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La Battaglia Dimenticata – La Recensione del nuovo film Netflix sulla battaglia della Schelda

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Europa del Nord, 1944. Fronte occidentale, nel cuore della Seconda Guerra mondiale. È in questo contesto che Paula van der Oest, sceneggiatrice e regista olandese nominata all’Oscar per Zus & Zo, ha scelto di ambientare il suo racconto sulla guerra, la cui regia è stata affidata a Matthijs van Heijningen Jr. La battaglia dimenticata, disponibile su Netflix dal 15 ottobre, si è già aggiudicata cinque premi al Film Festival dei Paesi Bassi 2021 per il miglior montaggio, la migliore fotografia, la scenografia, i costumi e il sound design. È un lungometraggio olandese, dai colori grigi e dalle atmosfere brumose. È ambientato in Zelanda, una regione a sud-ovest dei Paesi Bassi, al confine con il Belgio. Si tratta di un teatro di guerra che è stato raccontato solo marginalmente da cinema e letteratura. Le lande desolate al confine tra Francia e Germania hanno attirato poco l’attenzione di narratori e sceneggiatori, che hanno sempre prediletto fronti più in vista e contesti più noti.

La battaglia dimenticata, invece, come suggerisce già nel titolo, vuole riportare alla luce un momento cruciale della guerra, troppo spesso dimenticato e trascurato.

La battaglia dimenticata

Si tratta della battaglia della Schelda, la serie di operazioni militari che nell’autunno del 1944 portò gli Alleati alla conquista del porto di Anversa, uno dei punti strategici per gli approvvigionamenti e i rifornimenti delle truppe alleate impegnate sul fronte occidentale. Inglesi e americani erano infatti sbarcati in Normandia ormai da diversi mesi (a proposito di D-day, Band of Brothers è una serie che vi consigliamo sempre) e da lì erano riusciti a lanciare l’offensiva contro le truppe tedesche, spinte sempre più a est dall’avanzata nemica. Gran parte della costa settentrionale della Francia era già stata conquistata dagli anglosassoni, ma proprio al confine tra Belgio e Olanda l’esercito del Führer controllava l’accesso al mare, di vitale importanza per gli Alleati. La battaglia dimenticata ripercorre quelle settimane drammatiche, cercando di ricreare a grandi linee il contesto di quegli anni.

Il racconto si sviluppa attraverso tre filoni narrativi: un pilota britannico (Jamie Flatters, accompagnato dal più famoso Tom Felton, il Draco Malfoy di Harry Potter) che si lancia come volontario nei cieli dell’Olanda, un giovane soldato olandese dell’esercito tedesco (Gijs Blom) che cerca di sopravvivere alla ritirata, e una ragazza (Susan Radder) che vive nella città occupata e che si trova invischiata senza volerlo nelle trame della Resistenza locale. Tre punti di vista completamente diversi, che finiscono per sfiorarsi e intrecciarsi, senza però mai sovrapporsi in maniera netta. Il pilota inglese è testimone e protagonista diretto dei fatti, come lo sono gli altri personaggi. Lui rappresenta l’azione, il coraggio un po’ incosciente di tutti quei giovani che si arruolano per combattere al fronte convinti che possa essere un’esperienza esaltante e onorevole. Will parte senza aver ricevuto l’ordine, eccitato dal brivido dell’azione, spinto dalla volontà di dare un contributo non marginale alla causa.

La battaglia dimenticata

Diverso invece il punto di vista del soldato tedesco, che de La battaglia dimenticata è forse il personaggio che più tocca il cuore.

Giovane, disperato, disilluso, lui della guerra conserva solo il fango e il sangue rappreso sulla divisa lurida. Arruolarsi per lui è stata una scelta obbligata, forse addirittura migliore della prospettiva di vita che avrebbe avuto restando a casa. È un idealista disincantato e frustrato, stanco della guerra, costretto ad ingoiare rospi e ad eseguire ordini terribili. Il regista cerca spesso lo sguardo malinconico e triste di Gijs Blom. Lo esplora e lo lambisce da lontano, sorvolandone a distanza pensieri e stati d’animo. Per la giovane recluta del Reich, la guerra è sporcizia senza fine. Si lascia trasportare dal flusso degli eventi, incapace di cambiarne il corso, impotente dinanzi al sonno della ragione. Una pedina scaraventata in un gioco troppo più grande di lui. Irrilevante ingranaggio, carne da macello, proprio come tutti i ragazzi della sua età.

E infine c’è Susan Radder, una giovane avveduta e posata, figlia di un medico e dunque membro di una rispettabile famiglia della città occupata dai tedeschi. La prospettiva di una liberazione imminente è per lei motivo di gioia e conforto, ma non tutto sembra andare per il verso giusto. La sua famiglia sarà costretta a scontrarsi con il freddo cinismo degli occupanti e a pagarne le prevedibili conseguenze. La Resistenza affiora ne La battaglia dimenticata attraverso il volto di sconosciuti, uomini, donne e ragazzi, invischiati in operazioni altamente rischiose e dall’esito incerto. Teuntje si ritroverà suo malgrado a offrire il proprio contributo alla causa, disposta a perdere tutto per vendicare ciò che le è stato strappato. Le gesta eroiche ne La battaglia dimenticata non vengono magnificate ed esaltate. Sono parte della narrazione sobria ed essenziale, mai protesa all’esaltazione o alla celebrazione di singole imprese.

Il racconto della guerra è ormai affidato a un crudo realismo che cerca di star lontano da schieramenti e partigianerie.

Non si prendono le parti dell’una o dell’altra formazione. Si vive l’angoscia dei singoli, sballottati dalla furia del fuoco nemico, travolti e risucchiati dal corso della storia. Sono persone umili, normali. Non generali, non politici, non protagonisti diretti del conflitto: i personaggi de La battaglia dimenticata sono tutti piccoli arnesi disposti sul grande tavolo della guerra. Il loro slancio eroico, i turbamenti personali, le paure, i conflitti interiori, finiscono per essere dimenticati, soppiantati dai nomi di battaglie illustri e soldati valorosi. Gli sconosciuti muoiono nel silenzio, abbandonati ai margini della storia. Nomi senza volto, eroi di cui nessuno saprà mai niente. La battaglia dimenticata suggerisce di guardare là dove i riflettori solitamente si abbassano, di scovare quegli interstizi poco esplorati in cui la storia si è infilata di prepotenza generando caos e sofferenza. Dopo Il fotografo di Mauthausen, Operation Finale e Il banchiere delle resistenza (anche quest’ultimo olandese), Netflix – per quanto concerne la narrazione della Seconda Guerra mondiale – prova a puntare su punti di vista defilati e storie poco conosciute, dando ampio spazio a produzioni europee. La battaglia dimenticata è un buon film cui mancano l’epicità e il pathos delle pellicole americane. E non è detto che sia per forza uno svantaggio.

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