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La Vita Bugiarda degli Adulti: le radici sono importanti – La Recensione dell’attesissima serie Netflix

La Vita Bugiarda degli Adulti
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La penna di Elena Ferrante, dopo il grande successo della Fiction L’Amica Geniale, si è nuovamente prestata a una trasposizione seriale che segna il ritorno di una Napoli divisa e spaccata in due. La Vita Bugiarda degli Adulti era infatti una delle Serie Tv più attese dell’inizio del nuovo anno, e adesso è finalmente diventata realtà. Il 4 gennaio Netflix ha rilasciato i sei episodi che compongono e rimettono insieme i cocci di una storia in cui l’esigenza di riconoscersi, conoscersi e ritrovarsi smuove la vita di Giovanna, una ragazzina che cerca nelle sue radici le risposte alle sue domande. Lo aveva detto Paolo Sorrentino ne La Grande Bellezza: le radici sono importanti. La terra, citando l’altro grande regista Ozpetek, non può mai voler male all’albero, ed è proprio questo il processo che porterà Giovanna fin lì da sua zia Vittoria, la sorella del padre che mai nessuno ha il coraggio di nominare.

Goffa, piena di contraddizioni e con i capelli sempre in disordine tanto quanto lo sono i suoi pensieri: Vittoria è l’anima di questa storia, una storia che non ha niente a che vedere con l’opera prima tratta dalla penna di Elena Ferrante.

La Vita Bugiarda degli Adulti (640×360)

Chiunque abbia amato la Fiction L’Amica Geniale non potrà basare la visione della nuova Serie Tv La Vita Bugiarda degli Adulti sulle possibili somiglianze tra i due prodotti, perché le due produzioni non hanno niente in comune se non la stessa penna. Il racconto che la seconda narrazione propone si riveste infatti di un’aura tipicamente Netflixiana , segnando così delle grosse differenze con la Fiction di Rai Uno.

Giovanna e Vittoria non potrebbero essere più simili, anche se sono state presto divise. Il loro è un rapporto che per anni non ha potuto mai trovare un punto d’incontro: il padre è tutto ciò che sua sorella non è. Pretende ordine da chi gli sta intorno, ma non è pronto a restituirlo a chi lo cerca. Vittoria, invece, comprende che l’unica cosa che manda avanti il mondo è l’accettazione del caos interiore ed esteriore, la verità di cui non ti privi nella speranza che le cose, a un certo punto, riescano ad andare di pari passo con ciò che sei. Il titolo della serie è un chiaro riferimento a ciò che, invece, con il tempo, Giovanna capisce e apprende: chi le sta intorno – dai suoi genitori all’intera società – non è altro che un’istituzione obbligata a mettere in atto una finzione in cui tutto si muove in modo ordinato come vorrebbe il padre e con il solo intento di nascondere tutto quello che non funziona, rovina e impedisce alle cose di poter fluire limpidamente.

Crescendo s’impara a star dietro all’ipocrisia di questo sistema, ma quando ne sei fuori e lo disconosci, le cose sembrano insopportabili. Il peso di queste bugie si impone tutto sulla schiena di Giovanna, una ragazzina che pretende di trovare nella propria zia scalmanata il punto d’inizio e la propria svolta. Perché al contrario degli altri, Vittoria non mente mai e, anche se è brutta, una verità scomoda – alla fine – te la racconta comunque. Giovanna è arrabbiata tanto quanto lo è Vittoria, ma se per una le cose sono oramai decise, per l’altra no. Vittoria ha già fatto le sue scelte, mentre Giovanna non ne ha presa neanche una, e questo è forse il punto d’inizio per eccellenza della vita di chiunque perché finché non scegli ogni cosa è ancora possibile.

La vita bugiarda degli adulti - Netflix
La vita Bugiarda degli Adulti (640×360)

Attraverso lo sguardo malinconico e distrutto ma ancora vivo di Vittoria, Giovanna imparerà a non restituire alla vita ciò che le viene dato ma, al contrario, ad agire secondo ciò che lei è davvero. Non è come i suoi genitori l’avevano desiderata, è forse come non l’avrebbero mai neanche immaginata, ma con questa brutta realtà la protagonista imparerà a fare i conti ancora prima di quanto si possa pensare. Per questa ragione La Vita Bugiarda degli Adulti racconta una storia in continua evoluzione che, anche se non è esente dai difetti, riesce a portare avanti la sua narrazione centrando l’obiettivo. Il livello della serie Netflix si innalza soprattutto grazie alla splendida interpretazione di Valeria Golino, l’attrice che prestato il volto al personaggio di Zia Vittoria.

Le perdite e le sconfitte sono tutte negli occhi della zia, ma la straordinaria Golino è riuscita a restituire uno sguardo che nonostante ogni cosa non si è mai perso e che, esattamente come insegna alla propria nipote, restituisce qualcosa che non toglie ciò che le è stato tolto, ma lo offre indietro in modo generoso. Il complesso rapporto che La Vita Bugiarda degli Adulti mette in scena va quindi oltre un legame recuperato. Ciò che lega le due protagoniste è la promessa della verità, del loro spazio sicuro in cui niente – al contrario di ciò che accade fuori – nasconde la polvere sotto al tappeto. Nel loro legame lo sporco di quel che subiscono non conosce zona sicura in cui non farsi vedere ma, al contrario, viene messo al primo posto lasciando che le due protagoniste possano osservarlo e ripartire da lì.

Forse non è la serie perfetta, e forse non è qualcosa che tra qualche mese ricorderemo ancora, ma La Vita Bugiarda degli Adulti è una storia che deve avere la sua occasione, una storia che respiri nell’aria ogni giorno e che non è lontana da te. Tutti ci siamo chiesti chi realmente siamo, e tutti – a questa domanda – ci siamo risposti anche in modo sbagliato. Forse una risposta giusta in questi casi non esiste, e probabilmente neanche la vogliamo conoscere, ma Elena Ferrante cerca un modo per affrontare questo interrogativo partendo proprio dalle radici. Ciò che siamo forse lo siamo già stati esattamente come accade a Giovanna con Vittoria, ma ciò che siamo – aggiunge la serie – è anche ciò che pensiamo di non poter mai diventare.

Così La Vita Bugiarda degli Adulti giunge a conclusione con un finale che non mette in scena la risoluzione dell’interrogativo, ma con un punto di partenza che fa luce sul futuro: forse, un giorno, prendendo quella strada che non credevamo di poter prendere, riusciremo a conoscerci ancora un’altra volta, scoprendo cose di noi che paradossalmente sono sempre state davanti ai nostri occhi. Per non guardarle abbiamo mentito a noi stessi, finendo così per essere complici di quel mondo di bugie da cui credevamo di poter scappare e da cui, alla fine, forse non si scappa mai veramente.

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