La Casa de Papel 3×04 ci dimostra ancora una volta quanto il sostegno e il gioco di squadra siano fondamentali anche nelle piccole cose. Proprio come accade nella puntata precedente (qui trovate la recensione). Il semplice ma delicato argomento che Bogotà e Denver affrontano all’inizio dell’episodio permetterà al ragazzo di comprendere di non dover cambiare radicalmente se stesso, adesso che è diventato padre.
Sai cosa significa essere un buon padre? Comportarti esattamente come facevi prima. Se ti piace passare il mercoledì a sballarti […] te lo devi concedere o finirai per odiare tuo figlio… e allora sarai un pessimo padre. […]Non puoi rinunciare al tuo DNA, mai.
BogotÃ
Le parole di Bogotà sono dure e provocano sconcerto. Sia Denver che Nairobi credono che il saldatore sia uno sconsiderato. Eppure, per quanto eccessivo sia il suo punto di vista, riesce a colpire Denver nel profondo. Il ragazzo sta affrontando un periodo tanto difficile quanto importante, ma sembra finalmente capire di non poter deformare e annullare la propria identità , ma di doverla limare per il figlio che tanto ama.
Ne La Casa de Papel 3×04 questo dialogo, tenutosi anche per convincere Denver ad entrare in una cisterna, fa da sfondo a una parte del piano che sta ancora prendendo forma, ma che ci fa intuire qualcosa: cercheranno di andare oltre la cassaforte piena d’acqua? Anche la via di fuga costringerà i nostri ladri a diventare dei bravi nuotatori? Ma è ancora presto per avere delle risposte.
Nella prima parte de La Casa de Papel 3×04 l’attenzione è rivolta tutta alla rapidità con cui riusciranno a recuperare più lingotti d’oro possibile.
Così, mentre Helsiki rimuove le schegge di vetro dagli occhi di Palermo, Nairobi e Bogotà continuano ad entrare e uscire dalla cassaforte accumulando tantissimo oro.
Sono scene che soddisfano il telespettatore che fa il tifo per la banda, che spera che ancora una volta il Professore si faccia beffa delle forze dell’ordine riuscendo a vincere. Eppure, sono anche scene in cui appaiono evidenti le forzature, nella sceneggiatura, che vogliono mettere a tutti i costi in vantaggio i nostri protagonisti. Tra queste la facilità con cui ognuno riesce a riprendersi dalle gravi ferite subite. Come Monica nelle precedenti due stagioni riesce, infatti, a camminare tranquillamente in meno di due giorni con una ferita di pistola alla gamba, così anche Palermo in questa puntata si rimetterà rapidamente in sesto dopo essere stato operato agli occhi con una pinzetta.
Bisogna però riconoscere che in questo episodio la polizia riesce a tener testa alla banda, sapendo mettere più volte i nostri ladri alle strette. È ne La Casa de Papel 3×04 che il colonnello Tamayo, consapevole delle attrezzature informatiche che il Professore può essersi procurato con i milioni ottenuti dalla precedente rapina, eliminerà ogni dispositivo elettronico che, nella tenda di appostamento, possa essere stato hackerato facilmente. Adesso il Professore non potrà più accedere facilmente ai piani della polizia.
Ma niente panico, ne La Casa de Papel 3×04 ancora una volta la banda trova un modo per mettere in difficoltà le forze dell’ordine.
La tecnologia si combatte con la tecnologia e in questo lo Stato può vincere. Però, c’è una cosa in cui non potrà mai competere: un viaggio nel tempo
Palermo
Con un pizzico di teatralità e molta ironia Palermo spiega in che modo, ancora una volta, faranno credere alla polizia di essere in vantaggio. La banda comunicherà con il Professore attraverso gli stessi apparecchi ad onde corte che la BBC usava negli anni quaranta per trasmettere le notizie in tutto il mondo. Una scelta astuta, fuori dal comune e sicuramente adatta a imbrogliare una società che mai penserebbe di poter ancora utilizzare strumenti così datati.
Nonostante tutto il Professore è dominato da molteplici dubbi. Non riesce a essere calmo. Certo, il piano non è il suo, ma sembra ci sia qualcos’altro che lo incupisce, che lo tormenta. Raquel lo nota e cerca di tranquillizzarlo, ma non basta. In queste puntate assistiamo a un altro lato della loro relazione: complici in un rapina e non più figure appartenenti a due fazioni in lotta. Adesso Raquel, Lisbona, è contro tutto ciò che aveva rappresentato la sua quotidianità fino a due anni prima. Ecco che, durante La Casa de Papel 3×04, ci sorprende sentire finalmente un contatto tra Raquel e ciò che era parte del suo passato: Angel.
Ne La Casa de Papel 3×04 gli sceneggiatori ci stupiscono e intrigano rivelandoci soluzioni che forse solo alcuni hanno immaginato. Sono plot twist che ci impediscono di negare che il Professore abbia stile, riuscendo a trovare la soluzione con mezzi impensabili.
Ma una storia non può avere solo personaggi astuti e coraggiosi, ha bisogno dei suoi vigliacchi e, in questo episodio, il ruolo verrà ricoperto dall’indimenticabile Arturito. Alla fine ci hanno ridato Arturito.
Colonnello Tamayo: chi crede che abbia assunto il comando lì dentro. […] Se uccidiamo prima chi comanda, forse non dovremo ucciderli tutti.
Arturito: …Denver, senza dubbio. È il più agguerrito…
Gelosia, vendetta e invidia saturano questa scena così meschina, in cui ci viene mostrato un Arturo Roman patetico, che crede di aver colto l’occasione per potersi liberare del nemico, di colui che gli ha portato via tutto. Il personaggio di Arturito fa ridere ma il suo cambiamento non sarebbe potuto essere altro che una degenerazione irreversibile verso il fallimento. Sin dalle stagioni precedenti è un codardo, un falso eroe e un profittatore che trova delle scuse pur di non fare il suo dovere.
In questa scena Arturo ci dà nuovamente conferma della sua vera indole.
Si non sto bene, ma non perché mi hai detto che sono maschilista o chissà che altro. […] Mio padre lo hanno ucciso nella zecca e tu lo sai bene. […] lui era un brava persona e ha fatto il padre davanti a duecento poliziotti, davanti a un M16 senza giubbotto, e me l’hanno ucciso. Tu capisci cosa voglio dire? Che se tu sei qui mi succederà come a lui, non manterrò il sangue freddo. Se mi dovrò mettere sulla linea di tiro per difenderti, io lo farò! E non mi interessa, perché tu sei la mia famiglia Monica
Denver
In evidente contrasto con Arturito, ci vengono mostrati i sentimenti disinteressati, genuini ed eroici di Denver. Lui ama Monica come nessun altro e per difendere lei e Cincinnati è pronto a morire. In questo modo Denver chiarisce un dramma apertosi sin dall’inizio nel cuore di Monica: la paura di essere messa da parte nella banda perché è una donna ed è una madre.
In effetti, anche in questa puntata viene affrontato un tema molto caro alla serie: l’emancipazione femminile. È un argomento delicato ma che gli sceneggiatori sono riusciti a inserire nelle vicende in modo tale che si avvertisse negli atteggiamenti e nelle parole di alcuni dei personaggi protagonisti, tra cui Nairobi. Lei è sempre pronta a difendere i suoi compagni, è leale ma sa anche come tenere testa a quei personaggi inetti che la offendono usando come arma insulti legati alle sue origini o al suo essere donna. Lei si fa rispettare ed è sempre pronta a combattere per i suoi diritti. Allo stesso modo fanno Monica e Tokyo.
Le protagoniste sono donne forti e in questa puntata, così come nelle precedenti, si fanno valere.
La Casa de Papel 3×04 ci insegna però che gli errori vengono commessi anche dai migliori. Berlino e il Professore si sono fidati troppo del desiderio di sopravvivenza che accomuna gli uomini. Hanno creduto che mettendo alle strette il Governatore della Banca di Spagna, facendogli credere che lo avrebbero torturato, si sarebbe convinto ad aprire la porta all’interno della cassaforte piena d’acqua, così da permettere loro di scappare. Il piano sarebbe filato liscio come l’olio.
Ma come ci ha dimostrato nella puntata precedente, il Governatore di Spagna è un uomo con dei principi e dei valori di ferro, impossibile da piegare. La banda è così colta alla sprovvista e Denver, colto da un impeto d’ira, colpisce troppo forte il Governatore facendogli sbattere la testa contro la camera di decompressione. Agitazione, paura e rabbia sono tangibili negli ultimi cinque minuti dell’episodio, in cui l’unica soluzione è quella di aprire la porta con l’esplosivo al plastico. Sarà Bogotà a posizionarlo e ad aspettare l’esplosione riparandosi dietro uno scaffale di lingotti d’oro.
La porta è ora aperta. Ma non nel modo in tutti avrebbero desiderato.