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Maamla Legal Hai – Recensione della nuova serie indiana su Netflix

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Se avete avuto a che fare con i tribunali italiani il nuovo show rilasciato da Netflix è quello che fa per voi. Lo scorso 1° marzo, infatti, è uscita una nuova serie indiana ambientata nel tribunale di Patparganj. Dubitiamo che vi possa riconciliare con la dea Iustitia. Ma vi renderete conto che sarebbe potuta andare peggio.
Gli otto episodi della durata di circa mezz’ora l’uno di Maamla Legal Hai non sono un semplice legal drama perché parlano di molto altro. Non si limitano, cioè, a raccontare come funzioni la giustizia indiana. Né a farne una critica parodistica tout court. Con la scusa del tema legal affrontano argomenti piuttosto importanti in maniera ironica, persino sarcastica, addirittura cruda (facendo risuonare molti legami con Veep per la demenzialità di certe situazioni). Alleggerendo così questioni apparentemente semplici, come un divorzio, connotate da una drammaticità alla quale, come occidentali, non siamo abituati.

Kunal Aneja e Saurabh Khanna, gli autori, hanno dichiarato di aver avuto accesso a diverse storie legali realmente accadute, alcune oltre l’immaginazione. Per gli otto episodi di Maamla Legal Hai vengono trattati casi decisamente eccentrici, realmente ispirati alla vita reale, conditi con una buona dose di fantasia. La fusione tra realtà e finzione è ben fatta tanto che non è chiaro cosa sia una e cosa sia l’altra.
Tra i tanti casi presenti colpiscono quello del pappagallo, chiuso in una gabbia, che insulta una passante in maniera molto volgare. E quello del matrimonio tra minori. Il primo garantisce un’abbondante dose di ilarità, soprattutto al pensiero che esista una giurisprudenza in merito. Il secondo, invece, fa riflettere poiché parla, oggi nel 2024, di matrimoni combinati tra minorenni.

Come le montagne russe

Non c’è mai un attimo di tregua in Maamla Legal Hai. Su e giù, su e giù, in continuazione. Succede sempre qualcosa. E anche quando i personaggi sono seduti tranquillamente a bersi un tè arriva qualcuno o suona il telefono innescando una nuova avventura.
Ma per entrare nel vortice occorre superare la prima puntata, la più difficile, la più complessa, anche quella meno accattivante. Per altro quella che svolge alla grande la sua funzione: di introdurre personaggi e ambientazione. Dopo i primi trenta minuti i successivi sette episodi, poi, scivolano via con piacere. Anzi, nel corso d’opera la storia riesce ad attirare l’attenzione dello spettatore stimolando in lui una curiosità che lo porta a guardare tutto senza interruzione.
Non siamo certamente di fronte a un capolavoro. Ma va detto che Maamla Legal Hai assolve pienamente il suo dovere di intrattenere il pubblico. Il che, di questi tempi, è già tanta roba.

Del resto una voce fuori campo ci avvisa subito che ora che ci troviamo qui, nella sede del tribunale di Patparganj, sarà difficile riuscire ad allontanarsene. Resteremo intrappolati dai cavilli legali, dagli esagerati ritardi dei ricorsi. Soprattutto, verremo assorbiti nelle vicende dei personaggi che incontreremo strada facendo. Gente ingegnosa, capace di cavarsela in ogni situazioni. Apparentemente un po’ strani hanno molta più bontà di quanto dimostrino realmente.

La storia

Maamla Legal Hai
Ravi Kishan interpreta VD Tyagi

La prima puntata di Maamla Legal Hai si apre con l’insegna della corte distrettuale sopra la quale sono sedute due scimmiette intente a discutere dei fatti loro. Alle spalle dell’insegna è presente un fatiscente edificio giallognolo nei corridoi del quale si muovono una quantità di persone indescrivibile. Gran parte di esse indossa una giacca nera. La cosa salta immediatamente all’occhio, come fosse una divisa. Sono gli avvocati.
Le inquadrature successive ci mostrano una strada che finisce all’ingresso dell’edificio. Lungo i bordi sembra ci siano bancarelle ma in realtà sono gli uffici dei rappresentanti legali. E subito si intuisce che più ci si allontana dall’edificio minori sono le capacità di chi occupa una porzione di strada.

I migliori hanno lo studio all’interno del tribunale. Il migliore dei migliori, poi, è anche il presidente dell’ordine.

Lo vediamo entrare in aula, sicuro di sé, persino baldanzoso. È VD Tyagi, interpretato da Ravi Kishan. Dietro di lui un codazzo di uomini lo accompagna. Sono i suo assistente e i suoi due tirocinanti: Law e Order. E questa non sarà l’unica citazione che vi farà sorridere.
VD Tyagi è un avvocato difensore. Ha la parlantina sciolta e conosce così bene il codice che è in grado di piegarlo a suo piacimento riuscendo a ridurre pene o far assolvere i suoi clienti. Tutti lo stimano, vogliono entrare nelle sue grazie. Ha un piano: diventare procuratore generale dell’India. E per farlo deve vincere le elezioni che si terranno di lì a breve.

Protagonista femminile di Maamla Legal Hai è Ananya Shroff, interpretata da Naila Grewal. Ananya arriva con una Mercedes nuova venendo attorniata da un nugolo di avvocati che la scambiano per una facoltosa cliente da accaparrarsi. Ananya ha studiato ad Harvard ed è piena di ideali. Per cui si scontra con la dura realtà quotidiana rendendosi conto che il suo sogno di aiutare le persone rischia di finire ancor prima di cominciare.

Il giusto equilibrio

Maamla Legal Hai
Naila Grewal e Nidhi Bisht rispettivamente Ananya e Sujata

In mezzo alle disavventure nel tribunale, alcune delle quali davvero spassosissime, i protagonisti intraprendono un percorso che li porterà cambiare. L’apparenza con la quale vengono presentati lentamente si modifica e si adatta, lasciando spazio a una realtà più concreta e realista. Mentre VD Tyagi è costretto a rapportarsi con il suo passato Ananya comprende che il suo futuro dipende solo ed esclusivamente dalla sua capacità di adattamento. Mentre il primo riesce ad accettarsi per quello che è reinventandosi (e speriamo in una seconda stagione per capire fino a che punto gli autori siano in grado di spingersi), la seconda sfida un sistema più grande di lei ottenendo delle piccole ma significative vittorie.

In particolar modo Ravi Kishan è davvero bravo nell’interpretare il viscido avvocato dai capelli untuosi, capace di elargire e riscuotere favori per ottenere quello che gli occorre. La sua capacità più grande è quella di saper adattarsi al personaggio a seconda delle situazioni in cui si trova. Maltratta i suoi sottoposti ed è ossequioso con un giudice anziano. L’attore lo fa in maniera molto fluida tanto da risultare naturale, credibile dimostrando una capacità interpretativa tale da lasciar sempre in sospeso il giudizio su di lui.

Attorno a loro c’è un contorno di personaggi ricorrenti davvero sorprendenti. Alcuni spiccano maggiormente grazie a interpretazioni davvero convincenti. In particolar modo sorprende quella di Nidhi Bisht, nei panni di Sujata Negi, avvocata non ancora capace di ottenere un ufficio dentro il tribunale perché troppo persa a far lavorare al posto suo gli altri. L’incontro con Ananya l’aiuterà a scoprire che il lavoro, alla fine, val la pena di esser eseguito personalmente ritrovando il piacere di andare in aula rendendola, di fatto, un personaggio femminile che non andrebbe sottovalutato. Anzi.

Tanti pregi e un problema

Nel complesso Maamla Legal Hai ha il pregio di avere un cast molto ben equilibrato nel quale nessuno ruba la scena a nessuno. Ciascun personaggio è ben dosato e compare là dove deve senza infastidire o, peggio, appesantire la trama.
Le storie che contornano la principale, quella dell’elezione di VD Tyagi, variano tra lo spassoso e riflessivo ponendo, però, l’accento su una lacuna. Quella di guarda, soprattutto se occidentale. Alcune scene, infatti, possono sembrare addirittura inaccettabili ai nostri occhi. Maamla Legal Hai, ancora più che altre serie indiane presenti su Netflix, approfitta della sua ambientazione per mostrare un lato dell’India decisamente distante da noi. La domanda che ci dovremmo porre, ancor prima che il giudizio è la seguente: si tratta soltanto di cultura, di costumi e usanze? O c’è qualcosa di più fine, sotto?
Indipendentemente da che genere di riflessione vorrete fare il nostro consiglio è quello di dare a questa serie un’opportunità perché ne vale davvero la pena. E non lasciarla cadere nel dimenticatoio come tante sue colleghe.