ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER su Locke & Key 3.
Ed ecco che anche il percorso iniziato da Locke & Key si chiude, dopo tre anni di piacevole compagnia. Siamo di fronte a una terza stagione più breve, con 8 episodi al posto dei 10 che avevano caratterizzato le precedenti. Se però la seconda stagione della serie tv fantasy di Netflix era stata apprezzata di più rispetto alla prima, quest’ultimo capitolo ha fatto qualche passo falso, tornando indietro e consegnando agli spettatori una conclusione molto favolistica e un po’ troppo scontata. Siamo di fronte a una stagione senza dubbio godibile ma non priva di punti deboli, dove viene introdotto nuovo materiale narrativo che però non è sviluppato in tutto il suo potenziale.
Ma partiamo dal principio. Locke & Key 3 ci riporta dove la seconda stagione si era conclusa (qui la nostra recensione). Tyler Locke (Connor Jessup) è andato via da Key House, scegliendo di non utilizzare il potere delle chiavi per salvaguardare i propri ricordi della magia e del dolore che inevitabilmente questa porta con sé. Kinsey (Emilia Jones) e Bode (Jackson Robert Scott) conducono una vita apparentemente serena nella vecchia casa di famiglia, insieme alla loro mamma, Nina (Darby Stanchfield) e allo zio Duncan (Aaron Ashmore), che hanno recuperato i ricordi legati al potere delle chiavi e al mondo magico a cui esse conducono. Sono passati due mesi dalla sconfitta del demone Dodge e i Locke cercano di rifarsi una vita, inconsapevoli del nuovo pericolo che li attende proprio oltre i confini della grandissima Key House.
Il nuovo antagonista di Locke & Key 3 è infatti il Capitano Frederick Gideon, ovvero il primo umano a essere stato trasformato in demone a seguito dell’apertura della Porta Nera.
Ma veniamo subito al primo ostacolo alla perfetta chiusura di questo dramma adolescenziale dalle tinte fantasy. Il Capitano Gideon è stato costruito come il villain per eccellenza, malvagio per il solo gusto di esserlo, demone spietato che ha come unico scopo quello di distruggere il mondo degli umani, radunando tutte le chiavi e utilizzandole per aprire una volta per tutte il varco che lo separa da quello dei demoni. Fino a qui nulla di strano: con la terza stagione l’antagonista diventa sempre più potente, come ogni struttura narrativa che si rispetti richiede. Eppure, Gideon è un avversario meno riuscito di Dodge. È un mostro privo di un reale scopo, dotato solo di forza bruta e di scarsa intelligenza, non davvero all’altezza di una battaglia finale come quella che ci si aspettava dalla terza stagione di Locke & Key.
Gideon non riesce a spaventare davvero, né a risultare imprevedibile come Dodge. A metà stagione, infatti, il demone che aveva terrorizzato i Locke nelle stagioni precedenti torna a muovere le fila della storia, rimettendo in moto l’azione di episodi che sembravano essere partiti piuttosto lentamente. Ma anziché sfruttare al massimo il potenziale di un antagonista così complesso, i creatori della serie hanno optato per un fin troppo rapido cambio di rotta e di intenzioni. Se prima lo scopo di entrambi era quello di portare i demoni sulla terra, ora Dodge sceglie di allearsi con i suoi nemici pur di disfarsi di Gideon, ma ciò non trova spiegazioni soddisfacenti a livello di trama. Allo stesso modo l’ingresso in scena di nuove chiavi (soprattutto quella del Salto temporale) poteva offrire numerosi spunti narrativi, che nella serie sono stati sviluppati solo in piccolissima parte.
L’idea di introdurre un modo per tornare nel passato era interessante, ma decidere che viaggiare indietro nel tempo non dovesse avere alcuna influenza sul presente è stata una soluzione fin troppo semplice, anche per questo prodotto Netflix.
Siamo di fronte a una stagione più breve e quindi più lineare rispetto alle precedenti, in cui gli schemi narrativi della prima e della seconda stagione vengono riproposti ancora una volta senza apportare cambiamenti decisivi (per esempio in Locke & Key 3 c’è l’ennesimo viaggio nella mente di un vecchio compagno di Rendell per recuperare una chiave potente nascosta da uno dei custodi). La sceneggiatura questa volta non brilla e i buchi di trama sono più presenti che mai. Alcune scene d’azione sono poco credibili. Alcuni scambi di battute fra i personaggi sono troppo semplici e tutto sembra un po’ ovattato, meno verosimile di ciò che abbiamo visto negli episodi delle prime due stagioni.
Non tutto ciò che accade trova davvero un riscontro all’interno della trama. Le azioni degli antagonisti non comportano sempre delle conseguenze come dovrebbe invece essere, e la prevedibilità degli schemi narrativi rende ogni cosa più surreale.
C’è senza dubbio qualcosa di poetico nella conclusione di Locke & Key. Il varco aperto tra mondo degli umani e mondo dei demoni si risana solo gettando nel vuoto tutte le chiavi; ultima la chiave Omega. Le porte di Key House si chiudono una volta per tutte e la famiglia Locke può finalmente ricominciare a vivere in una normalità di cui non ricordava più la forma. C’è anche tanta dolcezza nella riunione familiare con cui la serie si chiude. Sì, c’è tanto zucchero, ed è proprio questo che alla fine stomaca.
Nonostante l’interpretazione dei giovani protagonisti (la piacevole scoperta di Jackson Robert Scott, che in questa stagione sa diventare Bode e Dodge in modo eccezionale), l’inclusività , la bellissima complicità tra ragazzi e adulti e l’originalità nella creazione di così tante chiavi, Locke & Key si rivela l’ennesima storia prevedibile. Quella in cui quando due personaggi sono in pericolo e hanno bisogno di aiuto spunta sempre un deus ex machina dal nulla, pronto a mettere in pericolo la propria vita pur di salvarli. Quella in cui bastano pochi secondi per sconfiggere un nemico potentissimo e apparentemente imbattibile senza alcun tipo di conseguenza. Quella in cui i dettagli non vengono mascherati per essere poi rivelati agli spettatori al momento giusto, ma vengono loro sbattuti in faccia fin dal primo istante, senza il minimo mistero o la minima suspense.
La terza stagione della serie di Joe Hill, tratta dalla sua omonima serie di fumetti, avrebbe potuto dare molto di più, soprattutto come stagione conclusiva. Invece, ci troviamo davanti a una serie che aveva attirato l’attenzione per la sua leggerezza, per l’originalità , per la capacità di unire fantasy e teen drama a un pizzico di horror, ma che alla fine non ha saputo mantenere alto il livello di partenza. Locke & Key si è persa dietro la rapidità che ha caratterizzato quest’ultima tranche di episodi e che purtroppo non ha permesso di sviluppare con la giusta attenzione molti aspetti essenziali della trama, che avrebbero consentito forse alle cupe atmosfere iniziali di entrare ancora una volta nel cuore del pubblico.
L’evoluzione dei personaggi, fatta eccezione forse per quella di Tyler, si era già conclusa con la seconda stagione, senza dubbio la migliore delle tre, e qui nessuno di loro ha compiuto ulteriori passi avanti. La saga familiare dei Locke si è conclusa quindi in sordina, senza fare particolare rumore, lasciando i fan con una serie televisiva nel complesso piacevole da vedere ma che non brilla certo per precisione e cura nei dettagli. Un vero peccato per un prodotto originale Netflix dal così grande potenziale.