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Maria Antonietta – La Recensione della prima stagione di una Serie Tv ammaliante

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ATTENZIONE: proseguendo nella lettura potreste trovare spoiler su Maria Antonietta

Sono uscite ieri, 8 marzo 2023, le due puntate conclusive della prima stagione della serie dedicata all’ultima regina di Francia dell’ancien régime, Maria Antonietta. Le otto puntate, una esclusiva Sky, sono ora disponibili in streaming su Now.
Si tratta di una coproduzione franco-britannica ed è stata trasmessa in prima mondiale da BBC 2 e Canal Plus lo scorso 31 ottobre. In Italia, invece, sono stati trasmessi due episodi a settimana a partire dallo scorso 15 febbraio.
La serie è stata annunciata all’indomani del finale di Versailles, altra grande produzione francese andata in onda tra il 2015 e il 2018. I dirigenti della rete transalpina hanno scelto come showrunner la sceneggiatrice britannica Deborah Davis, candidata all’Oscar e al Golden Globe e vincitrice di un BAFTA per aver scritto la sceneggiatura de La favorita, film del 2018 diretto da Yorgos Lanthimos e con protagoniste Olivia Colman (vincitrice di un Oscar come miglior interprete), Emma Stone e Rachel Weisz.

Come sovente accade per le serie televisive che trattano i personaggi storici, la trama la si conosce già. Sappiamo tutti, infatti, la brutta fine che farà la giovanissima arciduchessa asburgica che lasciò la corte di Vienna all’età di quattordici anni per raggiungere quella francese per sposare il futuro Re di Francia, Luigi XVI. Quello che magari non sappiamo sono i dietro le quinte, la parte cioè più interessante e succosa. Ed è proprio di questo che Marie Antoinette, il titolo originale dell’opera, parla nelle otto puntate di quasi un’ora ciascuna: di quel che accade alla corte di Versailles nel periodo compreso tra il suo arrivo e la nascita del suo secondogenito, Luigi Giuseppe.

Emilia Schüle 640×360

Una giovanissima Maria Antonietta, interpretata da una meravigliosa Emilia Schüle (Berlin Station e Treadstone) dopo aver ricevuto le ultime istruzioni dall’Imperatrice d’Austria sua madre, interpretata da Marthe Keller (Il maratoneta e Fedora), attraversa la Svizzera e la Germania giungendo al confine con la Francia. Nonostante tutte le buone raccomandazioni dell’Imperatrice Toinette, come verrà amichevolmente chiamata dalle sue poche amiche di corte, è austriaca e gli austriaci, si sa, hanno nomea di esser dei villani rispetto ai francesi. Al di là del fiume, ad accogliere la futura regina di Francia, c’è Madame de Noailles, soprannominata madame Etiquettes, interpretata da Laura Benson (Le relazioni pericolose). L’incontro tra le due donne è esplicativo: di fronte a sé Maria Antonietta troverà un assaggio di quello che l’aspetterà una volta a Versailles. Deve lasciare il suo cane e i suoi vestiti per indossare quelli francesi e dimenticarsi del tutto della sua provenienza.
Giunta finalmente alla reggia fa il suo incontro con il resto della famiglia reale, tra i quali: il futuro marito Luigi XVI, uno spilungone dinoccolato interpretato da uno splendido Louis Cunningham; il futuro cognato Provence, interpretato da Jack Archer (The Bay); il Papa Roi Luigi XV, interpretato da un intenso James Purefoy (Rome e The Following); la principessa Lamballe, interpretata da una deliziosa Jasmine Blackborow; e madame du Barry, interpretata da Gaia Weiss (Bianca come il latte, rossa come il sangue e Vikings).

Maria Antonietta suscita un coacervo di sentimenti nella corte francese creando subito una netta spaccatura: da una parte i suoi adoratori e dall’altra quelli che la odiano, con in mezzo il marito, che preferisce andare a cavallo e occuparsi di piccioni e non è in grado di spiccicare parola di fronte alla sua Delfina, e Papa Roi che per la ragione di stato cerca di far quadrare i conti e riappacificare gli animi. Sì, perché il matrimonio tra il nipote e l’arciduchessa d’Austria è un affaire d’état che serve, con la nascita dell’erede al trono, a siglare un patto d’acciaio tra le due superpotenze europee.
Ovviamente, più o meno in modo palese, gli intrighi perché il matrimonio e la conseguente alleanza falliscano sono all’ordine del giorno. La fazione che detesta Maria Antonietta complotta alla sue spalle, vuoi per interessi personali, vuoi per semplice noia e antipatia mentre i suoi supporter, invece, sono molto meno smaliziati e subiscono più o meno silenziosamente.

Maria Antonietta
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E così, per otto puntate, lo spettatore è messo al corrente di quello che accade a corte: non ci si annoia mai! Dei capricci dei nobili, della loro sete di potere e del loro rancoroso sciovinismo. Di macchinazioni e tradimenti, di risentimenti e incomprensioni. Di rigide regole non scritte che prevedono il ritratto della defunta Regina in stanza da letto e dell’impossibilità di andare a cavallo e divertirsi un po’, ogni tanto.
Maria Antonietta racconta, in sostanza, i soprusi e le angherie subiti da una ragazzina di quattordici anni che è costretta a sposarsi contro la propria volontà con un giovane che non ha alcuna esperienza di vita e nessun desiderio di fare il Re. I due adolescenti, inizialmente sconosciuti, impareranno non senza un’enorme fatica, a fidarsi l’uno dell’altra fino maturare e prendere possesso della Francia e della corte di serpenti che li accompagna.

Lo staff di sceneggiatura è composto, oltre a Deborah Davis, da altre tre donne: Louise Ironside, Chloe Moss e Avril E. Russell le quali hanno voluto dare una lettura senza tempo alla vita di Maria Antonietta. Un quartetto femminile scelto con cura, con l’obiettivo di raccontare la storia di una regina capace di rompere le tradizioni e le consuetudini. Le sceneggiatrici, infatti, pur adottando alcune licenze poetiche nemmeno tanto scandalose ma che in Francia hanno fatto gridare alla vergogna, hanno deciso di puntare i riflettori sulla crescita e sull’evoluzione di una giovane austriaca allontanata da casa e data in pasto agli squali. Tradita e abbandonata dalla madre, Maria Antonietta è costretta a crescere in fretta per poter sopravvivere. Del tutto all’oscuro di come vada il mondo la giovane arciduchessa, sbattendo il naso di qua e di là, impara in fretta a camminare sui cadaveri delle sue avversarie per raggiungere la vetta dalla quale può finalmente respirare aria un po’ meno mefitica. La fatica di questa scalata è perfettamente resa dall’intensità recitativa di Emilia Schüle. I suoi occhi e il suo volto rimandano perfettamente le difficoltà di stare in un luogo dove non si vorrebbe. Così, dall’innocenza dell’inizio l’attrice piano piano trasforma il suo personaggio in una donna battagliera e decisa a farsi valere. Il cambiamento non è privo di drammatiche rinunce e compromessi dolorosi che Emilia Schüle, anche grazie a una regia sapiente capace di valorizzarla, porta sullo schermo con grande naturalezza.
Ma la bravura della protagonista da sola non farebbe di Maria Antonietta lo spettacolo sontuoso che è. Accanto a lei, infatti, tutti gli attori concorrono a impreziosire come gemme uno show davvero pregevole. E non importa che, come in tutte le serie storiche, ci siano degli errori storici anche grossolani. I personaggi presenti in scena, per lo più reali, sono davvero interessanti e tutti molto bene interpretati dagli attori che ne evidenziano i pochi pregi mettendo in mostra i molti difetti come medaglie al valore.

Maria Antonietta
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Apparentemente lenta questa prima stagione è, in realtà, maestosa come una sarabanda barocca. I dettagli evidenziati dai due registi, Geoffrey Enthoven e Pete Travis, potrebbero sembrare inutili, persino ripetitivi ma non è così. Ogni particolare, come per esempio restando in tema musicale, i riferimenti a Mozart e la presenza del Chevalier de Saint-George, viene messo in luce. E che luce: la fotografia dipinge scene che sono davvero una goduria per gli occhi. Ogni particolare è una finezza significativa e non un semplice esercizio di stile. E lo si capisce benissimo, per esempio, dai lunghi primi piani intensi portati avanti in un sostenuto silenzio creativo.
Proprio come l’antica danza spagnola, Maria Antonietta è piacevole, accattivante, persino seducente. Al tempo stesso, nasconde qualcosa di segreto e torbido. Ti prende per mano e ti conduce, attraverso i corridoi e i passaggi segreti di un palazzo sfarzoso, nella miseria oscura dell’essere umano che, una volta tolti gli abiti, meravigliosi, e le parrucche, incantevoli, rimane nudo. Come il re nella celebre novella di Andersen.