ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su La guerra dei Rohirrim e in generale sugli eventi del franchise de Il Signore degli Anelli
Iniziamo col dire una cosa: La guerra dei Rohirrim è un qualcosa di assolutamente inedito nel franchise de Il Signore degli Anelli (potete leggere qui 15 curiosità sull’amatissimo franchise). A livello visivo, ovviamente, col lavoro di Kenji Kamiyama (qui la sua carriera) che allestisce un ponte tra l’animazione orientale e il fantasy occidentale. Pure, però, a livello narrativo, perché siamo di fronte a un lavoro che attenua moltissimo il tono epico, smorza l’elemento fantasy e preme con forza sul dramma. La guerra dei Rohirrim è, insomma, un film che si allontana di parecchio dai dettami di un franchise che ora, sul grande e piccolo schermo, inizia a essere bello denso.
Ora, spetta più che altro al singolo spettatore decidere se tutte queste novità siano un bene o un male. A seconda del gusto personale si possono apprezzare o meno le forti deviazioni che La guerra dei Rohirrim prende dai riferimenti delle altre trasposizioni delle opere di Tolkien. A causa di questa ambivalenza, non insisteremo molto sul giudizio di merito relativamente a questo aspetto. Parleremo più che altro dei punti focali del film, andando a stendere un bilancio globale che esuli però da questa componente di novità che è davvero troppo spiazzante per essere giudicata con uniformità.
La guerra dei Rohirrim tra dramma ed epica
Come prima cosa occorre ragionare sulla natura del film. Un’anima particolare, che si allontana dall’epica dilagante (quando più e quando meno) in tutti gli altri prodotti de Il Signore degli Anelli. La guerra dei Rohirrim, in tal senso, è il più terreno dei racconti del franchise. L’epica fa ampiamente spazio al dramma, per una narrazione che assume più i contorni della storia che della leggenda. Non si percepisce quel respiro epico che caratterizza la saga, ma proprio in virtù di ciò il film sembra funzionare. Rimane sempre un problema di aspettative, perché magari chi si approccia alla visione della pellicola si aspetta altro. Come racconto di guerra e di uomini, però, La guerra dei Rohirrim fa decisamente il suo.
Non ci sembra un caso, infatti, che i migliori momenti del film siano quelli capaci di catalizzare a fondo il dramma. La morte di Hama per mano dello spietato Wulf (il personaggio più meschino che abbiamo visto calcare la Terra di Mezzo) e il sacrificio del re Helm, dove per la prima volta, assieme alla lotta finale tra Wulf ed Hera, si aggiunge pure quel tono epico che manca a gran parte del racconto. Questa predominanza di un clima drammatico, però, è ciò che avvicina il racconto allo spettatore. D’altronde La guerra dei Rohirrim è una storia di uomini, ed è anche stato giusto raccontarla così.
In generale, ciò che vediamo nella pellicola è ampiamente autonomo rispetto al resto della saga. Il maggior punto di contatto è rappresentato dal Fosso di Helm, di cui ne scopriamo la genesi. Per il resto, La guerra dei Rohirrim è un film che si può assaporare pienamente anche se si è vergini del resto della produzione tolkienana. Al contempo, comunque, al di là del battesimo del leggendario luogo del combattimento che abbiamo visto ne Le due torri, il film non aggiunge granché alla mitica della saga.
Empowerment femminile e revenge movie
La guerra dei Rohirrim ruota intorno a due principali nuclei tematici. L’empowerment femminile, costituito dal percorso di Hera, che è in fin dei conti la vera protagonista del film. E il revenge movie, animato dalla furia (ampiamente esagerata e cosparsa di viltà) di Wulf. Entrambi i nuclei vengono trattati in maniera estremamente tradizionale. Hera è la più classica delle eroine fantasy, avversa al proprio destino e con un riconoscimento posteriore delle sue immense abilità. Wulf è il più inesorabile degli angeli vendicativi, talmente assetato di sangue da rendere la vendetta fine a se stessa.
Questi due elementi si accompagnano dall’inizio alla fine di un film che invece risulta evidentemente troncato in due. C’è tutta la prima parte, dalla morte di Freca alla presa di Edoras. E poi subentra la seconda, che va dall’assedio del Fosso di Helm (sapevate che è stato trovato un sito archeologico che somiglio moltissimo alla location ideata da Tolkien?) alla vittoria finale dei Rohirrim. Tra le due, la seconda parte è quella molto più convincente e fa vivere al racconto una parabola in crescendo. Merito di un bilanciamento migliore degli elementi, col dramma che si accompagna a un maggiore (seppur ancora debole) tono epico, e il subentro di un’atmosfera tetra e quasi misteriosa, almeno per quel passaggio in cui non si capisce che fine abbia fatto Helm.
Si percepisce un po’ lo sfasamento tra queste due parti, ma il fatto che la seconda sia in crescita rispetto alla prima rende meno problematica la vicenda. Sarebbe stato sicuramente peggio il contrario. Così, invece, ci si appassiona man mano alla vicenda, e la risoluzione finale, specialmente dal ricongiungimento di Hera ed Helm in poi, diventa tanto avvincente da far dimenticare le incertezze della prima metà.
Funziona la contaminazione alla base de La guerra dei Rohirrim?
In conclusione, andiamo a ragionare su quello che è l’elemento centrale del film: la contaminazione tra lo stile d’animazione orientale e uno dei più grandi fantasy dell’Occidente come Il Signore degli Anelli. La guerra dei Rohirrim si è accollato una scommessa davvero rischiosa, di cui in realtà non se ne capiscono benissimo le ragioni. L’adozione di questo stile così tanto riconoscitivo snatura un po’ troppo l’immagine ormai calcificata del franchise. Anche in virtù di ciò, dicevamo, La guerra dei Rohirrim è qualcosa di davvero inedito. Se poi a questa cornice ci aggiungiamo le varie cose che ci siamo detti, dal predominio del tono drammatico all’empowerment femminile e il revenge movie, ne esce fuori un film che deraglia completamente dai binari su cui, finora, ha corso il franchise.
Ci eravamo ripromessi di non esprimere giudizi di merito su questa difformità de La guerra dei Rohirrim dalla tradizione del franchise. E non lo faremo. Bisogna constatare, però, che questa contaminazione è quantomeno spiazzante. La sua ricezione dipende, in larga parte, dal gusto dello spettatore, ma in sostanza possiamo dire che non ci sembra riuscitissima. Non mette tutti d’accordo, sicuramente. Poi a molti piacerà, a tanti altri no. Sicuramente è una scelta particolare che, vedendo anche le reazioni generali al film, non sta ripagando completamente.
Come per Gli Anelli del Potere, il clima intorno a La guerra dei Rohirrim sarà inesorabilmente ambivalente. E considerando l’audacia del film, è anche naturale che sia così. Il coraggio è comunque quasi sempre da premiare, quando non sfocia in follia e sicuramente non è questo il caso. Tutto sommato questo film non ci è dispiaciuto. Poteva essere meglio? Sì, decisamente. Poteva pure essere molto peggio però. Così ci possiamo godere un’interessante side story che non aggiungerà granché al disegno generale, ma per le due ore abbondanti in cui la si vive può risultare decisamente avvincente.