Si è conclusa giovedì la nona edizione di Masterchef. C’era la paura che un format come questo, sempre uguale, dopo tanti anni risultasse noioso. In più mancava la scheggia impazzita chiamata Joe Bastianich (qui le motivazioni dell’addio). La sua preparazione televisiva, il suo mettersi in gioco, la sua impulsività e fantasia erano ingredienti che avevano resto Masterchef uno show imprevedibile. Senza di lui, poteva essere monotono.
La sua assenza, invece, non si è sentita. Perché quella a cui abbiamo assistito è stata una delle edizioni più belle di Masterchef Italia.
Sono partiti in molti. Tutti pieni di speranza e aspettative. Alla Masterclass sono riusciti ad accedere solo in 20. E, ironia della sorte, il primo a presentare il suo piatto alle selezioni è stato proprio colui che poi ha vinto il programma. Sto parlando di Antonio.
È arrivato timido e insicuro dei proprio mezzi. Episodio dopo episodio si è accorto che qualcosina la sapeva fare. E se ne sono resi conto anche i concorrenti e i giudici. I suoi piatti erano curati nei minimi dettagli, bellissimi e gustosi. È vero, c’è stato un momento in cui ha presentato delle creazioni orrende. Ad esempio il Boazzone, fratello del Mappazzone, come l’ha ribattezzato Barbieri. A parte alcuni svarioni, non ha deluso nessuno. È sempre rimasto positivo e leale e, anche quando sembrava che il suo sogno a Masterchef fosse finito, era contento per le sue due compagne di viaggio. Ma c’era un motivo per cui non era salito subito in balconata. Il suo piatto era il migliore. E lo è stato anche nella finale, presentando un menù che rispecchia chi è Antonio: un ragazzo semplice e genuino.
Quando Cannavacciuolo ha urlato il suo nome, tutti abbiamo esultato. Per la sua bravura e perché ha vinto l’emblema del concorrente perfetto. Un Antonio che ha condiviso la sua gloria con l’amore della sua vita, chiedendo al compagno che aveva sempre creduto in lui di sposarlo. In uno dei momenti più commoventi e belli di Masterchef.
Antonio ha battuto in finale Marisa e Maria Teresa. La prima ha sempre dimostrato la sua bravura e freddezza. Spesso è riuscita a recuperare da un errore fatale, concentrandosi sui piatti e su quello che doveva fare. Ha affrontato Masterchef con un giusto mix di creatività, cuore e testa. Spesso bersaglio dei colleghi insieme a Francesca e Antonio. Purtroppo è crollata proprio alla fine. Perché è riuscita a portare a termine il suo menù ma nei suoi piatti c’erano troppi errori. Solo uno su quattro è risultato perfetto.
Maria Teresa è la villain della stagione. Acida, troppo diretta, imprigionata in questo personaggio che si è costruito da sola. Risulta antipatica, un Gilberto in gonnella. Anche gli chef la redarguiscono più volte.
«Non bisogna pensare solo a come colpire le persone» le dice Barbieri.
Al di là del suo carattere Maria Teresa è brava e organizzata. Vince spesso, non sbaglia quasi mai. Presenta un menù che unisce le sue origini pugliesi all’amore per il marito. Ma l’avversario da battere stavolta è troppo forte. Il trono non è suo, di una persona che ricorda in qualche modo Cersei Lannister. Perché quando serve, colpisce. E Davide viene affondato. Sempre serio, rigido, concentrato e strategico. Eppure cade nella trappola di una Lannister. Deve riprodurre il difficilissimo dessert di Casagrande. E pecca di superbia e altezzosità, dicendo di essere soddisfatto di un piatto evidentemente sbagliato e che i giudici non hanno assaggiato. Questi ultimi non lo perdonano. Pensa che Maria Teresa l’abbia attaccato perché ha paura. In realtà non lo stima.
Canticchiare la sigla di Game of Thrones in segno di sfida non è servito poi molto.
Anche i giudici di Masterchef quest’anno sono stati impeccabili.
Dopo molte triadi e quartetti, tolti gli elementi cattivi, estrosi o intimiditi (vedi Cracco, Bastianich e la Klugmann), eccolo il perfetto tris, quello che aspettavamo ormai da tempo. I tre si bilanciano perfettamente ed è evidente che si divertono in quello che fanno. Sono diretti quando serve, imperscrutabili se il momento lo richiede. Tecnici e precisi nei commenti, introspettivi con i concorrenti e perfetti motivatori.
Cannavacciuolo spinge continuamente i concorrenti a riflette e così insegna. Fa capire loro l’errore o il lampo di genio. È un gigante buono, che sa commuoversi e essere ironico. Rimarrà negli annali il momento in cui chiede a Antonio che ha presentato un piatto chiamato “Il Mio Primo Pesce”: “E com’è il tuo primo pesce Anto’? [..] Mi racconti del tuo primo pesce?”. Al suo fianco c’è Barbieri, un giudice ormai esperto. Del resto è lì dalla prima edizione di Masterchef. E meno arrogante del solito. Forse avere accanto due come Cannavacciuolo e Locatelli lo ha rabbonito? Abbiamo imparato ad amare Locatelli nella scorsa stagione. Elegante, amichevole con tutti, trova sempre un modo gentile per comunicare con i concorrenti, anche se deve dire cose spiacevoli.
E una gioia per i nostri occhi sono stati i momenti in cui hanno cucinato. Sembrava di vedere un artista all’opera.
In generale è stato un percorso lungo, faticoso, emozionante e meraviglioso. Masterchef continua a farci scoprire luoghi bellissimi e pieni di storia della nostra Italia e, talvolta, del mondo. Gli ospiti, portando la loro idea di cucina, aggiungono altri ingredienti per il successo dello show. Parliamo di nomi come Iginio Massari (creatore di una linea di dolci ispirata alla Casa di Carta) che si vanta del titolo di “Miglior Pasticcere del Mondo”, imitato perfettamente da Nicolò in un momento epico. Del giovane Jeremy Chan, mix di genio e bellezza, che ha imparato l’italiano leggendo Dante. Ultimo ma non meno importante di Paolo Casagrande, i cui piatti sembrano delle vere e proprie opere d’arte.
A contribuire al successo di questa edizione sono stati soprattutto i concorrenti. Preparati, decisi, bravi, ben selezionati e saggiamente costruiti. C’era il buono, il cattivo, l’estroso, il vecchio saggio, il giovane, l’arrogante, il tradizionalista, l’ironico e altri, declinati sia al maschile che al femminile. Certo, magari qualcuno è uscito prima del previsto, come Francesca. C’è chi venuto fuori subito come Antonio e Marisa, altri con il passare del tempo come Davide e Nicolò. Erano anni che la gara non era così incerta. Ad un certo punto tutti potevano vincere e tutti potevano uscire. Non c’era uno che staccava nettamente gli altri. E nella finale, benché abbia vinto il migliore, si è visto. Una delle più belle, sicuramente nella top 3 di Masterchef. Perché quella tra Niccolò e Stefano è imbattibile.