Knightfall continua con una snervante alternanza tra episodi lentissimi ed episodi di cui non ti sazieresti mai. E il settimo episodio rientra nella seconda categoria.
Dalla fuga di Di Nogeret del sesto episodio gli eventi sono precipitati.
Se prima il problema era una possibile guerra con l’Inghilterra, ora la guerra tra la Navarra, patria di Giovanna, e la Catalogna è assoluta certezza. E da brava regina emancipata la nostra Giovanna, con la sua pancia lievitata nel giro di un episodio, si fionda in Navarra, ignorando il perentorio divieto del suo re.
Nel frattempo Landry si trova nella scomoda posizione di essere al contempo padre del figlio della regina e migliore amico del re cornuto. E che cosa si fa quando il proprio migliore amico è in crisi con la sua donna? Lo si porta a bere ovviamente.
Certo Landry aveva ben altre intenzioni, ma a un re puoi fregare la moglie, ma non certo negargli una birra in compagnia.
E senza la corona la vita sembra molto più semplice anche a re Filippo: come un prigioniero che vede la libertà dopo molto tempo, così anche Filippo si gode le gozzoviglie di una taverna qualsiasi, bevendo e provocando una rissa. Niente di meglio per curare un cuore ferito.
E visto che Landry non è poi molto bravo a scegliersi le amicizie, dall’altra parte confessa a Galvano il suo tradimento dei voti, il suo amore per una donna sposata e il figlio che lei porta in grembo.
Galvano è un peccatore, un eterno secondo che si è sempre ritrovato a seguire qualcuno di più puro di lui, qualcuno di più giusto per cui ha rinunciato alla sua gamba e con essa a parte della sua vita. Galvano è un uomo ferito, avvolto dal risentimento e dai rimpianti, e proprio come un cinghiale ferito, anche lui si rivelerà essere una tra le fiere più pericolose.
Finalmente quell’uomo che lui ha sempre invidiato, che ha sempre potuto guardare dal basso e di cui ha accettato l’autorità perchè in cuor suo riconosceva che fosse migliore di lui, alla fine ha sbagliato. Ha infranto i voti, ha dimostrato di essere un uomo come tanti, un uomo che sbaglia, un corruttibile come tutti i mortali. Ed è giunto il momento della sua rivalsa.
In un mondo in cui tutto è voluto da Dio, niente accade mai per caso, e così anche l’errore e il peccato trovano una propria giustificazione, una sorta di causalità insita anche nel più turpe dei mali, perché anche attraverso questo Dio manifesta la propria volontà .
E allora è giusto sbagliare se lo vuole Dio.
Anche Giuda secondo quest’ottica aveva la sua ragione di essere, il suo motivo per tradire, perchè attraverso quel tradimento Dio si è manifestato. Attraverso quel tradimento Gesù è risorto. Giuda doveva tradire perchè il volere di Dio si realizzasse. E come Giuda, anche Galvano è strumento di Dio.
Quanto può essere pericoloso un pensiero del genere? Se tutto è predestinato, se tutto ha un senso, anche il male trova la sua giustificazione affinché il bene si manifesti. E dunque come riconoscere quel confine?
Sarebbe bastato un sì. Un semplice sì avrebbe cambiato le sorti, ma a quale prezzo? Quali ne sarebbero state le conseguenze?
Il Graal vi distruggerà tutti è la promessa che continua a riecheggiare nella mente di Landry.
Il Graal forse non deve essere trovato, non è forse quella la strada da seguire. Forse il bene del mondo sta proprio nel perdere quella benedetta coppa che così tanti morti ha lasciato dietro di sé. Ma nonostante questo pensiero, il cavaliere continua la propria ricerca, e infine raggiunge la sua meta.
Tuttavia laddove si segna una fine, comincia una nuova strada, un nuovo inizio di un’altra ricerca, di un’altra avventura. Una spirale senza inizio né fine.
La via per trovare Dio ha un prezzo. Bisogna rinunciare alla propria vita terrena, ai propri desideri, alla rabbia e all’amore. E nessuno dei cavalieri che abbiamo conosciuto è incline a queste rinunce, se non il buon Tancredi di cui non conosciamo ancora il fatale destino.
Galvano ha da parte sua l’invidia su cui germina il seme del demonio, sotto le vesti dell’infido Di Nogeret che non si è neanche preoccupato di lasciare Parigi dopo la fuga.
Lui è lì,  e sussurra all’orecchio del cavaliere lasciando che le conseguenze si sviluppino da sole. E al tempo stesso Di Nogeret ascolta la lingua dolente di Galvano e ne trae ogni informazione utile, lasciando che fermenti nella sua mente, e aspettando il momento giusto per contrattaccare.
Una parola di troppo in un momento di debolezza può diventare un’arma fatale nelle mani di chi sa bene come sfruttarla.
I segreti sono l’anima di Knightfall, la quintessenza di questa ricerca ininterrotta. E saranno proprio questi segreti a minare la vita del Tempio.
Parcifal è arrabbiato. Vuole la sua vendetta, vuole sapere, vuole uccidere, vuole soffocare quel desiderio martellante di sangue. Parcifal ha una croce sul petto che non gli appartiene, e vaga ancora nel mondo degli uomini in cerca della propria soddisfazione.
Tuttavia il frutto della conoscenza ha un prezzo terribile.
Finalmente ottiene la sua risposta, quella vendetta che l’ha guidato per questi sette episodi di Knightfall. Ma sarà proprio quella risposta ad essergli fatale.
Certe risposte non andrebbero mai trovate. Ed è questa una dura verità che Landry si è trovato a svelare.
Dopo quindici anni di ricerca tiene nuovamente tra le mani il Graal, ma per cosa? Per perdere un fratello? Per trovare solo un altro luogo in cui nasconderlo?
Dopo una vita di ricerca Landry trova ciò che ha sempre desiderato: una madre. E se ora dovesse scegliere a quale delle sue ricerche affidarsi?
Godfrey ha nascosto il Graal a tutti, persino al Papa e alla Santa Sede. Ha impedito che quel dono di Dio venisse goduto sulla terra, ha impedito che la grazia divina curasse gli infermi e salvasse i condannati. Ma perché?
In questi episodi di Knightfall le certezze di Landry sono crollate come un castello di carte, e tutto ciò che credeva di sapere si è trasformato in aria e polvere. Tuttavia siamo solo all’inizio di qualcosa di molto più grande.