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Monterossi – La Recensione in ANTEPRIMA della nuova serie di Amazon Prime Video

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Tratta dai romanzi di Alessandro Robecchi, arriva la serie tv Monterossi, disponibile su Prime Video dal 17 gennaio. Monterossi è un crime dalle sfumature noir, capace di brillanti momenti ironici e che ammicca all’analisi introspettiva del protagonista e dei suoi compagni. Abbiamo avuto l’opportunità di godere della prima stagione in anteprima. Composta da sei episodi, si divide in due archi narrativi: il Lato A – Questa non è una canzone d’amore e il Lato B – Di rabbia e di vento, quasi ci stessimo riferendo a un vinile, magari uno di Bob Dylan, il mentore del protagonista che lo accompagna sempre con le sue parole.

Carlo Monterossi è un autore televisivo, creatore di un talk show di successo, Crazy Love. Tuttavia, è stufo dei programmi di intrattenimento che non raccontano la vita vera come lui aveva inizialmente pensato, ma che strumentalizzano il dolore degli ospiti per aumentare l’audience. Combattuto quindi tra l’abbandonare definitivamente il progetto e il continuare nella speranza di cambiare le cose, Monterossi vive la sua vita con serafica ironia, compagni fidati sono il whisky e Bob Dylan. Ed è proprio grazie al primo che, per pura casualità, scampa alla morte venuta a cercarlo mascherata e con una pistola cromata puntata davanti alla porta di casa. È così che Monterossi vede la sua vita prendere una direzione inaspettata: si improvvisa detective e va a caccia della verità. Ma soprattutto, a caccia di giustizia per coloro che giustizia non hanno avuto.

Ad affiancarlo nelle indagini ci sono Nadia e Oscar, due giovani aiutanti presi in prestito dal mondo della tv, che condividono con lui questo senso di profonda rivalsa sociale. Gli unici che hanno accesso ai pensieri di lui, che li tratta come i suoi figliocci, di cui si fida e a cui si affida. E se all’inizio aveva avuto qualche scontro con la polizia, è anche vero che il suo fiuto lo porterà a collaborare proprio con il sovrintende Ghezzi.

monterossi

Monterossi è “un vincente involontario, innamorato dei perdenti“. Così lo ha ricordato lo stesso Fabrizio Bentivoglio, suo interprete, durante la conferenza stampa a cui abbiamo partecipato. E in effetti è proprio così. Monterossi ha tutto all’apparenza: un lavoro che va alla grande e gli permette di vivere nel lusso, una casa di produzione disposta a pagare sempre di più purché non vada via, un bell’appartamento a Milano. E perfino quando cerca di far affondare il suo stesso programma, “attaccando il sistema dall’interno”, sembra invece sortire l’effetto contrario. Ma continua, con la sua indolenza, a tenere uno sguardo fisso sui perdenti, su quelli che non sono stati casualmente fortunati come lui, pronto a tendere loro la mano. Questo diventa evidente soprattutto negli ultimi tre episodi, quando inizia il secondo arco narrativo: Monterossi è meno coinvolto del primo caso, potrebbe tranquillamente lavarsene le mani. Ma invece il suo insaziabile desiderio di giustizia e il costante ricordo lo tormentano.

Carlo Monterossi è un protagonista un po’ atipico. Nel panorama delle serie tv italiane sono tantissimi i prodotti di genere crime, thriller o poliziesco. Ma Monterossi ha qualcosa in più, qualcosa di diverso. E non è solo perché il background è originale, con un protagonista che non è il classico commissario di turno e che ha alle spalle il mondo della tv, con un gioco metatelevisivo di chiaro intento satirico. Ma è soprattutto perché questo protagonista è estremamente umano. Lo seguiamo non solo nelle indagini, ma soprattutto dentro la sua testa.

Evoluzione e scoperta di sé proseguono di pari passo con la risoluzione del caso.

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In questo, dobbiamo riconoscere anche il grande ruolo dei personaggi secondari, che alla fine ottengono sempre il giusto spazio e che aiutano a inquadrare il protagonista e a rendere tutto tangibile, vicino. In pochi episodi ci sentiamo già in sintonia con i protagonisti, iniziamo a capirli, a scoprirli poco a poco, con una tecnica simile a quella della scrittura immersiva, quasi stessimo leggendo un romanzo e non vedendo una serie tv. Merito di questo va anche all’encomiabile recitazione degli attori: mai teatrali, ma sempre molto naturali. D’altronde, il cast è formato da attori affermati e il cui talento non è mai stato messo in dubbio. Tutti si incastrano alla perfezione, ognuno fa la sua parte per rendere il maccanismo ben oleato e funzionante. Per permettere allo spettatore di immergersi completamente nella storia.

Monterossi è una serie di difficile catalogazione che racchiude in sé un mix di emozioni; come la vita stessa, sa essere agrodolce. Dal 17 gennaio su Prime Video, non lasciatevi sfuggire questo gioiellino che saprà intrigarvi e farvi riflettere.

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