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Moon Knight è finalmente arrivata – La Recensione del primo attesissimo episodio

Moon Knight
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Un uomo è seduto nell’oscurità, si versa da bere e butta giù tutto d’un fiato, poi rompe il bicchiere e con i cocci si riempie le scarpe. A Londra, un altro uomo si sta svegliando da un sonno agitato. Entrambi fanno il loro ingresso in scena attraverso un rituale, dal fine distinto ma egualmente forte. Dove il primo segue meticolosamente ogni passaggio con la devozione tipica dell’adepto, il secondo si muove con angoscia e paura mentre controlla compulsivamente catenacci e serrature. Così prende il via la prima puntata di Moon Knight, nuova serie tv targata Marvel e disponibile da ieri su Disney Plus (un episodio ogni mercoledì) con protagonisti Oscar Isaac ed Ethan Hawke. Uno show a lungo atteso, le cui premesse sembrano non solo non deludere le aspettative ma anche immergersi in un immaginario decisamente più cupo e oscuro.

Un approccio nuovo e maturo rispetto a quanto visto finora, dimostrando in tal modo le numerose possibilità che il panorama fumettistico continua a offrire. Moon Knight è un gioco a incastro, in cui mistero e horror permettono di svecchiare la formula trita e ritrita del Marvel Cinematic Universe esplorando lidi ben più oscuri. Vicina spiritualmente a Ghost Rider e Spawn, la serie tv creata da Jeremy Slater sembrerebbe dunque privilegiare tinte vermiglie sconosciute e un approccio intrigante per parlare del (non) solito supereroe.

Moon Night

Steven Grant vive la sua monotona esistenza a Londra, tra un pesce come unico compagno di vita e un lavoro fallimentare al British Museum. Le giornate si susseguono tutte uguali, grigie e vuote, segnate dall’incapacità di Steven di agire, di opporsi alle angherie del capo o all’indifferenza dei colleghi. In questa passività perpetua, sono le notti a costituire il solo elemento dissonante rispetto a tutto il resto. Perché, di notte, Steven è preda di terribili incubi e visioni che lo tormentano e lo inquietano sempre di più. Ignaro di cosa gli stia accadendo, l’uomo non può fare altro che escogitare una serie di stratagemmi – tra il razionale e il superstizioso – per tentare di tenere a bada questa apparente insonnia. L’incubo acquista presto però una nuova consistenza quando Steven si risveglia in un paesino tedesco chissà dove, inseguito da chissà chi e sentendo nella testa una voce di chissà cosa.

Dopo l’incontro con un uomo misterioso (un meravigliosamente spaventoso Ethan Hawke) e un inseguimento a bordo di un van, Steven riapre nuovamente gli occhi in camera sua. Il grigiore di Londra non gli è mai sembrato così bello e si convince che quello che è accaduto sia stato solo un incubo molto vivido. Ma la realtà torna a bussare prepotentemente e la mente fragile di Steven comincia sempre più a vacillare: chi è Marc? Cosa significano le visioni da cui è afflitto? Perché quel misterioso uomo di nome Arthur gli sta dando la caccia? La vita di Steven è sempre stata triste e priva di uno scopo, il trascinarsi di un uomo senza qualità specifiche o motivazione alcuna, eppure è proprio a lui che sta accadendo tutto questo.

Moon Knight

Attraverso gli specchi, Steven scorge un altro sé, un individuo dall’accento americano, sicuro e deciso che gli dice di fidarsi, di lasciare fare a lui. Ed è quello che accade. Marc prende il controllo al British Museum, così come aveva cercato di fare in quel paesino tedesco, per salvare la vita a entrambi, rimettendo infine i pezzi di questo complicato rebus che è Moon Knight. Perché per capire davvero cosa stia succedendo, forse è il caso di iniziare dal principio.

Il personaggio di Moon Knight fa la sua apparizione per la prima volta nel sulle pagine di Werewolf by Night, numero 32, nel 1975.

Figlio di un rabbino, Marc Spector aka Moon Knight ha odiato suo padre sin da piccolo per essere fuggito dall’Europa durante l’Olocausto. Crescendo nella convinzione di non voler diventare un codardo come il genitore, Marc si dedica al pugilato per poi unirsi all’esercito. Diventato un missionario, l’uomo si reca in Egitto, ma durante una spedizione lui e altri vengono traditi da un tale di nome Bushman che lo lascia a morire nel deserto. Sono alcuni egiziani a trovare il suo corpo e a portarlo al cospetto della statua di Konshu, divinità egizia, che in visione gli propone un patto: Marc avrà salva la vita se in cambio diverrà l’avatar del dio sulla Terra. Marc Spector fa così ritorno a casa vestendo i nuovi panni del vigilante che assomiglia tanto a Batman ma non è Batman. Le personalità che Marc adotta nei fumetti, nel tentativo di proteggere la propria identità , assumono nella serie tv tutta un’altra coscienza.

Moon Knight

Steven è di fatto un personaggio a sé, in balia degli eventi e delle voci nella sua testa. Un frammento di quello specchio contorto, e ancora ignoto per noi, che è Marc Spector. D’altronde l’intera puntata gioca molto su questa immagine. Il riflesso di Steven viene ripetuto quasi ossessivamente man mano che la puntata avanza: dalle pozze d’acqua al vetro dell’ascensore, dal finestrino del bus agli specchi del British Museum. Qui, infine, facciamo finalmente la conoscenza di Moon Knight, quasi come se ogni sguardo nell’acqua, ogni riverbero nel vetro, abbiano contribuito a dare forza al vigilante e al liberarlo dalla sua prigione. Un approccio nuovo quello della serie tv, che parte stavolta dalla fine per arrivare all’origine rivelandoci il nome del vero protagonista solo attraverso sussurri e accenni.

Non ci sono viaggi nel tempo o incantesimi stavolta, solo un rompicapo specchiante e difficilissimo.

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