ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER su Lupin.
La seconda parte della prima stagione di Lupin, serie francese originale Netflix liberamente tratta dai romanzi del famosissimo Maurice Leblanc, ci catapulta esattamente dove ci aveva lasciati nella 1×05 pochi mesi fa. Lungo la costa di Étretat, in Normandia, Assane Diop si trova ancora una volta a fare i conti con chi porta a termine il lavoro sporco di Hubert Pellegrini, con l’uomo che, alla fine della scorsa puntata, aveva fronteggiato sul treno e che ora ha rapito suo figlio per arrivare a lui. Il freddo ma accogliente panorama francese, dove è ambientato il romanzo Arsenio Lupin e il segreto della guglia, non basta per far diminuire la tensione emotiva di questa scena.
Così attraverso numerosi flashback, che episodio per episodio collegano sapientemente il presente alle esperienze passate del giovane Assane, torniamo nella sua testa e lo accompagniamo nel viaggio alla ricerca di quella giustizia che suo padre non ha mai ricevuto. Nella prima puntata Omar Sy mostra tutta la sua determinazione, ma anche tutti i suoi dubbi. Dimostra di essere un uomo come tanti, dotato sì di un’immensa intelligenza ma anche di terribile vulnerabilità. La paura di aver confidato troppo nelle proprie capacità e in quelle del ladro gentiluomo, che da sempre gli ha fatto da modello, è tangibile quando crede di aver fallito e di non essere stato in grado di salvare la vita di suo figlio. Ma un momento di debolezza e di profondo terrore era necessario per dare consistenza a Diop e per spingerlo ad agire con la motivazione giusta. Gli ha permesso di andare avanti con il suo piano e non arrendersi di fronte alle intimidazioni di Pellegrini.
Tra momenti attesi, intrecci e novità, Lupin ci immerge nelle dinamiche della storia originale e aggiunge anche il giusto pizzico di attualità.
Senza dimenticare mai nemmeno per un secondo la storia del suo protagonista, la serie Netflix affronta ancora una volta tematiche importanti e delicate, come quella del razzismo che (non solo in Francia) c’è e c’è sempre stato, o quella del riscatto personale di un uomo che per troppo tempo ha subito i soprusi dei potenti senza scrupoli. Assane combatte con coraggio in ogni momento e, finalmente, rende partecipe delle proprie battaglie anche suo figlio, fin troppo coinvolto e ormai in grado di capire il motivo di tutte queste lotte senza fine. Un passaggio di testimone importante ed essenziale che, se unito alla tanto attesa collaborazione tra il ladro gentiluomo e il poliziotto Youssef Guedira (la cui figura come dice lui stesso ricorda quella dell’ispettore Ganimard), ci fa respirare per un attimo l’atmosfera dei romanzi, vista con gli occhi giovani di un ragazzo ma anche con quelli di chi ormai è cresciuto e ne ha fatto parte di sé.
Attraverso numerosi colpi di scena che si intersecano dal primo all’ultimo episodio, Lupin sembra voler lasciare sbalordito il pubblico, facendogli credere che Assane compia gesti surreali e al limite dell’improbabile, ma alla fine sa offrire una spiegazione logica e congruente a tutte le azioni e i lampi di genio di questo personaggio.
A rendere i cinque episodi ancora più piacevoli da guardare, non solo contribuiscono le magiche atmosfere notturne di Parigi e i luminosi riflessi dei palazzi sulla Senna, resi incantevoli da una bella fotografia, ma anche il profondo legame tra Diop e il suo amico di sempre Benjamin, compagno di avventure, di passioni e di vita.
Tuttavia la serie francese non è ancora impeccabile né priva di punti deboli.
Se la maggior parte degli elementi di queste puntate hanno saputo intrigare il pubblico con colpi di scena, azione e attualità, alcuni particolari hanno fatto storcere un po’ il naso. Non tutti i travestimenti di Assane risultano credibili fino in fondo, rendendo alcune situazioni poco realistiche e forzate, visto e considerato soprattutto che la sua immagine viene divulgata dai media francesi in tutto il paese. Inoltre, il finale di questa seconda parte, seppur colmo di sorprese, in fin dei conti si rivela un po’ banale e prevedibile, con la giusta punizione per l’uomo che ha ingannato Assane e suo padre Babakar. I creatori hanno forse voluto mantenere lo stampo tipico delle avventure del personaggio originale?
In ogni caso forse ci saremmo aspettati di più da queste puntate e avremmo sperato che mantenessero alta la qualità di una serie francese decisamente ambiziosa e apprezzata.
La seconda parte di Lupin si conclude così, non proprio confermando l’inaspettato successo avuto dalla prima parte, ma salutandoci sulle morbide e avvolgenti note di Gentleman Cambrioleur di Jacques Dutronc, con la promessa che Assane fa non solo a Claire e a Raoul, ma anche a tutti gli spettatori che hanno atteso con ansia questi 5 episodi. Il nostro moderno ladro gentiluomo sa di aver fatto la cosa giusta per se stesso e per suo padre e ora non può che fare altrettanto per il resto della sua famiglia. Deve allontanarsi per far sì che loro possano essere finalmente al sicuro, ma promette di ritornare a loro tanto quanto a noi, che lo attenderemo con ansia.
Non mi vedrete ma veglierò su di voi.
Perché la vera essenza di Arsenio Lupin, in fondo, sta proprio nella sua capacità di vedere senza essere visto, nella silenziosa fluidità con cui cammina sotto la luce, confondendosi nell’ombra che produce, come fosse un tutt’uno con essa.
Non ci resta che aspettare il suo ritorno, portatore di altre avventure in grado di farci riscoprire il potere della giustizia e del riscatto personale ma anche la bellezza della letteratura e dei suoi immortali (e sempre amati) personaggi.