Ci siamo salutati martedì con Blackout – Vite Sospese, ci rivedremo per Il Conte di Montecristo e torniamo a inizio settimana con Mina Settembre 3: insomma, il calendario Rai Uno in questo primo mese dell’anno è più impegnato dell’agenda di Emmanuel Macron che, appunto, trovando qualche ora a disposizione libera ha deciso di occuparsi delle cause più importanti: far ritornare Emily di Emily in Paris a Parigi, con nostra gentilissima concessione. Ed eccoci dunque pronti per iniziare la nuova settimana Rai Uno con il quinto e sesto episodio di Mina Settembre 3 che, intanto, sta per entrare nel vivo della stagione.
Qual è il problema di un prodotto che è ufficialmente entrato nel vivo della narrazione? Che non ha più tempo da perdere, e deve dimostrare qualcosa. E Mina Settembre 3 qualcosa in questa stagione deve dimostrarla. Anche se, per fortuna, sta andando meglio del previsto.
Cosa sta andando bene in questa stagione di Mina Settembre 3? Tutto. Tutto eccetto la trama principale
Quando si dice che la scrittura di un personaggio e la sua caratterizzazione sono tutto, fidatevi. Fidatevi perché noi abbiamo il latte alle ginocchia fin dalla prima puntata. Ma se fino a una settimana fa tentennavamo, davamo il beneficio del dubbio, aspettavamo, adesso – giunti a questo punto – non lo facciamo più. Perché la storyline principale affidata a Viola è lecita, ma sono il modo e la scrittura del personaggio a rendere tutto tanto e troppo. Giunti a questo punto, è diventato complesso guardare la stessa dinamica ripetersi fino allo sfinimento per giungere a un punto di cui conosciamo già il finale.
Da quella prima puntata, Mina Settembre 3 continua a mostrarci una Viola che, nei momenti bui, decide di offrirsi come baby sitter per la madre biologica tramite un messaggio. Nei momenti buoni, non risponde. In quelli tiepidi, quando non sei né carne e né pesce, osserva il telefono meditando. Così fin dalla prima puntata. Con uno sguardo che non passa mai restando sempre lo stesso avvilito di sempre, Viola sembra non emergere mai, non crearsi una propria identità pur cercandola – legittimamente – nel suo passato.
L’errore probabilmente risiede in una scrittura non troppo approfondita del suo personaggio che, guardando indietro, si dimentica di chiedersi chi sia davvero. E così di Viola non resta niente se non fin troppi stereotipi e cliché che rendendo ridondante il suo personaggio e la sua storyline. Faremmo anche finta di niente, le daremmo meno peso di quanto gliene stiamo dando, ma non possiamo. Stiamo parlando purtroppo della trama principale di questa terza stagione. Una trama che promette di scombinare i piani, annullando quella ritrovata serenità di Mina.
Ma per fortuna, se togliamo questa macroparte, restano tanti piccoli frammenti di un micromondo che funziona. E funziona bene. Mina Settembre 3 riesce a sforare i quattro milioni di telespettatori perché è capace di affrontare argomenti di attualità, essere profonda tanto quanto leggera, far sorvolare sulla pesantezza della fine di una giornata appena trascorsa riuscendo però anche a farci riflettere. Insomma, Mina Settembre 3 funziona. E funziona anche grazie a personaggi che, a dispetto di quello di Viola, sanno cosa fanno e perché. E anche se non lo sanno, si indagano per cercare di scoprirlo.
In mezzo a questi personaggi è arrivato quello di Jonathan, un toccasana per questa terza stagione che grazie a lui ha potuto contare su un protagonista capace di parlare della tenerezza umana, ma anche della sofferenza. Di quel che potrebbe restare dopo che è tutto caduto a pezzi. Così come per fortuna è arrivato il personaggio di Fiore che, con la sua determinazione giovanile di chi ancora deve dimostrare di meritare quel lavoro, non si ferma di fronte a niente. E a ogni vento contrario che la sposta lei decide di reggere. Potrebbe spostarsi, urtarsi, cadere. Ma non lo fa perché trova sempre il modo di restare in piedi.
Fiore si pone le domande giuste, parla tanto ma esprime altrettanto, riuscendo a consegnare qualcosa di autentico al telespettatore. E’ lei, probabilmente, il punto di forza più grande di Mina Settembre 3. Quello che ci fa dimenticare tutto, perfino i punti deboli della trama principale. Insomma, come dicevamo all’inizio, credeteci quando vi dicono che un personaggio ben scritto fa la differenza, perché è grazie a protagonisti come Jonathan e Fiore che Mina Settembre 3 sta trovando la sua quadra, dimostrando di aver imparato qualcosa dagli errori passati. Di avere qualcosa di nuovo da dire. Qualcosa di aver più profondo. Come la tenerezza umana che, dopo la sofferenza, sboccia più forte di prima. Dimostrandoci quanto forti sappiamo essere.