Maschile Singolare ha esordito su Amazon Prime Video lo scorso 4 giugno, raccontandoci la storia di Antonio e della relazione più difficile che abbia avuto nella sua giovane vita, quella con sé stesso.
In molti si possono riconoscere nel giovane aspirante pasticcere. Perché quella di Antonio è una storia che un po’ tutti conosciamo, in alcuni casi perché l’abbiamo vissuta in prima persona, in altri perché abbiamo assistito a questo percorso intrapreso da un* amic*, che come il protagonista è rimast* incartat* nella fine di una relazione duratura.
Ed è proprio da questa sbilanciata relazione che la storia prende vita, dal momento in cui Antonio scopre che Lorenzo, suo marito, si è innamorato di un altro uomo dopo ben sedici anni. Un trauma da cui viene investito e a cui si limita semplicemente a sopravvivere costretto dalle incombenze, trovarsi una nuova casa, fare nuove esperienze, essere spinto dagli amici a reagire in un momento dove non ha nemmeno le energie per processare la notizia. Perché Antonio appartiene a quella categoria di persone che sono abituate, un po’ per la durata della storia iniziata durante la formazione della loro personalità, un po’ perché c’è l’ha nell’indole, a concepirsi solo all’interno di una coppia.
A ragionare per due, a sentirsi completo solo se può parlare di sé usando un plurale, anziché il maschile singolare.
Quante persone conoscete che sono scivolate nello stesso errore? Costruire un noi prima che il proprio io fosse messo a fuoco? Capita più volte di quante ne riusciamo a contare, e proprio come vediamo succedere al protagonista, la risalita verso la superficie è un percorso demoralizzante. Quasi impossibile da percorrere con successo se non viene fatto insieme a dei veri amici.
Nella storia diretta e scritta da Matteo Pilati e Alessandro Guida, questo ruolo spetta alla vulcanica Michela Giraud (che si è da poco trovata in una sgradevole situazione social) e Eduardo Valdarini, che nel film interpretano Cristina e Denis e si occupano della rieducazione sentimentale del tenero Antonio, spronandolo ad avere coraggio e cercare se stesso.
Il film del duo Pilato e Guida funziona per quanto riguarda il ritmo e l’ironia usata per sdrammatizzare e raccontare alcun dinamiche dei rapporti sentimentali. Si concede tempi più lenti quando deve sottolineare la fase depressiva post rottura di Antonio, per farci percepire la sensazione di stallo del protagonista e accelera quando la sua vita ingrana di nuovo la marcia. Galvanizzata dagli incontri sessuali e non che il ragazzo inizia a fare, buttandosi finalmente nel mondo senza paracadute.
Tuttavia qualcosa non arriva del tutto, probabilmente a causa del fatto che il percorso di consapevolezza di Antonio viene raccontato senza mai mettere davvero il focus sui motivi di questa sua interdipendenza dal suo rapporto di coppia, la sua incapacità di definirsi fuori dalla sua relazione.
Sarebbe stato più efficace in Maschile Singolare, mostrare il perché di questo risultato.
Anche alcuni personaggi si potevano approfondire meglio. Se gli aspetti più insicuri e teneri del ruolo di Antonio vengono raccontati con buona credibilità sullo schermo (e interpretati benissimo da Giancarlo Commare già visto in Skam Italia), il quale rende giustizia a tutte le fragilità del protagonista, quelli dei suoi due coprotagonisti – Cristina e Denis – per quanto piacevoli scivolano spesso nel cliché in cui queste personalità finsicono per venire incasellate in questa tipologia di commedia.
Lei sprezzante e dirompente ma molto prevedibile e lui troppo ancorato al classico stereotipo dell’amico gay eccentrico e sfrontato, tutto vizi e trasgressioni ma dell’animo profondo e la figura genitoriale inesistente. Si poteva fare di più sotto questo aspetto.
Il cast del film uscito su Amazon Prime Video il 4 giugno comunque convince e fa bene quel che deve, Commare trasmette tutta la l’incertezza che il suo Antonio deve comunicare, così come la Giraud ci regala qualche minuto dalle sua arte comica, che chi la segue ha imparato ad amare. Una menzione d’onore va a Gianmarco Saurino, già visto in Doc – Nelle tue mani, Che Dio ci aiuti e Leonardo, sicuramente l’interprete migliore in tutto il film, che porta sullo schermo il personaggio di Luca. Finalmente un esempio di personaggio gay che esce dei soliti contorni che il cinema ci ha ostinatamente proposto.