La maschera. Ognuno ne indossa una. Tutti gli esseri umani si rifugiano dietro una sorta di facciata esterna che nasconde aspetti scabrosi e oscuri. Mentire diventa per l’uomo una faccenda molto semplice, quasi automatica. Ma la caratteristica principale della menzogna risiede nel fatto che può essere considerata tale solo da terzi poiché mentiamo agli altri, non possiamo farlo a noi stessi. Nascondere un ghigno diabolico dietro un falso sorriso è l’ipocrita fardello di un mostro. Mindhunter ci spiattella in faccia questo principio in tutta la sua cinica cattiveria.
Il viaggio di Holden è appena cominciato. Gli orrori appresi finora hanno solo stuzzicato la sua sete di conoscenza. Egli è completamente assuefatto al bisogno mostruoso di spiegare cosa si cela nella mente di un killer. Mentre guardava le foto di una madre, brutalmente uccisa insieme al suo bambino, nasceva in lui la consapevolezza di essere totalmente all’oscuro delle dinamiche che possono portare a ciò. Prima era sicuro di potersi districare tra le spire della mente malata di un killer ma davanti a contanta brutalità capisce di essere più lontano che mai dalla soluzione dell’enigma.
Per capire i mostri devi prima conoscere un mostro!
Anni di corsi, studi, libri, saggi e confronti con esperti. Tutto inutile. La prima regola di un federale consiste nell’apprendere quante più cose sul campo. Quindi se Holden vuole comprendere cosa si nasconde dietro l’operato di una bestia deve addentrarsi in essa, ascoltarla e carpire ogni suo singolo brivido e sensazione.
Il confronto con Ed Kemper è il battesimo del fuoco. L’occasione che si nasconde dietro questo faccia a faccia è di una colossale importanza, L’esperienza mostruosa e le atrocità commesse dall’imponente e apparentemente innocuo ergastolano sono sacrosante per un nobile fine. Quello che Holden troverà davanti a se è inaspettatamente meno spaventoso di quanto avrebbe mai potuto pensare. Il paradosso consiste nel fatto che la tensione, la paura e l’ansia che prosperano nel giovane federale non derivano dal fatto di trovarsi davanti ad un necrofilo perverso, ma sono frutto di uno strano stupore.
Quello che ha davanti non sembra un mostro, quello che gli offre un sandwich non può essere in alcun modo riconducibile alle motivazioni che lo hanno spinto in carcere. E la cosa più brutta è il fatto che Ed è perfettamente consapevole di ciò.
Mindhunter ci trasmette una lezione tanto utile quanto spaventosa: i mostri più cattivi non hanno denti aguzzi o fattezze aberranti ma sono come noi.
Non puoi scappare da loro, impossibile prevenirne la venuta. Perché se vedi un orco avvicinarsi puoi scappare ma se lo stesso orco è vestito da postino, amico o poliziotto sarai tu ad avvicinarti ad esso … e a cadere nella sua trappola.
I sospetti di Holden e Bill erano terribilmente fondati. Ascoltare le confessioni del “Killer delle studentesse” spalanca le porte di un mondo arcano. Per gli abitanti di questo luogo uccidere rappresenta una “vocazione” dettata da istinti bestiali. Tali pulsioni non hanno natura primordiale perché derivano da messaggi subliminali recepiti durante l’infanzia. Ed dichiara che i suoi macabri omicidi nascono da una voglia di rivalsa nei confronti di una madre dedita più ad umiliarlo che ad amarlo. Ogni atrocità commessa deriva quindi da un antecedente.
I continui soprusi familiari sfociano nell’approvvigionamento al processo di affermazione del lato oscuro di un individuo.
Il risultato è Edmund Kemper: un uomo che uccide giovani ragazze prima di violentare il loro cadavere. Un flagello per gli occhi e la memoria di una società braccata e minacciata dalla piaga dei serial killer. E finché saranno appagati, scaltri e assolutamente illeggibili sarà impossibile riuscire a stanarli. Fino al momento in cui la consapevolezza di Holden non sarà estesa a tutti quanti la paura e l’orrore potranno prosperare indisturbati.
Mindhunter ci costringe ad empatizzare con un mostro perché vuole sbatterci in faccia la realtà. Il passo tra folle e “normale” è spaventosamente breve. Ognuno di noi può diventare l’uno o l’altro ma senza sceglierlo, perché è la vita a farlo.
Holden guarda Ed come un esemplare raro, ascolta le sue parole con estrema attenzione e ne diventa ossessionato. Lui ha scelto di cercare le oscure e temute riposte celate nella psiche di un omicida e seppure non è moralmente adeguato compiacersi davanti ad esse è comunque funzionale ad un nobile scopo.
Il lavoro di Holden salverà delle vite, o ne migliorerà alcune, ma non necessariamente quelle delle vittime. Perché dietro ogni serial killer può nascondersi un’anima brutalizzata da parte di un mostro peggiore, come una madre che odia un figlio.