Eve è cambiata. L’avevamo analizzato nella recensione della premiere della quarta stagione e in Killing Eve 4×02 viene ulteriormente ribadito. Yusuf la paragona a una di quelle persone che adotta un cucciolo di leone solo per vederlo, dieci anni dopo, staccarle via la testa a morsi. Così avventata e determinata nella ricerca dei Dodici da risultare cieca di fronte alla propria vulnerabilità. Eppure l’uomo ha ragione solo in parte. Eve lascerebbe dormire un tenero cucciolo di leone nel letto, ignorando che ogni giorno cresce, ruba più coperte e più spazio, diventando la versione adulta di un animale selvaggio e maestoso. Ma il re della giungla non strapperebbe la testa a Eve perché la donna non è attenta. Nella quarta stagione di Killing Eve a lei non dispiace affatto quell’idea.
Eve, infatti, non è una spia qualsiasi: lei è Villanelle nascosta in bella vista nel suo glamour.
Adesso l’ex agente dell’MI6 si crede la cattiva, si considera l’altra. Ecco perché ha chiuso con Villanelle, seppur continua a pedinarne gli spostamenti (proprio come faceva l’assassina nella prima stagione di Killing Eve). Non c’è niente che Villanelle abbia da offrire o insegnare a Eve perché ormai quest’ultima pensa di averla battuta e superata. Di essere diventata lei. Ed è una mentalità davvero pericolosa, che noi non capiamo fino in fondo perché ancora la serie non ci ha detto come Eve ci sia arrivata e l’unica cosa che possiamo fare è ipotizzare.
Ma c’è dell’altro. La conversazione con il suo amico terapeuta Martin, un uomo sinceramente preoccupato di aiutare gli altri, mostra che Eve invece vuole solo usare le persone a proprio vantaggio così da avere potere su di loro. Anche questo repentino cambiamento, però, Killing Eve ce lo dovrà spiegare.
La reinvenzione di Eve, inoltre, nasconde molto di più, o almeno lo pensiamo dato che lo show lascia a noi il compito di riempire gli spazi vuoti. Perché sembra che Eve, più che la tosta e sicura agente di sempre, stia semplicemente scappando dai suoi sentimenti e dagli errori commessi in passato. La sua stessa chiusura al romanticismo potrebbe essere un indizio. Perché è così determinata a mantenere a distanza Yusuf? Forse non ha davvero chiuso con Villanelle o non vuole che si ripeta la stessa situazione di Niko? Insomma, i suoi nemici sono piuttosto spietati. Oppure, ancora, rifiutare Yusuf potrebbe essere una forma di autoconservazione. Eve è così pronta a morire, a lasciarsi staccare la testa dalla bestia, che, alle volte, lo desidera strenuamente. E Yusuf è un uomo intelligente, sexy, solidale, che cucina benissimo e un ottimo organizzatore di viaggi.
È, in poche parole, una ragione per vivere in un momento in cui queste sono scomode in Killing Eve.
La sua spavalderia e istinto alla Villanelle, però, la portano direttamente nella tana del leone. O meglio, della leonessa Helene.
Ma non ha gli anni di esperienza dell’assassina, il nervosismo la fa da padrone. C’è paura e tensione in quella scena intensa che rimanda alla prima stagione, quando Villanelle fece irruzione nella casa di Eve. Soprattutto è rivelatrice: Helene ammette di voler distruggere i Dodici. Proprio come Carolyn, Eve, Villanelle e l’intera MI6. La donna poi tiene la mano di Eve sul piano cottura a induzione acceso per affermare il suo dominio, anche se lo ha già ottenuto anticipando l’arrivo di Eve a casa sua. Quest’ultima dunque se ne deve andare leccandosi le ferite. Eppure sorride, elettrizzata dall’avvicinarsi sempre più ai Dodici, ma anche da quanto possa essere viscerale la vita. Perché inseguirli le dà la stessa sensazione elettrica che le suscitava Villanelle.
Le parole di Martin pongono una riflessione sulla stessa Villanelle in Killing Eve.
La conversione al cristianesimo in realtà rappresenta il suo evitare il passato e il reprimere tutto senza affrontare i frammenti di lei che l’hanno portata a diventare quel tipo di persona. È ammirevole e molto umano che Villanelle abbia provato a cambiare. In fondo, chi non vorrebbe fare tabula rasa e ricominciare da capo? E spesso abbiamo fallito perché, come Villanelle, non cercavamo la radice dei nostri problemi. L’omicidio del pastore e di sua figlia è il suo modo estremo di fare proprio questo. Ha tentato qualcosa, non ha funzionato, e invece di lasciarlo andare e affrontare i suoi demoni, li ha uccisi per liberarsi dall’averli costantemente nella sua testa – chiudendo finalmente la storyline della conversione che è apparsa noiosa e prevedibile.
Però non riesce a fare lo stesso con il Gesù con le sue sembianze.
Quel personaggio che da un lato mostra il narcisismo e la teatralità dell’assassina, oltre che il suo complesso divino: può solo immaginare un potere superiore se è fatto a sua immagine e somiglianza. Dall’altro, questo profeta barbuto e androgino vuole essere un guru spirituale, la manifestazione di qualunque coscienza le sia rimasta. Il non ammazzarlo potrebbe implicare che Villanelle non sia totalmente cattiva, che qualche barlume di coscienza viva in lei. Però dobbiamo ammettere che ha appena ucciso due persone innocenti che hanno cercato di aiutarla, quindi in cuor nostro sappiamo che non è vero, che Villanelle è sicuramente, senza dubbio, totalmente irrimediabile.
La stessa Carolyn, a quanto pare, non è molto indietro rispetto all’assassina.
Vorrebbe un qualcosa che Vlad non può darle perché lei è una traditrice, non una compagna russa. Non si scompone per questo, né per il ratto che qualcuno le lascia nel suo squallido appartamento. A farla crollare è la notizia, datale da Vlad, che uno degli agenti su cui aveva rivelato delle importanti informazioni si è suicidato. In bagno, davanti allo specchio, piange. Non ha versato una lacrima quando Bill è stato ucciso nella prima stagione di Killing Eve o dopo la morte di Mo. Non è caduta a pezzi nemmeno per Kenny. Adesso però si trova alle prese con le conseguenze della vita solitaria che ha scelto. Sta in pratica piangendo per un agente senza nome mentre in realtà piange sé stessa.
Perché, in fondo, Killing Eve parla di donne complicate, nel bene e nel male. Riguarda i limiti della redenzione personale e l’inesorabile attrazione al fascino del male. E ora che si avvicina la fine diventa sempre più evidente. Intanto aspettiamo che la serie riempia i pezzi mancanti e torni a puntare i riflettori sul cuore dello show, ovvero la sola, unica e imprevedibile Villanelle.