Chi cerca redenzione va in cerca di qualcosa che possa salvarlo dal senso di colpa, dalla oramai costruita consapevolezza di avere di fronte a sé uno dei cammini più difficili da portare avanti e compiere, uno dei momenti più delicati della propria esistenza. Cercare una redenzione implica mettersi in discussione, affrontare i propri fantasmi una volta e per tutte per poi metterli al muro definitivamente. E’ complesso, distruttivo. In cerca della redenzione, puoi anche arrivare a perderti. Puoi scoprirti non pronto. I protagonisti di Mare Fuori, quel branco di pischelli che abbiamo conosciuto tra le strade e le celle di Napoli, avevano tanto da farsi perdonare, troppo. Su di loro gravava la totale consapevolezza di non aver potuto agire per difendere chi avrebbero voluto tenere lontano dal pericolo, o la certezza di essere stati proprio loro i carnefici di quel male che da sempre rovina e disintegra una vita che non può offrire niente di più che un finale amaro in cui quello che conta non conta mai davvero così tanto come le famiglie gli hanno raccontato fin da quando hanno imparato a camminare da soli. Perché a camminare non glielo ha insegnato nessuno.
Quel proverbio così diffuso che sostiene <<se cadi, poi ti rialzi>> per loro non ha mai conosciuto alcuna realtà. Se cadevano, se si dimostravano incapaci di compiere ciò che gli veniva richiesto, sarebbero caduti un’altra volta. Nessuno gli avrebbe spiegato come mettere un piede di fronte all’altro. L’unica cosa che gli era permessa era vincere, vincere e vincere. Ma non le battaglie degne di chiamarsi tali, bensì solo quelle che avevano a che fare con l’orgoglio e l’onore, con la tradizione criminale di una famiglia che non ha mai guardato dall’altro lato della casa non pensando che, nel frattempo, un figlio veniva rovinato. Ma questo, i personaggi di Mare Fuori 3, stanno cominciando a capirlo.
Forse alcuni male, forse altri lo sanno ma non ne sono consapevoli, forse c’è perfino qualcuno che fa di tutto per non raggiungere questa nuova verità, ma una cosa – attraverso questi tre episodi – è certa: Mare Fuori 3 è cambiata e, di conseguenza, sono cambiati anche i suoi protagonisti.
Che spreco di tempo sentirsi inadatti. E che spreco di tempo farsi plasmare da un ambiente che non ti concede neanche per un momento la speranza di poter essere, un giorno, qualcosa di diverso. La terza stagione di Mare Fuori 3 comincia in modo quasi caotico: Filippo, adesso con Naditza, comincia a vivere senza piani lasciando che il tempo trascorra senza mai stargli dietro. Carmine, d’altro canto, vive ancora dentro quella cella in cui paradossalmente ha trovato più libertà di scelta che in qualsiasi altro posto. L’arrivo di Rosa Ricci, la sorella di Ciro, gli ricorda da cosa scappava ma ancora di più gli ricorda cosa ci sia ancora lì fuori. La vendetta nel mondo della criminalità in cui è cresciuto non dorme mai, è sempre sveglia e interrompe i sonni altrui. Il sonno di Carmine non è mai cominciato perché la sua vita è sempre stata decisa a tavolino da chi in faccia non guardava nessuno e auspicava solo al potere, un potere che Carmine non ha mai voluto e che adesso ritrova negli occhi di Rosa, una ragazza che ha sempre vissuto nell’ombra di una famiglia in cui nessuno cadeva mai.
Mare Fuori 3, in modo ancor più consapevole rispetto alle prime due stagioni, affronta attraverso le prime sue due puntate la lotta che i protagonisti fanno con la loro – sperata o non voluta – redenzione. Ciro è andato via già da tempo, e la sua dipartita ha raccontato qualcosa che forse era già ovvio, ma che solo pochi prescelti avevano capito: per liberarsi dal male, bisogna (anche) allontanare la fonte. Ciro era la fonte di odio e vendetta più forte lì dentro, la concretizzazione per eccellenza di tutto quello che i protagonisti avevano vissuto al di fuori di quel carcere. Ogni passo in avanti veniva così sabotato. Perfino lui, però, sul punto di morte chiede al comandante di dire al padre che non ha avuto paura quando il pericolo era reale e la sua vita giunta alla fine. Perché nessuno, al di fuori di quel posto, gli aveva mai concesso la possibilità di averne anche solo un po’. Quanto basta per ricordarsi di pensare prima di agire. La lezione del padre Ciro l’aveva imparata, e voleva che lui lo sapesse.
Ma c’è un motivo per cui nessuno dei ragazzi, a parte qualche eccezione, non ha mai avuto la possibilità di aver paura. Provare questo sentimento implica temere qualcosa, imparare a calibrare le proprie scelte, ricordarsi che qualcosa da perdere c’è sempre. Ciro, così come altri, non poteva permetterselo. Non poteva per suo padre, per l’uomo che gli era stato imposto di essere, per l’unico mondo a cui credeva di poter appartenere. Ma adesso Ciro non c’è più, e i ragazzi – attraverso le loro celle che inizialmente gli stavano strette – cominciano a comprendere cosa sia bene e cosa, invece, sia male.
Ed è proprio Gaetano, attraverso il primo episodio della terza stagione, a dimostrare che qualcosa stia finalmente cambiando. Togliendosi il simbolo per eccellenza che ricorda Ciro, racconta di voler una vita lontana da tutto quello che ha inseguito seguendo il passo di quello che, durante quei momenti, riteneva una guida, la scelta perfetta per diventare invincibili. Soltanto con la sua assenza Gaetano comprende che essere invincibili non è ciò per cui siamo nati. Siamo nati per fare altro, siamo nati per essere altro. La direttrice e il comandante riprendono a respirare quando scoprono il cambiamento di Gaetano, comprendono una volta e per tutte che quel che fanno ha degli effetti e che, nonostante i passi indietro, farne mille avanti è possibile.
Le prime due puntate di Mare Fuori 3 anticipano l’inizio di una stagione difficile che metterà in serie difficoltà i principi su cui molti protagonisti come Rosa sono cresciuti. Forse in alcuni casi le cose andranno per il verso sbagliato, forse in altri riusciremo a vedere gli effetti che abbiamo potuto osservare sul viso di Gaeatano che finalmente, adesso, ha ripreso vita. Gli occhi cupi che faticavano a guardare in su adesso stanno imparando a guardare gli occhi degli altri con una luce che preannuncia l’entrata in scena di una nuova realtà, una realtà in cui forse – finalmente – si potrà imparare a camminare imparando ad aver paura, quella paura che poi alla fine ti mette al riaparo. Sarà complicato, e quello che aspetta i protagonisti di Mare Fuori 3 sarà quasi impossibile da gestire, ma qualcosa – in queste prime due puntate – preannuncia un cambiamento, l’inizio di un percorso che arriverà a un traguardo facendo forse a volte dei passi indietro, ma anche mille in avanti.