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La Cena delle Spie, – Recensione del nuovo film disponibile su Amazon Prime Video

la cena delle spie
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Prodotto tra gli altri da Amazon Studios e distribuito su Amazon Prime a partire da venerdì otto aprile 2022, La cena delle spie è una spy story decisamente atipica con una allure vintage che ricorda i film di spionaggio degli anni Settanta basati sui libri di John le Carré o Frederick Forsyth.

A dire il vero anche La cena delle spie è tratto da un romanzo, quello omonimo scritto da Olen Steinhauer (1970), scrittore e sceneggiatore americano, creatore della serie televisiva di spionaggio Berlin Station e sceneggiatore del film ora presente sulla piattaforma on demand.
L’annuncio del film tratto dal libro di Steinhauer venne dato nel 2017 dalla casa di produzione che ne aveva acquisito i diritti, la The Mark Gordon Company, la quale aveva scelto di affidare la regia a James Marsh (La teoria del tutto e The Night of) con protagonisti Chris Pine e Michelle Williams. A causa di varie vicissitudini la casa di produzione ha dovuto tirarsi indietro e le carte sono state rimescolate. Così i diritti sono stati acquisiti da Amazon Studios, la regia affidata a Janus Metz Pedersen (Borg McEnroe e ZeroZeroZero) e il ruolo di protagonista femminile affidato a Thandiwe Newton (Crash e Westworld).

2012. Vienna, ambasciata americana, stazione della CIA. Gli agenti dell’agenzia di intelligence più famosa al mondo sono in allarme: un aereo, il volo 127, è stato dirottato ed è fermo sulle piste dell’aeroporto della capitale austriaca. I dirottatori fanno le loro richieste e hanno inizio le trattative tra terroristi e governo.
La tensione all’interno degli uffici si taglia con un coltello. Sebbene non direttamente coinvolti, gli agenti americani attivano le loro fonti, fanno ricerche nei database offrendo così al governo austriaco il loro appoggio per cercare di risolvere la situazione e salvare la vita agli ostaggi. I briefing si susseguono, uno dietro l’altro, senza sosta. Henry Pelham (Chris Pine) e Celia Harrison (Thandiwe Newton), alle dipendenze del capostazione Vick Wallinger (Laurence Fishburne) e del suo vice Bill Compton (Johnatan Pryce) fanno quanto è in loro potere per riuscire a fornire le migliori informazioni alle forze di polizia austriache ma, com’è ovvio che sia, qualcosa va storto.
Otto anni dopo Henry è incaricato di riaprire le indagine da Vick: dovrà interrogare Bill (nel frattempo in pensione) e Celia (dimessasi proprio otto anni prima) e scoprire chi, all’interno della stazione ha tradito.

La cena delle spie è l’incontro che avviene tra Henry e Celia. Un incontro organizzato dalla donna, in un bellissimo ristorante in riva al mare a Carmel, California, patria del vino americano, dove la donna ora vive con il marito e le due figlie. I due si fronteggiano tra una portata e l’altra degne di una cucina stellata, bevendo un calice di rosé e uno di bianco, ghiacciati.
L’intensità di questo incontro è garantita dai lunghi primi piani che il regista dedica ai due protagonisti. Primi piani che mettono in risalto la sofferenza di entrambi.

I due, infatti, nascondono qualcosa di emotivamente molto forte. Come in una sorta di duello all’Ok Corral l’uomo e la donna si affrontano mettendo in gioco la loro resistenza psicologica. Non c’è alcuna forma di aggressività o di violenza, quasi nessun contatto fisico. Soltanto gli sguardi e le battute entrambi inframmezzati da lunghi e significativi silenzi.
Con un panorama mozzafiato alle spalle, in un locale completamente deserto, Henry e Celia rivivono insieme, ciascuno dal proprio punto di vista, gli eventi di quel dirottamento che ha, in sostanza, cambiato la loro vita. Attraverso continui flashback temporali e spostamenti da un luogo all’altro, lo spettatore comincia a sistemare le tessere sparpagliate di un puzzle decisamente interessante.

Le immagini che si susseguono sullo schermo sono davvero molto intense. La fotografia, affidata alla danese Charlotte Bruus Christensen (The Hunt e Molly’s Game) è in grado di creare la giusta suspense al fine di dare intensità al film riuscendo a esaltare le emozioni dei personaggi all’interno della scena, in particolar modo quelle della Newton che sembra godere di una luce del tutto particolare capace di risaltarne la sofferenza interiore.
A sottolineare le vicende visive c’è il meraviglioso accompagnamento musicale affidato alla coppia di compositori scandinavi Rebecca Karijord e Jon Ekstrand, i quali hanno saputo creare una colonna sonora minimalista che in certi frangenti sembra quasi impercettibile. I momenti salienti sono abbinati a una tavolozza sonora mai prevaricatrice e perfettamente integrata con l’immagine.

Chris Pine e Thandiwe Newton non sono nuovi a film di genere spionistico. Tra le altre cose lui è stato il Jack Ryan di Kenneth Branagh nel 2014, mentre lei, invece, è stata la protagonista femminile di Mission: Impossible 2, diretto da Jon Woo. Ma, a differenza di queste due interpretazioni, in La cena delle spie i due attori devono affrontare una prova decisamente più difficile poiché molto meno fisica e molto più improntata sull’interpretazione. Chris Pine, con un look che lo fa somigliare più a un dandy che a una spia e con un trucco che in certe inquadratura lo fa somigliare in maniera impressionante a Pierce Brosnan, è molto bravo ma la Newton è davvero superlativa e in un eventuale confronto con il collega vincerebbe a mani basse. Entrambi lavorano moltissimo attraverso gli sguardi e con i silenzi. I loro non detti rappresentano una danza ideale per due spie. E i sottintesi che ne derivano risultano essere decisamente palpabili e lasciano allo spettatore la possibilità di non farsi sorprendere da una soluzione che appare, alla fine, quasi scontata ma alla quale viene concessa l’opportunità di una spiegazione finale dal sapore agrodolce.

La cena delle spie, il cui titolo richiama per associazione a Invito a cena con delitto con il quale però non ha niente a che fare, è un film glamour ricco di sfumature e decisamente sorprendente. Privo di qualsivoglia scena d’azione, sembra un film di altri tempi con una trama intricata che si dipana senza forti scossoni. Non turba lo spettatore ma è comunque capace di tenerlo incollato allo schermo senza cali di tensione.
La cena delle spie è un film molto ben riuscito che non ha bisogno di espedienti narrativi particolari per incalzare un ritmo in continuo crescendo. Fin dalle prime battute è palese, infatti, che lo spettatore sia di fronte a qualcosa di diverso dal solito. Più che una corsa contro il tempo il film sembra una partita a scacchi, magistralmente giocata dai due protagonisti tra ambiguità morali ed etiche, le cui mosse, una dopo l’altra, rivelano tre differenti tradimenti: quello personale, quello professionale e quello patriottico.
Ed è proprio su questi tre livelli di tradimento che il finale de La cena delle spie porta lo spettatore a porsi una fatidica domanda: quale dei tre è quello che, inevitabilmente, condurrà una spia a capitolare?

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