La Sirenetta è finalmente arrivata nelle sale cinematografiche accompagnata dalla scia di critiche che l’hanno preceduta dalla scelta del cast, all’uscita del trailer fino al debutto ufficiale. Le motivazioni di tanto scalpore sono note a tutti e quindi alla scelta dell’attrice Halle Bailey nei panni di Ariel. Seppur la scelta sia molto discutibile a causa di diverse motivazioni che affronteremo in questo articolo, il film è sicuramente al di sopra delle aspettative, ma sarebbe potuto essere molto meglio se solo non fosse caduto nel solito calderone di perbenismo e eccessivi e superflui messaggi di inclusività.
Quando il troppo stroppia, è un concetto che il regista Rob Marshall (anche al timone di Pirati dei Caraibi) sembra non aver concepito a pieno, mescolando una trama perfettamente in linea con il cartone a una serie di messaggi che finiscono solo per infastidire lo spettatore.
La Sirenetta al centro delle polemiche
Partiamo dall’inizio.
Le polemiche su questo nuovo film tratto da uno dei cartoni di animazione più amati di sempre, hanno avuto inizio nel momento in cui il cast è stato annunciato. Halle Bailey era stata scelta come protagonista e quindi nel ruolo di Ariel, ma del resto del cast nessuno se n’è curato. Da quel momento il web e in particolare i social, sono stati tappezzati da video di proteste, a tal punto che la Disney ha cominciato a rilanciare video diventati virali, in cui le bambine di colore piangevano davanti allo schermo nel riconoscersi nel colore della pelle della giovane sirenetta.
Entrambi i fronti portavano motivazione più o meno valide, da una parte un pubblico che non riesce a identificarsi con un costrutto costruitosi nel tempo e dall’altra una fazione che sente le proprie origini incarnate da un cartone animato molto amato. Ma il punto qual è? Che ai bambini non frega assolutamente niente.
Durante la visione, l’unica cosa su cui non ci si sofferma minimamente è il colore della pelle di Ariel, figuriamoci se lo fanno i bambini. Rob Marshall questo lo ha capito fin da subito, facendosi però prendere un po’ troppo la mano con altre scelte discutibili.
Quando il messaggio è troppo forzato
Dunque, la Sirenetta non ha la pelle bianca pallida o i capelli rosso fuoco, ma bastano circa 3 secondi per dimenticarci dell’icona originale da cui è tratta la storia e proseguire nella visione di un film che ha ben altri problemi.
Ci sono altre scelte che non ho compreso fino in fondo. Non parlo delle sorelle di Ariel tutte di etnie diverse, ovviamente da adulta il quesito me lo sono posta, ma anche in questo caso ho scelto di andare oltre. Parlo anche delle origini del principe Eric.
Nella scelta di stravolgere le caratteristiche di TUTTI i personaggi della storia, è finito per sembrare tutto troppo forzato. Per non parlare della parte di dialogo rap tra Sebastian e Scuttle, totalmente fuori contesto.
La Sirenetta non è il problema
Tolte queste riflessioni a parer mio necessarie, il film ha ben altri problemi. Da amante del cartone ho riconosciuto le stesse parole e talvolta anche le stesse espressioni dei personaggi. Le musiche sono riadattate egregiamente ma sulla realizzazione in computer grafica degli animali ho qualche appunto da fare (qui trovi i peggiori cartoni di sempre).
Gli interpreti del film hanno fatto mesi e mesi di duro allenamento fisico per riuscire a ricreare al meglio i movimenti “in fondo al mar”, e questo lavoro si vede, anche se l’occhio più attento riesce a scorgere ugualmente qualche problemino nell’unione dei corpi reali con le code, ma di nuovo, sicuramente i bambini non l’avranno neanche notato. Il vero problema sono appunti gli animali. Il granchio Sebastian, il pesce Flouder e il gabbiano Scuttle sono a dir poco inquietanti. Ci siamo già passati con il Re Leone, quando la CGI applicata a un live action che ha puntato sul principio fotorealistico e ha fallito miseramente.
Durante tutta la visione non possiamo identificare come realmente reali quei personaggi che sembrano quasi imbalsamati, restituendoci un effetto di uncanny valley, ovvero quando il nostro cervello li identifica come umani, ma non troppo umani, il risultato: disturbante. Al contrario il personaggio di Ursula è costruito molto bene ed è praticamente identica a quella del cartone.
Il cast
Nel cast troviamo tantissimi volti noti. Ovviamente una nota di merito va alla bravissima Halle Bailey e alla sua voce (vi consiglio di ascoltarla anche in lingua originale), che tiene su perfettamente le redini del film aiutata dal co-protagonista Jonah Hauer-King (Piccole Donne) perfetto nel ruolo del principe Eric.
Troviamo anche Javier Bardem nel ruolo di Re Tritone, la bravissima Melissa McCarthy nel ruolo di Ursula e direttamente da Bridgerton Simone Ashley nei panni della sorella di Ariel.
A dare le voci nella versione italiana troviamo invece nel ruolo della sirenetta sia Yana_C che Sara Labidi (doppiatrice) mentre Simona Paticucci (attrice, cantante, doppiatrice e docente di doppiaggio) interpreta Ursula. Mahmood è invece Sebastian, e interpreta anche le canzoni In fondo al mar, Baciala e Il grande scoop .
Cosa funziona in La Sirenetta
Ovviamente il film non è un flop e ci sono diversi spunti interessanti. I significati nascosti nelle scelte cromatiche sono poco evidenti agli occhi dei più piccoli ma ugualmente presenti. Il netto distacco tra la superficie e il mondo marino sono resi evidenti dalla distinzione netta tra i due ambienti, con un sopra più realistico e un sommerso quasi da cartone di animazione.
Insomma La Sirenetta è l’ennesima operazione riuscita solo a metà. Come spesso accade però, molti difetti passano inosservati coperti da critiche inutili volte probabilmente a distrarre lo spettatore da ciò che già in partenza si sa che avrebbe floppato. L’unica constatazione evidente è che ai bambini è piaciuto, e alla fine va bene così.