ATTENZIONE: proseguendo nella lettura potresti imbatterti in spoiler su Le Pupille, il nuovo cortometraggio di Disney Plus!!
Le pupille difficilmente riescono a stare immobili. Anche quando tutto si irrigidisce, loro continuano a muoversi all’interno dell’iride. Si dilatano, si restringono, assorbono luce e la restituiscono al bulbo oculare. Ma non riesci a tenerle ferme troppo a lungo. Le pupille del cortometraggio appena approdato su Disney+ sono le bambine di un convento gestito da un manipolo di suore rigide e puntigliose, che tengono a bada le proprie ospiti come fossero soldatini in un’accademia militare. Il termine pupilla dopotutto deriva dal latino “pupilla”, il diminutivo di bambina o bambolina. E infatti Alice Rohrwacher lo ha detto parlando proprio del suo ultimo film: le bambine obbedienti non possono muoversi, ma le loro pupille possono ballare la danza scatenata della libertà. È una similitudine che si coglie subito guardando i primi minuti del corto di Natale targato Disney, disponibile dal 16 dicembre sulla piattaforma. Le bambine – pupille in latino, appunto – sono inquadrate in un sistema educativo che non concede licenziosità e svaghi di qualsiasi sorta. Siamo nel periodo buio della Seconda Guerra mondiale, un’epoca di penuria di risorse e povertà generalizzata. Le ragazzine dell’orfanotrofio conoscono gli stenti della vita di fuori solo attraverso le limitazioni loro imposte dalle suore. Una radio lascia rimbalzare dentro le mura dell’istituto le notizie sul conflitto, da ascoltare col cuore ricolmo di slancio patriottico, tutte in riga, tutte in silenzio, tutte attente a seguire il bollettino di una guerra che si sta combattendo poco lontano.
Il corto è liberamente ispirato a una lettera di Elsa Morante.
Durante le feste natalizie, le bambine sono costrette a restare in collegio. Solo le più fortunate riescono a svignarsela per trascorrere le festività dai parenti. E sono anche quelle a cui tutte le altre faranno i malocchi, una pratica superstiziosa che la religione respinge fermamente. Le bambine rimaste nell’istituto sono invece costrette a sistemare il letto di prima mattina, a pregare per la buona salute di sconosciuti impegnati a combattere dall’altra parte del mondo, ad ascoltare alla radio gli sviluppi della guerra e ad essere pronte a fare le rinunce che le suore richiederanno loro per temprarne il carattere, la disciplina e la forza di volontà. Rigidità e intransigenza sono le parole scritte a caratteri cubitali sulle pareti dell’orfanotrofio, incise nelle coscienze malleabili di un gruppetto di orfanelle i cui istinti rispondono ancora al richiamo della libertà e dei piccoli desideri da bambine. Ce n’è una in particolare, Serafina (la giovanissima Melissa Falasconi, che ha già calcato il tappeto rosso di Cannes), che respinge l’etichetta di bambina cattiva, nonostante questa le venga continuamente appioppata dalla suora interpretata da Alba Rohrwacher (che ne L’Amica geniale 4 sarà Lenù), che accetta stavolta un ruolo un po’ diverso dagli standard cui ci ha abituati.
Quando la frequenza della radio viene cambiata per sbaglio e si passa dal bollettino di guerra a Baciami piccina del Quartetto Cetra, una ventata di gioia, frizzantezza e buonumore spazza via i musi lunghi dell’orfanotrofio. Peccato che la Rohrwacher torni subito a riportare l’ordine e a ripulire letteralmente le lingue della bambine che hanno osato pronunciare parole tanto sconce. La gestualità, l’insistenza su alcune azioni, vuole enfatizzare il significato letterale delle parole. Per cui il sapone lava via le impurità dalla bocche delle bambine, l’ingordigia prende le sembianze del cagnolino che divora la torta nel finale e così via. Il centro del cortometraggio è però una torta rossa, la stessa che la regista Alice Rohrwacher ricorda di aver visto – quando le parole sono messe al posto giusto ed evocano immagini diventano realmente visibili – in una lettera che la scrittrice Elsa Morante inviò al suo amico Goffredo Fofi, come è ricordato anche nelle scene iniziali di Le Pupille.
La splendida lettera raccontava le sorti di una zuppa inglese capitata in un collegio religioso durante le festività, tanto tempo prima. Immaginando i destini intrecciati in quel collegio, l’avvicinarsi del Natale nei pensieri e nei gesti delle piccole orfanelle rimaste sole con quattro suore, durante un tempo di carestia e di guerra, è nato il film Le Pupille.
La torta rossa è un regalo di Natale lasciato alle bambine per ringraziarle delle loro intercessioni al Signore per la salvezza di un fidanzato lontano. Quando la torta appare nella mensa dell’orfanotrofio però, la suora interpretata da Alba Rohrwacher spegne qualsiasi entusiasmo invitando le bambine a fare un piccolo fioretto a Gesù rinunciando a una fetta della meritata torta. Il meccanismo di manipolazione mentale è molto efficace: le bambine brave rinuncerebbero a un piccolo piacere per un bene più grande, voi siete brave bambine, ergo voi rinuncerete a quella torta – destinata, per altro, nei piani della suora, all’abate di un vicino convento allo scopo di ingraziarselo. Un sillogismo aristotelico che non fa una piega e che rende plastico il concetto di rigidità e inflessibilità di cui è permeato il messaggio religioso delle suore del collegio. Un messaggio che però la piccola Serafina sceglie di non cogliere, riservandosi il diritto di azzannare la fetta di torta proprio perché bambina cattiva.
Le pupille non è la classica storia di Natale che ci aspetteremmo di trovare nella categoria dedicata alle feste di Disney+.
È una favola un po’ insolita, ripescata per caso da una lettera di Elsa Morante e trasformata in un’opera cinematografica girata in pellicola Super 16 e 35mm. Un film sui desideri puri e su quelli interessati, sulla libertà e sulla devozione, sull’anarchia che all’interno del rigido collegio può fiorire nella mente di ognuno. Così lo ha definito la sua regista, che ci ha abituati finora a degli standard qualitativi piuttosto alti. Le pupille è stato presentato al Festival di Cannes, oltre che a Telluride e Toronto, prima di sbarcare al Cinema Ritrovato di Bologna. Nel cast, oltre Alba Rohrwacher, troviamo Valeria Bruni Tedeschi, la già citata (e giovanissima) Melissa Falasconi, Carmen Pommella, Greta Zuccheri Montanari, Luciano Vergaro e Tatiana Lepore. Tra i produttori del film compare invece il nome del regista messicano Alfonso Cuarón, quattro volte Premio Oscar, che in un incontro ravvicinato al Festival del Cinema di Roma rivelò la sua passione per il cinema italiano. La regista Alice Rohrwacher si è dimostrata di nuovo all’altezza delle aspettative, confezionando un prodotto adatto a tutti, divertente per i più piccoli, dolce, intenso e profondo per i più grandi. La Rohrwacher riesce a rievocare atmosfere perdute nel tempo, giocando sui colori, le luci e le melodie che sembrano riaffiorare dal passato. Il suo tocco sensibile si è focalizzato su un particolare apparentemente minuscolo come le pupille per sorvolare il vasto mondo che queste possono contenere, lasciando passare la luce e muovendosi continuamente.
Amo molte le pupille, che vuol dire bambine. Mi ha sempre emozionato pensare che tutti abbiamo delle bambine dentro gli occhi, delle bambine ribelli che possono aprirsi, chiudersi, afferrare delle cose, ballare e anche quando il corpo non può muoversi, essere libere. Volevo fare un omaggio alle bambine e alle pupille. Tutti i miei film iniziano nell’oscurità. L’idea di entrare in un luogo che non conosco, in un luogo oscuro che è il cinema. Un posto in cui all’inizio dobbiamo amplificare i nostri sensi, perché non vedendo bene, forse ascoltiamo meglio e iniziamo a usare la nostra immaginazione. Per me è molto importante cercare di creare dei film che non distruggano l’immaginazione dello spettatore, ma anzi la evochino e la facciano crescere.
Sì, ma che fine ha fatto la torta rossa?