito, solo per essersi infatuata di Villanelle. Per averla baciata. Deve recuperare quella parte della sua vita che la fa sentire normale.
Non pensava che le cose andassero in quel modo.
Eppure la morte di Niko era inevitabile. Soprattutto perché la sua presenza in Killing Eve era sempre più marginale. In più la sua uscita di scena rappresenta una conclusione perfetta per la sua storia. Con Niko riviviamo quello che accadde a Bill nella prima stagione: il suono svanisce, tutto si silenzia, Eve senza parole, costretta impotente a vedere un suo caro morire. L’omicidio di Bill la spinse a gettarsi completamente nella caccia a Villanelle. Succederà così anche questa volta? Verrà risucchiata nuovamente nel comportamento ossessivo che le ha rovinato la vita nelle ultime due stagioni di Killing Eve?
L’artefice dell’omicidio di Niko è Dasha. Un personaggio dinamico, che osa, perfettamente inserito nella trama. Doveva trovare un modo per allontanare Eve e Villanelle. Uccidere Niko e far ricadere la colpa sull’assassina russa è il piano perfetto. Nonostante tutto quello che è successo tra Niko ed Eve, questa tiene molto a suo marito. È l’unica cosa che l’ha sempre trattenuta con Villanelle, l’unico limite che sa di non dover sorpassare.
Credere che Villanelle sia la responsabile le farà desiderare solo una cosa: la vendetta. Kenny è morto perché stava conducendo un’indagine su un’organizzazione criminale mondiale. Niko invece è stato ucciso solo perché era il marito di Eve. Come potrebbe non pensare che Villanelle non l’abbia ucciso? Dopo Roma poi? Con quel biglietto? Per questo motivo, Eve si scaglierà più duramente con i Dodici, spingendosi oltre il consentito
Ma siamo sicuri che Dasha ottenga davvero quello che desidera?
Prima o poi Eve e Villanelle (tra i rapporti più interdipendenti delle serie tv) si rincontreranno e sarà inevitabile affrontare il discorso. Villanelle negherà sicuramente perché è la verità: lei non ha ucciso Niko. Starà a Eve crederle o meno. E se succederà, potrebbero cambiare molte cose in Killing Eve. Forse per la prima volta le due inizieranno a conoscersi veramente e potrebbero finire a combattere dalla stessa parte. Cercando di sopravvivere ai Dodici, a chi le vuole separare e farle del male. È affascinante pensare a loro due contro il mondo.
Hanno già dimostrato la loro chimica. Sta a Killing Eve continuare a cavalcarla. Magari proprio così.
Villanelle però adesso ha altro a cui pensare.
Konstantin l’ha aiutata a scoprire qualcosa sulla sua famiglia. Finalmente sapremo di più sulla provenienza di Villanelle, su chi l’ha plasmata. Scopriremo davvero chi è Oksana Astankova. Torna a casa, ovunque sia. Le domande sono tante: chi sono i suoi genitori? Ha fratelli o sorelle? Essere un assassino è un qualcosa che scorre nel sangue di famiglia?
Villanelle è sempre stata il personaggio più avvincente da seguire. Lo dimostra in ogni puntata di Killing Eve, compresa in questa dove si appresta a festeggiare il compleanno della sua amata. Sa come entrarle sottopelle: lo vediamo con la torta a forma di bus. Un ricordo non solo di quello che è successo, ma anche del fatto che Villanelle sa sempre dov’è Eve. D’altronde è sempre un passo avanti. Non sarebbe un personaggio così affascinante se la performance di Jodie Comer non fosse così magnetica, spaventosa e intensa. Quello che però rende Villanelle così accattivante è il suo senso dell’umorismo. Trova sempre gioia nelle cose che fa, anche negli omicidi. E, pur apparendo in poche scene, resta il fulcro del racconto.
Mentre Villanelle cerca di rimettere i pezzi della sua vita insieme, quella di Carolyn è un disastro. Almeno quella personale.
Geraldine vorrebbe solo che la madre la consolasse ma sta chiedendo a Carolyn di soffrire nel suo stesso modo, cosa ingiusta. D’altro canto quest’ultima forse non dovrebbe scendere a compromessi tra il modo in cui vuole gestire la morte di Kenny e ciò di cui sua figlia ha bisogno? In fondo sono l’unica famiglia che rimane a entrambe (qui i rapporti madre-figlia più anaffettivi delle serie tv). È difficile non entrare in empatia con lei e Geraldine. È difficile capire chi davvero tra le due abbia ragione. Forse servirebbe loro un terapeuta. Ma senza dubbio si rivelerebbe una spia.
In generale il quarto episodio della terza stagione di Killing Eve smette di concentrarsi su un personaggio in particolare e torna a essere corale, costruendo una puntata complessa e articolata. Ciò che emerge è una sola verità: tutti i personaggi sono a un bivio nella loro esistenza. Come vogliono passare il resto della loro vita? Sono preoccupati di fallire? Il passato riemerso è salutare o dannoso per loro?
Still Got It è profondamente introspettivo. I personaggi hanno modo per pensare a cosa vogliono e alle scelte che hanno fatto. Il tutto è reso da una sapiente regia dove, attraverso determinate inquadrature e una sceneggiatura brillante, si rappresenta alla perfezione i loro sentimenti, soprattutto nelle interazioni con le persone a loro care.
Ma non è solo un viaggio introspettivo nei vari personaggi. Ognuno fa le sue mosse, porta avanti la partita.