È un’avventura complessa, quella dei Dalí. Questa volta il loro piano non nasce dopo anni di impegno e studio, né dopo lunghi mesi di addestramento. Ne La Casa de Papel 3×05 si fanno i conti con le paure e i segreti nascosti in quella banca. E questi ultimi non riguardano unicamente il governo spagnolo.
L’episodio si apre con un esercito pronto a irrompere nella banca spagnola. I protagonisti sono incerti sul da farsi, consapevoli di non avere la situazione completamente sotto controllo. Lo stesso Professore si sente sopraffatto dall’intensità di una tale impresa, che non gli appartiene eppure dirige. Cruciale è quindi l’impulsivo intervento di Denver, capace di salvare una situazione drammatica.
Poco prima di essere travolti dalle conseguenze di una simile impresa, il ragazzo esce dall’edificio con il volto scoperto proclamando bandiera bianca. Tale affermazione, sebbene possa anticipare quella che potrebbe essere una resa, non lo è realmente. Al contrario, la bandiera bianca rappresenta una presa di posizione, l’ennesimo affronto allo Stato. Poiché a essa è affiancato uno apparentemente semplice, inutile. Delle semplici cassette rosse, il cui contenuto è incredibilmente importante.
Segreti, bugie, occultamenti: sono tutti raccolti nei documenti nascosti in quei contenitori.
Rappresentano la parte marcia di uno Stato che preferisce combattere per se stesso, che per la sicurezza dei cittadini. Quelle cassette rosse racchiudono l’essenza del lavoro dei Dalí, il significato del loro progetto iniziale, il motivo della loro ribellione al “sistema”. Al di là della fortuna ottenuta dalla rapina alla zecca di stato, infatti, i rapinatori sono considerati degli eroi machiavellici, dei salvatori popolari: un’ispirazione.
I protagonisti questo lo comprendono con calma, osservando le reazioni di chi in quella maschera vede uno spirito ribelle, eppure giusto. In più di un’occasione sembra quasi che tutto stia per andare a rotoli ma, ancora una volta, questa meravigliosa tamarrata sfrutta la carta del colpo di scena. Al di là delle forzature seguite nel corso della storia, La Casa de Papel ha quel quid capace di sorprenderti. Anche se è assurda, grottesca, esagerata.
L’entusiasmo dei personaggi diviene nostro, soprattutto quando, all’improvviso, quei flashback ci riportano indietro.
Ritorniamo alla prima stagione, e rivediamo Mosca, Berlino, Oslo. Le vittime della prima grande rapina, il ricordo di un successo intramontabile. Nel personaggio di Andrés de Fonollosa ritroviamo il fulcro dell’intera missione. È ormai un fantasma ricordato con affetto, un maestro ancora meticoloso, il cui bisogno di eccellere nel proprio lavoro grava sulle spalle del Professore e dei compagni. Attraverso i flashback ricostruiamo il suo passato e i suoi valori, scavando al di sotto del personaggio maschilista e misogino presentato nella prima parte dello show.
Tutto appare semplice, sin troppo lontano dall’accusa di terrorismo che in questa terza stagione perseguita i protagonisti. Il Professore, già allora, aveva davvero pensato a tutto. E i suoi insegnamenti continuano a essere validi, poiché un Rio distrutto ne fa uso e riesce a finire in televisione. L’immagine del ragazzo scuote l’opinione pubblica e scatena l’indignazione della gente comune, che si traduce nell’ennesimo successo per i Dalí.
L’approvazione popolare diventa, di nuovo, la chiave per ottenere consensi e negoziati.
Durante questo episodio scopriamo che il piano dei rapinatori è realizzato su misura. Dalle macchine utilizzate alla divisione dei compiti: tutto sembra essere sotto controllo. Ma è solo un’illusione, quella che ci viene presentata. Ne La Casa de Papel 3×05 cominciano le prime crisi e i primi dissapori. Il peso di una simile missione grava sulle spalle di un Palermo già ferito, di una Nairobi stanca, di un Denver preoccupato.
Al centro della narrazione vi sono adesso le emozioni, e non c’è modo per i protagonisti di fuggire. In quella banca si alza bandiera bianca non solo come arma d’attacco verso il governo, ma anche come difesa. Lo fa Nairobi, quando ammette il suo amore per Helsinki, che per due anni le è stato accanto. Espone i propri sentimenti, con coraggio, rispondendo a tono al compagno Palermo che si prende gioco di lei.
Ripercorrendo le orme di Berlino, quest’ultimo sembra infatti vivere principalmente per mantenere il controllo. Ma la maschera di Dalí non è la sua unica copertura: egli nasconde, dietro la sua impassibilità, un dolore silenzioso. L’amore per Berlino diventa ormai evidente, così tanto da rendere le sue parole vuote, pesantissime, incoerenti. Le sue bugie si trascinano dietro un lutto mai elaborato a fondo, a causa dei segreti mai rivelati, della passione mai espressa.
Ancora una volta La Casa de Papel racconta i sentimenti dei suoi protagonisti tenuti in disparte prima di questo episodio.
Confusione e stress iniziano a diffondersi come una malattia negli animi della squadra. Nella prima stagione abbiamo infatti osservato quanto possa essere semplice perdere il controllo, trasformarsi nei “cattivi”. E questo lo ricordano anche i protagonisti, i quali conoscono già i meccanismi e le astuzie della polizia. Ancora una volta i ruoli sono invertiti, perché non sono i criminali a essere eticamente nel torto, ma il governo, lo Stato. E il supporto popolare ne dà prova, diventando l’arma principale dei Dalí (ecco il significato della maschera).
Non tutti riescono a giocare sporco in questa guerra. Non vi riesce Raquel, la quale, verso la fine dell’episodio, perde le staffe. Il suo personaggio è uno dei più feriti, poiché tradita da colleghi e amici è rimasta sola, con un’unica sicurezza: il Professore. Ha fatto proprie le idee del compagno e messa alle strette dell’Ispettrice Sierra non può che temere per la sicurezza della sua famiglia.
Si avverte la sua frustrazione, la sua voglia di riscatto, di vendetta: è una bomba a orologeria.
Sergio se ne accorge troppo tardi, quando ormai la polizia ha capito chi è l’elemento più fragile tra i due. Non sappiamo ancora se Raquel sia pronta ad accettare il grave peso delle minacce. Potrebbe tradire tutti, ritornare al proprio lavoro, dimenticare il Professore e la sua avventura. Oppure potrebbe ritrovare se stessa e capire, mediante le tattiche giuste, il modo corretto per ottenere le sue piccole soddisfazioni. In ogni caso, il suo personaggio sembra ancora fuori posto, lontano da un ambiente ad alta tensione come quello in cui lavora il Professore. La sua evoluzione potrebbe quindi tradursi in una delle migliori nel corso della serie tv, o un banale pasticcio.
Anche durante lo svolgimento della 3×05 non mancano i buchi di trama. Ne sono un esempio le macchine e degli strumenti utilizzati per lavorare l’oro, il cui ingresso in banca non è mai avvenuto sullo schermo. Mentre nella prima stagione i rapinatori avevano già all’interno della Zecca tutti gli utensili per lavorare, adesso i protagonisti sfruttano dei macchinari complessi (come gli estrattori industriali) apparsi quasi per magia.
Al di là dei piccoli dettagli, questo episodio è riuscito, in ogni caso, a trasformare il nostro scetticismo iniziale in un sorprendente entusiasmo.
Alla tensione dei primi minuti è seguito l’inaspettato colpo di scena che ha stravolto gli eventi. Ne La Casa de Papel 3×05 la parte sentimentale, alternata allo stupore causato da questa bizzarra impresa titanica, inizia a emergere. Il lato passionale della serie tv ci inchioda dinanzi lo schermo, senza un apparente motivo se non quello di scoprire in quale folle modo può concludersi questa storia. E la curiosità sale, di continuo, poiché abbiamo la necessità di sapere se i rapinatori più fortunati della Spagna riusciranno di nuovo nel loro intento.
A fine episodio, sappiamo tutti qual è l’unica cosa da fare per rimediare a tutto questo: continuare con il binge-watching e… incrociare le dita.