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Killing Eve 4×05 – Un necessario tuffo nel passato per capire meglio il presente

Killing Eve
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Andare avanti necessita sempre prima uno sguardo indietro, cosa che finora Killing Eve aveva fatto raramente, se non mai. In quest’ultima stagione gli autori stanno compensando questa mancanza, cercando di mettere insieme i vari pezzi e, mentre i personaggi si avviano alla fine, intrecciando nella maniera giusta passato e presente. Si aprono così le porte del 1979, con bellissime sezioni monocromatiche in bianco e nero che rivelano storie di origine sfocata, raccontate in modo soave e pacato, e che potrebbero portare a scavi più profondi già dalla prossima puntata. Al centro del flashback ci sono Carolyn, Konstantin, Lars, la formazione dei Dodici e soprattutto cosa vogliono dire tutte queste cose nel presente. Concetto che viene ribadito dal montaggio dell’episodio, come i paralleli tra lo spionaggio della Carolyn del 1979 e di quella del 2022.

Perché, se la morte di Kenny non fosse abbastanza, ora conosciamo il vero motivo dell’ossessione di Carolyn verso i Dodici: sia lei che Konstantin sono membri fondatori.

Sappiamo che le storie sulle origini servono per collegare i puntini, spiegare o approfondire qualcosa sui personaggi. In questo caso, invece, conferma ciò che era già stato piantato in Killing Eve 4×04, dove era stata suggerita l’omosessualità del padre di Carolyn e la relazione di quest’ultima con Lars. E non sorprende più di tanto che il ragazzo corpulento e muto sia un giovane Konstantin (interpretato dal figlio dell’attore che presta il volto al personaggio, Kim Bodnia). Avevamo sentito parlare del loro coinvolgimento romantico in gioventù, ma Killing Eve 4×05, mostrandoci come Konstantin sia direttamente coinvolto nella morte del padre di Carolyn e come l’abbia ingannata per arrivarci, cambia radicalmente il modo in cui li pensiamo e ci porta a vedere le loro scene assieme in una nuova luce.

Killing Eve

Di conseguenza la storia di Carolyn è più dura di quanto forse non ci aspettassimo in Killing Eve.

Nonostante i suoi tradimenti, è davvero arduo non provare compassione per lei e per tutto quello che ha affrontato. Soprattutto in quel momento di vulnerabilità con lo stesso Konstantin, così importante perché proviene da un personaggio che raramente si mostra in quella maniera. Sembra così lontano da lei riflettere sul passato e su ciò che l’ha portata a quel momento, quindi è ancora più significativo che lo faccia adesso, perché:

“Le persone come noi non sono fatte per una vita felice con un lieto fine”

Obiettivamente, dunque, Killing Eve ci sta dando delle risposte.

Ma, se per Carolyn e Konstantin la nostra attenzione è alle stelle, per i Dodici non c’è lo stesso investimento di emozioni ed energie. Certo, tecnicamente forniscono la trama “reale” dello spettacolo, il tipo che ispira il dramma, crea conflitti e pone ostacoli da superare per i nostri personaggi. E sono sì cattivi, ma ha davvero importanza? Capire perché sono andati fuori controllo, passando dall’essere anarchici socialisti a un’organizzazione criminale capeggiata da miliardari e alti funzionari governativi, può essere interessante. Però lo è molto di più per noi comprendere perché Konstantin sia finito così in basso nella catena di comando piuttosto, ad esempio, che avere un intero episodio su Lars, che conosciamo a malapena.

Konstantin, nel frattempo, addestra Pam a Margate. La sua unica istruzione è trovare abiti appariscenti per affascinare e attrarre le sue vittime. Contrariamente al glamour estroverso di Villanelle, Pam è un’assassina goffa e impacciata: vestirsi in modo desiderabile non è istintivo per lei, anche se riceve un’attenzione inaspettata. La ragazza – perfetta per uno potenziale spin-off – è un gran personaggio da seguire: amabilmente diversa da Villanelle, per nulla spietata e con più scrupoli morali. La professione potrebbe diventare più morbida con lei? Forse come Villanelle, anche Pam userà i suoi poteri “a fin di bene”.

Konstantin, poi, riceve la visita inaspettata di Villanelle, tornata dall’Avana dopo aver usato le sue abilità alla Dexter, per eliminare i violenti mariti di Benita e delle sue amiche. Ovviamente alla sua creativa, teatrale e incendiaria maniera.

La loro è una reunion divertente e toccante, che sembra avere più significato per Oksana, forse perché sa più di quanto dica su cosa sarebbe successo una volta uscita da lì. Durante il loro abbraccio, oltre a far pensare alla fine imminente di Killing Eve e farci scendere una lacrimuccia, Villanelle chiude gli occhi perché si fida ciecamente di Konstantin, per lei una figura paterna: un perfetto parallelo con Pam che, invece, non riesce ancora a farlo per mancanza di fiducia.

Oksana, però, solleva delle fastidiose domande in Killing Eve: chi la sta finanziando? Pensa di lavorare per i Dodici, ma è davvero così? Non ha ucciso Carolyn ed Hélène sicuramente lo sa, sebbene non sappiamo se la prima dovesse morire per affari o un tornaconto personale della seconda. Dal momento che Helene è viva, probabilmente significa che è rimasta con successo un doppio agente attivo, lavorando per i Dodici mentre li tortura e li uccide. Diciamo che Killing Eve non è molto chiara in questo.

O forse non vuole esserlo.

Killing Eve

Hélène ed Eve sono ancora chiuse nel loro gioco di potere in Killing Eve. E nel mezzo ci finisce Villanelle.

Un momento che, però, sembra svegliare Eve dal personaggio che si è creata, ovvero quello scorpione della nota favola. Certo, nei panni di Hélène non esiteremmo un secondo a vendicarci; del resto Eve rapisce sua figlia e la porta in un altro paese senza il suo permesso. La francese si comporta come se niente fosse, aspettando il momento giusto per attaccare mentre accarezza l’ego della rivale e le fa credere di aver vinto. Poi colpisce, dimostrando a sé stessa, a Eve e a tutti noi che lo scorpione può spezzarsi, soccombendo ai colpi della leonessa.

Hélène prova piacere nel dolore della donna perché capisce di aver ragione: Eve si è costruita una fortezza (per un motivo che non conosciamo ancora ed è un grosso problema) e ha respinto Villanelle per raggiungere il suo obiettivo. E una parte di lei credeva davvero al proprio stratagemma.

Quando si è arrivati al dunque e le carte sono state disposte, Eve è tornata a essere quella di un tempo, quella che avevamo apprezzato nelle tre stagioni precedenti. Ed è stato fantastico. Forse non per Eve o Villanelle, quest’ultima colpita da una freccia, come in Amore e Psiche. Ma questa è la nostra Eve, mancata nella quarta stagione: feroce, protettiva, gentile e leggermente sconvolta. E l’unico modo in cui lo spettacolo finirà alla grande, è se Killing Eve se lo ricorda e smette di provare a reinventarsi. Per il bene di tutti noi.

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