“In time, yes, everything will be all right”
Cos’è questo episodio se non il manifesto programmatico di Mr. Robot e di Sam Esmail? Con una domanda fortemente retorica inizia la recensione della 3×08 di Mr. Robot, l’episodio con ogni probabilità più significativo di questa prima parte di stagione.
Il 22 ottobre del 2004 veniva distribuito in Italia quel piccolo capolavoro cinematografico di Eternal Sunshine of the Spotless Mind, brutalmente sfregiato col titolo tradotto di “Se mi lasci ti cancello”. Il film utilizza un espediente futuristico (la possibilità di cancellare determinati ricordi) per strutturare una storia che di fantascientifico non ha proprio nulla.
Eternal Sunshine of the Spotless Mind parla di rapporti, del deterioramento delle relazioni e di come l’amore possa essere soffocato dal logorio della quotidianità.
Parla dell’uomo, della sua ricerca disperata di felicità. Parla della possibilità di rimuovere il dolore, di fare un “undo” dei brutti ricordi, di cancellare il passato. Diciannove anni e quattro giorni prima usciva Ritorno al futuro, un film che avrebbe prodotto un’orda di fanatici in tutto il mondo. Il film di Zemeckis, anche se con un’impostazione sci-fi, non “Parla di viaggiare nel futuro per cambiare il passato per poi tornare in un presente alternativo”. No, in realtà “È molto più semplice di così: il film parla di come un errore può cambiare il mondo”.
Esmail strizza l’occhio allo spettatore e contestualmente lancia un monito severo (e una rassicurazione): non è sulla possibile deriva sci-fi che dobbiamo focalizzare l’attenzione. Non dobbiamo cadere nell’errore di taluni esagitati fan di Back to the Future che hanno perso di vista il senso del racconto a favore di speculazioni fantascientifiche. Dobbiamo invece ricordarci che Mr. Robot – come Eternal Sunshine of the Spotless Mind e prima ancora Ritorno al futuro – parla dell’uomo, degli errori che compie, del modo in cui prova a porvi rimedio cambiando le cose. Dobbiamo ricordarci che Mr. Robot è sempre e – forse – “solo” una Serie sull’uomo e sulla sua drammatica lotta per la vita e la perseveranza. Una lotta per resistere e sperare che gli errori di ogni giorno non siano permanenti.
Guardando questo episodio viene da chiedersi cosa sia successo all’impostazione nichilista delle 3×04 e 3×06 e dove sia finita la gattopardesca morale del “tutto deve cambiare per rimanere esattamente com’è”.
In uno degli episodi più intimistici dell’intera Serie, Esmail fornisce una risposta alternativa a Irving e al suo “Non importa quanto impegno ci metti, il risultato finale è sempre questo”. Anche Elliot inizialmente pensa sia “la fine del mondo”. Ma come nel programma radiofonico La Guerra dei Mondi “Le cose vanno a rotoli per un po’ ma alla fine gli esseri umani perseverano”. Il geniale regista di Mr. Robot ridà peso al manifesto espressivo della prima stagione, a quel “Tutti i giorni cambiamo il mondo, ma perché il cambiamento sia significativo ci vuole più tempo di quanto ne abbiamo. Non accade mai niente in una sola volta”. Sam Esmail afferma con forza che il cambiamento è possibile, che nulla è irreversibile.
In Eternal Sunshine of the spotless mind, l’amore sopravvive in un recesso nascosto dell’anima alla cancellazione dei ricordi. Mr. Robot ribadisce che “Questo è il bello della cancellazione: non è sempre permanente”. Nel film di Gondry e Kaufman però quell’amore non ha più la forza di trovare ragione di sé: con il dolore (e il ricordo) muore anche la speranza. Non è allora negando il suo passato, rimuovendo il ricordo del padre, che Elliot può stare meglio. No, i ricordi, per quanto dolorosi, ci aiutano a crescere e formarci. Ci definiscono come persone. Fanno parte di noi stessi.
Elliot non è solo Elliot: è anche Mr. Robot.
Questo bipolarismo è parte integrante della sua personalità. Fa parte di lui. Non se ne andrà mai Mr. Robot, “Non vuole andarsene perché in fondo lo volevo io. Mi è piaciuto”. Non se ne andrà perché non può venire meno una parte costitutiva di Elliot. Bruciare la giacca di Mr. Robot, cancellando così i ricordi legati al traumatico passato, non può voler dire superare le difficoltà. Solo attraverso la riconciliazione con quel padre – alter ego Elliot può riconquistare la sanità mentale. Non sappiamo se la frattura si ricomporrà, se il nostro protagonista riuscirà a integrare le diverse, focose anime della sua psiche canalizzandole in un piano concettuale. Se saprà sfruttare la risoluta “volontà di potenza” di Mr. Robot per il suo fine. Di certo ora Elliot ha uno scopo e una speranza.
“Ci sono molte ragioni per recuperare un file che hai appena cancellato. Quando vivi quel momento di panico, quando ti colpisce, quando quella cosa che pensavi non avesse valore diventa di colpo importante. Quando ne scopri improvvisamente nuovi scopi”. Elliot come Joel, protagonista di Eternal Sunshine of the Spotless Mind esita, si pente della cancellazione. Torna sui suoi passi, sulle sue convinzioni perché trova una nuova ragione di vita: riuscire a annullare l’hackeraggio. Una possibilità che grazie a Trenton sembra di nuovo reale. C’è ancora una possibilità. La speranza dell’“undo” presente nel primo episodio di questa terza stagione e compromessa dai successivi sviluppi torna a far capolino.
Ecco, la speranza: Esmail in questo episodio abbandona il nichilismo dei precedenti appuntamenti e ci restituisce la speranza di chi crede ancora all’uomo.
Di chi non vuole arrendersi alla realtà e pensa ancora che un cambiamento sia possibile. Che l’uomo abbia la forza per migliorarsi. Sempre. E che possa farlo ripartendo dal suo passato, senza cancellare i propri errori ma tenendoli bene a mente e dando peso a ognuno di essi. Non sarà un “undo” vero e proprio, una cancellazione. Perché non si può tornare indietro. Non si può cambiare il passato. Si può cambiare però la percezione che si ha di quel passato, restituendogli senso nuovo così da costruire un futuro più a immagine delle proprie aspettative.
Esmail e Elliot optano per la lotta. Decidono di combattere quella strumentalizzazione dell’individuo tipica della Dark Army, di chi non esita a “cancellare” chi è ormai inservibile. “Non li volevano più? Occupavano troppo spazio?”, si chiede retoricamente Elliot. Trenton e Mobley per la Dark Army non sono altro che “file ridondanti”, da eliminare per liberare spazio.
È la speranza nel cambiamento la rivoluzionaria protagonista di questo episodio. La speranza di cambiamento che passa dal contestuale desiderio di cambiamento. Di quei sogni da bambino che accomunano Elliot e Angela è rimasto, anzi è stato restituito questo: la possibilità di desiderare ancora, di sperare che “Everything will be all right”, come recita la canzone di Robbi Robb che si lega al finale di episodio. Dall’ “Everything means nothing to me” (3×04) all’ “Everything will be all right”.
Dal nichilismo alla sicurezza che il cambiamento avverrà e che anzi è già in corso in Elliot.
Elliot piange, l’apatico Elliot che si allontana senza batter ciglio dal padre svenuto a terra, lascia il posto all’uomo che si libera di tutto il dolore che per troppo tempo ha accumulato dentro di sé. Quel dolore che ha fatto emergere la rabbia e la volontà di potenza di Mr. Robot. Piange, Elliot, e ha una catarsi. Quel bambino, il fratello di Trenton, è un po’ lui. E in un crescendo di parallelismi le figure si accavallano e aggrovigliano: Elliot e Darlene come Trenton e il piccolo Mohammed. Ma anche Elliot come suo padre quando lo portava al cinema.
Elliot riprende la giacca del padre, riprende possesso del suo passato, lo guarda da una prospettiva nuova. Si riconcilia con se stesso e con l’amata Angela. Quest’ultima allo psicotico “Staranno tutti bene” della 3×07, frutto della manipolazione di Whiterose, ritrova il tenero e innocente “andrà tutto bene” della sua infanzia. Cresce la musica, una inaspettata, motivante, commovente musica. “In time, yes, everything will be all right”. “In time” assume il significato di “col tempo”, quel tempo che Elliot chiede a Darlene (“dammi tempo”) ma ha anche il valore di essere “in tempo”. Perché nulla è compromesso. Nulla è irreversibile. Il “ci vuole più tempo di quanto ne abbiamo” diventa “in time”, “col tempo” e “siamo in tempo”. Ma “in time” vuol dire anche “a tempo”, in sintonia, contrapponendosi così col “not tuned”, l’interferenza, il disallineamento dell’episodio 3×06.
Una nuova sintonia sembra all’alba nell’episodio più ottimista di sempre in Mr. Robot.
In questa recensione si sarebbe voluto dare spazio anche all’eccezionale capacità tecnica di Esmail che, questa volta, pennella un episodio in CinemaScope (a schermo allungato, tipico di film degli anni 50-60), forse volendo così alludere al carattere fittizio della realtà e al suo relativismo conoscitivo. Si sarebbe voluto dare spazio alla teoria in base alla quale il padre di Elliot non ha mai realmente spinto il bambino che si sarebbe invece gettato da solo, trasformato in Mr. Robot. Avremmo voluto approfondire tutti questi aspetti, come pure la militarizzazione degli USA ben esemplificata anche in questa puntata, e forse lo faremo in articoli dedicati. Ma per ora seguiamo il consiglio di Esmail e lasciamo che al centro di tutto vi sia Elliot e una morale nuova, nella speranza combattiva che “Everything will be all right”.