Mike Flanagan è presto diventato una vera e propria garanzia per Netflix. Il suo nome ci tenta e ci seduce facendoci avvicinare immediatamente alle sue grandi opere non appena queste vengono distribuite sulla piattaforma. Dopo la Serie Tv antologica The Haunting Of, il genio dell’horror seriale è tornato con l’acclamatissima produzione Midnight Mass. A distanza di poco più di un anno, Netflix gli ha ridato carta bianca con una produzione poco fortunata cancellata dopo soltanto una sola stagione. Stiamo ovviamente parlando di Midnight Club, una storia horror che, a differenza delle altre, non ha stupito il telespettatore come avrebbe dovuto. Ma non è bastata una Serie Tv andata male per farci dimenticare cosa in realtà fosse Mike Flanagan. Per questa ragione abbiamo accolto con lo stesso entusiasmo il nuovo arrivo La caduta della Casa degli Usher. Eravamo entusiasti, curiosi. Le esperienze positive, d’altronde, battevano quelle negative 3 a 1, ma adesso che la nuova produzione tratta dall’omonimo libro di Edgar Allan Poe è finalmente nostra i dati cambiano: le esperienze positive infatti adesso battono quelle negative 4 a 1.
Che cosa abbiamo appena visto, amici? Forse uno dei migliori prodotti horror degli ultimi anni. Il ritratto onesto e cinico di una società disintegrata che, un giorno, scopre di non provare più niente
Cinici e proiettati soltanto verso il controllo e il potere, i protagonisti de La caduta della casa degli Usher fanno parte di una delle famiglie più ricche del mondo. I soldi con cui ogni giorno comprano il potere, il verdetto più comodo a un processo, la nuova macchina, sono tutti sporchi. Proprietari di una casa farmaceutica che da anni conta più di 50.000 vittime a causa degli oppioidi, vanno avanti nella loro vita senza mai curarsi del fatto che i loro interessi possano in qualche modo distruggere tutto quel che gli ruota attorno. A nessuno importa niente, vogliono solo ciò che ha il padre. Il suo stesso potere, la sua approvazione, quel gruzzoletto che concede per aiutarli nell’investire su qualcosa che possa diventare una risorsa per la famiglia. Guardando la serie il rimando alla produzione HBO Succession sarà immediato. Una ricca famiglia e la sola sete di potere. Nessun momento delicato, nessun abbraccio. Solo una rumorosa apatia che da sempre riporta le conversazioni familiari a una lista di numeri che fanno riferimento soltanto agli incassi, al mantenimento costante della loro condizione.
Nessuno soffre mai per l’altro neanche di fronte alla sua morte. Come anticipato, La caduta della casa degli Usher è una Serie Tv horror, ma anche in questo caso – come nell’antologica The Haunting Of – questo non è altro che uno strumento per indagare all’interno della pochezza che contraddistingue l’anima dei personaggi, ossessionati soltanto da se stessi. Pian piano, i sei figli di Roderick Usher cominciano infatti a morire poco a poco in circostanze poco chiare. La morte sembra seguirli ovunque vadano. La fine della loro vita arriva puntuale e nel modo più folle possibile. La colpevole sembra una donna di cui non conosciamo niente e di cui soltanto i fratelli Roderick e Madeline sembrano avere le risposte, anche se per anni hanno cercato di evitarle. Il lutto, nonostante ricopra un ruolo fondamentale per tutte e otto le puntate, non è un argomento che viene affrontato dai protagonisti.
Come detto, a nessuno della famiglia sembra importare aver perso un fratello o un figlio. Ciò che li ossessiona e li opprime non ha a che fare con la perdita subita, ma con la stampa. Cosa gli diciamo? Come nascondiamo le circostanze della sua morte? Che ne sarebbe della nostra famiglia se tutto questo venisse scoperto? Sono solo queste le domande che ognuno si pone. Mai un momento di sconforto, di malinconia, di amore. Soltanto convenienza. Perché nonostante le ambizioni diverse e i caratteri opposti, la famiglia Usher è rivestita dalla stessa natura: non ha mai imparato ad amare.
Ed eccoli qui, adesso, mentre cadono tutti come pedine di un gioco che non ricordavano neanche di aver cominciato. Nessuno ha infatti ottenuto quel che ha avuto per talento, ma per una ragione che ha a che fare con un patto con il diavolo. Pur di vivere la vita che hanno sempre sognato, i fratelli Usher hanno infatti deciso di sacrificare la vita dei propri futuri figli. Al momento giusto, infatti, tutta la nuova generazione Usher sarebbe morta. Era già tutto scritto, e lo avevano fatto soltanto a favore della ricchezza, di un posto sul trono a cui avevano sempre ambito. Nello stesso modo, hanno portato avanti la casa farmaceutica arricchendosi con le morti altrui, con il dolore altrui. Per quel conto in banca hanno svuotato tutta la loro anima perdendo quell’umanità che, quantomeno, gli avrebbe potuto permettere sentire qualcosa di fronte alla perdita di un figlio o un fratello.
La caduta della casa degli Usher è per questo un horror raffinato che scava all’interno di una società cinica e disfunzionale che per le proprie ambizioni riuscirebbe a sacrificare qualsiasi cosa, perfino la propria umanità. In modo dunque paradossale, il vero villain non è il diavolo, ma la famiglia protagonista, quella che inizialmente ci viene presentata quasi come la vittima della storia. Il genere horror viene dunque sapientemente utilizzato da Mike Flanagan nel modo che meglio conosce e che da sempre ha reso i suoi prodotti un tripudio di sentimenti contrastanti, rapporti familiari e memorie del passato. Gli ingredienti dei due cult antologici sono qui infatti presenti e vanno dalla presenza di una famiglia all’utilizzo dell’horror come strumento, ma quel che cambia è l’intenzione da parte del regista. Perché se con The Haunting Of si concentra su tutto quel che per fortuna ci è ancora rimasto di bello facendoci sentire ancora colmi e vivi, con La caduta della casa degli Usher si sofferma sul male del mondo, su quello spietato egoismo che ci rende ogni giorno sempre meno umani. Completamente svuotati.
La nuova Serie Tv Netflix è un racconto cinico e complesso sulle sorti di una famiglia che ha preferito la via più facile a costo di sacrificare qualsiasi cosa non contenesse al suo interno un valore monetario. E’ una chiave di lettura nei confronti di una società disfunzionale preoccupata della propria posizione all’esterno e mai della propria all’interno. Per la prima farebbero qualsiasi cosa, per la seconda neanche una domanda, un misero punto interrogativo. La famiglia Usher è morta ancora prima di andare sotto terra. E’ diventata un macchinario senza sentimenti prima ancora di dar alla luce dei figli. Perché nell’esatto momento in cui hanno deciso di sacrificare e interrompere la vita del loro stesso frutto hanno messo una croce sulle loro emozioni, divenendo soltanto degli assegni dalle sembianze umane. Forse più lenta e graduale e con un ritmo che spesso si interrompe per far spazio a dettagli a volte anche irrilevanti, La caduta della casa degli Usher potrebbe soffrire di una reputazione meno unanime rispetto alle prime due opere di Mike Flanagan. Con il suo modo tagliente e spietato che agisce spesso sottovoce, è un prodotto che potrebbe infatti dividere il pubblico che in alcun modo qui potrà scovare gli stessi valori e sentimenti che aveva amato in The Haunting Of.
Ma d’altronde è giusto così. Perché La caduta della casa degli Usher è una malinconica e arrabbiata lettera d’addio a tutta quell’umanità che, come la neve a maggio, sparisce silenziosamente non lasciando più alcuna traccia.
Annalisa Gabriele