Landscapers – Un crimine quasi perfetto è la miniserie HBO Original disponibile in Italia dal 14 gennaio su Sky e NowTv, basata sulla storia vera dei coniugi Edwards, accusati dell’omicidio dei genitori di lei.
Susan (Olivia Colman) e Christopher Edwards (David Thewlis) sono una tranquilla coppia inglese trasferitasi in Francia, il cui amore per il cinema emerge sin dai primi istanti del primo dei quattro episodi da cui la serie è composta. Susan, infatti, nonostante le difficoltà economiche in cui verte insieme a suo marito, compra compulsivamente cimeli cinematografici come le storiche locandine dei film, ritrovandosi costantemente immersa nella dimensione cinematografica e trascorrendo le giornate tra una pellicola western e un classico francese. Christopher, dal canto suo, avverte la pressione della crisi finanziaria e della disoccupazione, dovuta alla sua scarsa conoscenza del francese; questa condizione lo porta a chiedere aiuto alla sua matrigna, confessandole l’atroce verità riguardo l’omicidio dei genitori di Susan. Rintracciati così dalla polizia, gli Edwards decidono di fare spontaneamente ritorno in Inghilterra; arrestati senza opporre resistenza, si ritrovano nella sala interrogatori a deporre la propria distorta realtà dei fatti, mostrando definitivamente allo spettatore che Landscapers non è un true crime, è un esercizio di stile del suo regista Will Sharpe, che ne fa un ambizioso e inedito progetto il cui perno è nella sua cifra cinematografica più che nella storia narrata.
In un mix di stili che va dal bianco e nero al cinema a colori, alla ricostruzione di vecchi film classici a momenti in cui gli stessi Susan e Christopher sono protagonisti di un vecchio western, Landscapers fa sapiente sfoggio della sua perfetta fotografia, introducendo nel piccolo schermo elementi quali il meta cinema, infrangendo la quarta parete attraverso la destrutturazione scenica, facendo muovere i suoi protagonisti tra i diversi set con telecamere a vista. Questo artificio visivo di estetiche sperimentali enfatizzano il ruolo centrale del cinema e di ciò che questo rappresenta: un labile confine tra realtà è finzione. La serie, infatti, si apre con l’incipit “questa è una storia vera” che diventa poi “questa è una storia” a seguito della dissolvenza dell’ultima parola. La realtà è ciò che meno conta nell’universo cinematografico, in cui basta la storia, e Landscapers viaggia costantemente tra questi due universi proprio nel momento in cui rende (così tanto) visibile la costruzione fittizia a discapito degli elementi reali, rimarcando l’elemento artificioso con lo scopo di renderlo reale in quello che è l’universo della sua protagonista Susan.
“Non mi è mai importato di essere esclusa dal mondo reale perché non mi è mai stato concesso arrivarci”
“Nessuno dei due era fatto per questo mondo“
I costanti riferimenti che entrambi i coniugi fanno del contrasto tra mondo reale/loro mondo demarcano il ruolo di evasione che il cinema ha sempre rappresentato nella loro vita, in particolare in quello di Susan, che ritrova nel suo mondo fittizio rappresentato dall’universo cinematografico ciò che la vita vera le ha negato. Il movente dell’omicidio raccontato dalla donna, infatti, sembrerebbe essere nelle violenze sessuali subite da bambina da suo padre, sebbene al termine delle puntate siano presenti spezzoni reali di telegiornali che descrivono l’omicidio come dettato da motivi economici e di avidità, creando un ulteriore livello di contrasto tra le diverse realtà presentate dalla serie, che non si pone in nessun momento l’obiettivo di presentare i fatti in modo documentaristico. La scelta registica di rappresentazione degli eventi, infatti, non condanna mai i suoi protagonisti, né prova in alcun modo a scagionarli agli occhi del pubblico. La storia raccontata da Landscapers è solo il pretesto con il quale si racconta l’universo cinematografico all’interno del quale i suoi protagonisti sono consapevolmente inseriti, fondendo narrazione e meta narrazione in un linguaggio sperimentale mai presentato da nessun’altra serie tv.
Landscapers è forse il progetto più ambizioso che vedremo quest’anno sul piccolo schermo che qualsiasi amante della settima arte apprezzerà senza dubbio. Il suo punto debole, però, sta nella fragilità della storia messa fin troppo in secondo piano, costituendo delle fondamenta troppo deboli per una struttura tanto complessa e articolata.