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Mr. Robot: la 3×01 si destreggia tra virtuosismo registico e citazionismo

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Torna Mr. Robot e lo fa alla sua maniera con tinte noir, atmosfere stranianti e tanto citazionismo. Non saranno certo rimasti delusi i fan di vecchia data per questo primo episodio della terza stagione. Non solo la Serie non si è minimamente snaturata ma sembra aver accentuato alcuni elementi che ne avevano fatto le fortune nelle scorse stagioni. Il brillante espediente del blackout accresce il carattere cupo e degradato della città post-hackeraggio. Quell’attacco informatico tanto desiderato da Elliot sembra ora aver sortito ben altro effetto. Sempre più il protagonista di Mr. Robot si rende conto di quanto strumentalizzato sia il suo atto e nel bellissimo monologo nella seconda parte dell’episodio emerge tutta la sua vena disillusa.

“Hanno fatto diventare questa lotta un prodotto. Hanno trasformato il nostro dissenso in proprietà intellettuale. Hanno televizzato la rivoluzione con pause pubblicitarie. Ci sono entrati in testa con una backdoor e ci hanno rubato la verità. Rimaneggiato i fatti e alzato il prezzo. È così che fanno. Quello in cui sono bravi. Il loro trucco migliore”.

In questa lucidissima analisi Elliot mette in rilievo quella capacità della società capitalista di riconvertire ogni rigurgito dissidente in un prodotto commercializzato (le maschere di Mr. Robot in vendita). Una tematica del tutto simile a quella affrontata nell’episodio di Black Mirror dal titolo “15 milioni di celebrità” in cui il protagonista denuncia le brutture del “sistema” puntandosi un pezzo di vetro alla gola. La sua invettiva sarà trasformata in uno show televisivo di intrattenimento e il pezzo di vetro venduto come oggetto di merchandising.Mr. Robot

C’è molto, come si vede, della distopia di Black Mirror in questo episodio di Mr. Robot.

Entrambe le Serie non fanno altro che presentarci una visione del reale e della società attuale estremizzate e trasposte in un futuro prossimo. Ma le discrasie e i problemi sono quanto mai contemporanei. Non è un caso che mentre Elliot è intento nel suo discorso passino in sovraimpressione le immagini di Trump e dei muri che vuole innalzare. “E se invece di combattere ci ritirassimo? Se rinunciassimo alla nostra privacy per la sicurezza? Scambiassimo la dignità per tranquillità? La rivoluzione per oppressione? E se scegliessimo la debolezza invece della forza? Ci faranno persino costruire la nostra stessa prigione. Hanno sempre voluto questo. Che contribuissimo a tirare fuori il peggio di noi. E io gliel’ho reso più facile”.

In nome della sicurezza si favorirebbe la creazione di uno Stato di polizia, si accentuerebbe il controllo delle masse e si darebbe una svolta autoritaria. Già al giorno d’oggi possiamo notare quanto attuale risulti questa prospettiva. E quanto all’elezione di Trump abbia contribuito la paura e il desiderio di una tranquillità esclusivista che porti a estromettere l’altro, il diverso. Nelle parole di Elliot non si può non leggere la critica alla società attuale e alle sue ipocrisie. A un mondo capitalista pronto a sedare e riconvertire in prodotto commerciale ogni riflusso autonomista.

Come già anticipato nell’articolo “Cosa dobbiamo aspettarci dalla terza stagione di Mr. Robot” la distopica visione degli Stati Uniti presente in questo episodio non è elemento di fantasia.

La “strategia della tensione”, applicata negli anni ’60 in piena Guerra Fredda in chiave anti-sovietica, faceva leva su questi aspetti (la paura, l’instabilità socio-economica, la crescente anarchia) per favorire la creazione di governi satellite, manichini degli USA. Qualcosa di simile è quello che avviene nel mondo prospettato in questa 3×01 in cui la mercificazione dell’hackeraggio lo ha reso innocuo e il clima di precarietà che ne è nato può essere la base per la creazione di un regime totalitario.

L’immagine in sovraimpressione al minuto ventisei con la scritta ‘1984’ pare essere un indicatore molto chiaro di questa prospettiva. Il riferimento è ovviamente all’omonimo romanzo di Orwell, capostipite (o quasi) del genere distopico in cui viene immaginato il nostro mondo governato da tre potenze totalitarie. Così pure la frase di Angela, “nascerà un nuovo mondo”, non può non richiamare alla mente Brave New World, capolavoro distopico di Aldous Huxley.Mr. Robot

Anche l’aumento dell’inflazione è un tratto comune che precede la formazione di un governo autoritario.

Questo aspetto è ben esemplificato nell’episodio da alcuni dettagli. Durante il monologo di Elliot si succedono diversi cartelloni che prospettano vendite a costi sempre più stracciati, segno di una crisi economica ormai lancinante. Così pure scopriamo che i prezzi della benzina sono alle stelle, stando almeno alle parole di Irving, nuovo personaggio che sarà costante presenza in questa terza stagione. Una figura molto ben caratterizzata che richiama per certi versi il Mr. Wolf di tarantiniana memoria (“Risolvo problemi”). Nel suo dialogo con la commessa del fast-food scopriamo che il milkshake ordinato costa bene 12,95 dollari. Un chiaro riferimento al personaggio di Vincent Vega in Pulp Fiction e alla famosa scena del Jack Rabbit Slim’s che lo vede protagonista con Mia Wallace (Uma Thurman).

Così anche l’espressione che pronuncia Darlene: “My eyes are wide fuckin’ open” è citazione esatta di Jules, altro personaggio principale di Pulp Fiction.

Da notare poi l’insegna del locale: Redwheel Barrow, ovvero “Carriola rossa”. Ricordate? È il nome dato da Elliot al suo diario. Ma non solo: come abbiamo scoperto sul finire della scorsa stagione è anche il nome di una filastrocca (in realtà una poesia di William Carlos Williams) che, confessa Tyrell, “Mio padre ripeteva tutto il tempo: era l’unico inglese che conosceva […]. La uso come un promemoria. Un promemoria di lui. Un promemoria di ciò che non vorrò mai diventare”. Infinite prospettive e ambiti di speculazione si aprono a questo punto.

Tanto più alla luce delle parole pronunciate da Angela. Parlando con Elliot, la ragazza allude alla possibilità di tornare indietro, prima che tutto accadesse. Anche prima della morte dei genitori. Inevitabili le supposizioni al riguardo. Tra le tante possiamo già escludere -per il sollievo dei fan- quella dei viaggi del tempo. In una recentissima intervista il creatore e regista di Mr. Robot, Sam Esmail, ha escluso questa eventualità lasciandosi andare anche a una beffarda risata.

Molto più sensato allora pensare che la realtà che ci viene presentata non sia altro che l’ennesima trasposizione immaginaria operata dalla mente di Elliot.

Si spiegherebbero così la possibilità di tornare indietro nel tempo, i riferimenti alla “carriola rossa” e il legame che sembra esserci tra il protagonista e Tyrell. Fin dal primo episodio di Mr. Robot l’incontro iniziale tra i due infatti era stato scandito da questa profonda connessione mentale, come ricorderanno i fan più devoti.

Che Elliot abbia rifondato ogni aspetto del mondo per sfuggire alla realtà? Non possiamo escluderlo anche se sarebbe un espediente che sa di già visto. Soltanto speculazioni, al momento: ogni discorso non può che essere rimandato a quando la trama si arricchirà di nuovi elementi. Così come anche le ipotesi su Darlene: il suo stato ansiogeno può forse essere letto come una prova della sua compromissione con l’FBI. Le domande così pressanti che rivolge al fratello sul coinvolgimento di Tyrell nell’attacco hacker troverebbero allora facile risposta. Vedremo.Mr. Robot

Quello che è certo fin da ora è la grande qualità che ha caratterizzato la premiere di Mr. Robot. Non solo a livello contenutistico ma anche filmico.

Il piano sequenza che accompagna la scena del torneo CTF degli hacker è un vero e proprio capolavoro. In quei cinque minuti la camera scorre accompagnando diversi personaggi, a partire da Elliot fino a Darlene e al suo attacco di panico. Una tecnica questa, di cui vi abbiamo già parlato in un articolo di recente pubblicazione, e che accomuna Serie come Daredevil e True Detective. In quest’ultima in particolare il long shot, di una durata simile a quello presente in Mr. Robot, segue il protagonista Rust in una sequenza dall’impatto emotivo incredibile. La stessa carica che Sam Esmail è riuscito a trasmettere in questo straordinario esempio di virtuosismo registico che segna il ritorno in grande stile di una Serie che ha fatto sentire per troppo tempo la sua pesante assenza.

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