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Never Have I Ever, la recensione della prima stagione

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Attenzione, l’articolo contiene spoiler sulla prima stagione di Never Have I Ever

Di serie tv sull‘adolescenza ce ne sono davvero tante e il rischio è per tutte lo stesso, ossia quello di cadere in cliché e rendere tremendamente stereotipata una fase della vita che, invece, è piena di sfaccettature e diversità.

Never Have I Ever, la nuova serie tv teen targata Netflix, è caduta nella trappola? Forse no.

Never Have I Ever

Disponibile dal 27 aprile 2020 e composta da dieci episodi dalla durata di 20/30 minuti, Never Have I Ever è uno tra i prodotti Netflix più visti in questo periodo. Il target è sicuramente quello adolescenziale (a proposito: ecco 5 serie tv che ci hanno aiutato a superare la nostra adolescenza), ma il modo in cui è stata costruita rende la serie godibile anche per un pubblico più adulto.

Le vicende ruotano attorno alla protagonista Devi Vishwakumar che, dopo un anno infernale, vuole cercare di cambiare il proprio status sociale. Sembrerebbe il presupposto di una serie già vista e rivista, ma a questo però dobbiamo aggiungere diverse cose: l‘irriverente voce di un narratore esterno che commenta la vita di Devi con un’ironia che spesso sfocia nel sarcasmo; le origini indiane della protagonista, che vanno a scontrarsi con la sua volontà di vivere una perfetta vita americana; una visione disincantata della realtà che elimina i cliché o, quando sono proprio indispensabili, li ridicolizza.

Riassumendo questi elementi che formano lo scheletro della serie tv, possiamo affermare che Never Have I Ever sia una sorta di tragicommedia.

Il padre di Devi è morto proprio durante uno spettacolo musicale scolastico in cui la ragazzina aveva il compito di suonare l’arpa. In seguito, Devi ha perso l’uso delle gambe per circa un anno, poi ha ripreso a camminare. Questo è l’antefatto che viene raccontato allo spettatore dalla voce narrante in un tripudio di ironia e sospensione dell’incredulità: le gambe della sventurata protagonista, infatti, avevano smesso di funzionare senza motivo come senza motivo hanno “ripreso vita”. Devi infatti un giorno si alza dalla sedia a rotelle semplicemente per vedere meglio cosa stesse facendo, poco lontano, il ragazzo di cui era innamorata.

Nel corso della narrazione sono disseminati altri momenti grotteschi e inverosimili che possono non piacere agli amanti della verosimiglianza ma che calzano a pennello per lo stile con cui è costruita la serie.

Never Have I Ever

Dopo questa serie di sfortunati eventi, Devi quindi si ritrova a scuola, finalmente sulle proprie gambe, affiancata dalle amiche di sempre: Eleanor e Fabiola. Il trio è il tipico trio di ragazze emarginate in cerca di riscatto di qualsiasi serie tv teen (qui ne trovate 15 che hanno segnato la nostra adolescenza), eppure la combriccola non scade mai nel cliché. Nessuna di loro inizia a snaturare se stessa per farsi accettare, nemmeno Devi che piano piano inizierà a farsi strada – per puro caso – tra gli studenti più in vista, grazie ai suoi inaspettati contatti con Paxton, il macho che tutte desiderano.

Forse dai primi episodi ci si sarebbe aspettati la solita solfa della ragazzina sfigata che si mette col vip della scuola… eppure il finale ha ribaltato questa prospettiva: Paxton si accorge troppo tardi di quanto sia speciale Devi e si presenta a casa sua proprio mentre lei è con Ben, il ragazzo con cui è stata in perenne competizione fin dall’asilo, il quale è la persona giusta.

Per la prima volta assistiamo alla rivincita del poveraccio che in una qualsiasi altra dimensione sarebbe stato friendzonato violentemente.

Devi stessa è un personaggio principale complesso e non stereotipato. Si tratta di una ragazza con dolorosi ricordi repressi che cercano di salire in superficie e che la fanno comportare spesso in modo strano. Una ragazza che frequenta abitualmente una psicologa, elemento importante da mostrare a una società di adolescenti che spesso sottovaluta o addirittura teme il confronto con un adulto. Un ragazza che spesso si trova tra due fuochi, quello della cultura indiana rappresentato da una madre molto austera (che però fa spesso ridere lo spettatore, perché ogni personaggio è delineato in maniera quasi grottesca) e quello della cultura americana, rappresentato dai suoi compagni di scuola.

Il pregio di Never Have I Ever è quello di portare sullo schermo tutte queste contraddizioni dell’adolescenza ponendo sulla stessa bilancia profondità e parodia.

Una esempio che chiarisce questa affermazione è senz’altro una scena che riguarda Fabiola, una delle due migliori amiche di Devi. Fabiola si rende conto di essere omosessuale e non sa come comunicarlo a famiglia e amici. In una scena divertente, ma al contempo delicata, Fabiola costruisce un robot parlante e gli fa dire “sono gay”. Poco tempo dopo, quando la ragazza riesce a fare coming out, lei e i suoi amici sono seduti al tavolino di un bar e c’è anche il robot, a cui viene servito un caffè perché non sa di non essere un robot. La scena mette un po’ in ridicolo il personaggio di Fabiola che si porta in giro un robot e fa sorridere lo spettatore. In realtà, però, il fatto che ora questo attrezzo non parli da solo in una stanza con Fabiola ma sia all’aperto, insieme ad altre persone, sottolinea la libertà che Fabiola ha raggiunto grazie al suo coming out.

Un’altra tematica importante è quella della solitudine che certi adolescenti vivono per l’assenza dei genitori, esemplificata dal personaggio di Ben. Questo ragazzo inizialmente appare come un tipo spocchioso che vive per competere contro Devi ed essere migliore di lei in ogni ambito. Episodio dopo episodio, però, scopriamo che si tratta di un ragazzino che soffre il perenne abbandono da parte di genitori che lo riempiono di soldi ma non di attenzioni e affetto. Tutto è estremizzato e portato al ridicolo, però proprio questo ridicolo che fa riflettere lo spettatore sulla problematica.

Ma quindi Never Have I Ever è una serie tv perfetta?

No, non possiamo dire nemmeno questo. In particolare emerge una problematica, ossia quella dei buchi di trama. O forse, più che buchi di trama si tratta di situazioni e personaggi che vengono messi in stand-by per qualche episodio per poi ricomparire all’improvviso: è il caso di Rebecca, sorella di Paxton. Devi incontra Rebecca, la sorella “segreta” diversamente abile di Paxton, per caso. Le due entrano subito in sintonia e Rebecca capisce che Devi è ben diversa da tutte le altre ragazze che Paxton abbia mai portato a casa. Sembra l’inizio di una storia di amicizia, peccato che poi Rebecca sparisca per qualche episodio, senza che venga fatta menzione di lei. Sembra quasi che l’incontro tra lei e Devi non sia mai avvenuto.

Tirando le somme, tuttavia, la recensione di questa serie tv è positiva: l’esperimento di trattare l’argomento adolescenza in maniera quasi dissacrante è riuscito e ha regalato allo spettatore un punto di vista diverso rispetto a quello trito e ritrito della maggior parte delle serie tv del genere. Certo, dieci episodi da mezz’ora sono pochi e sarebbe interessante approfondire la personalità dei personaggi in un’altra stagione. Al momento non ci sono state conferme né cancellazioni, anche se la serie è una delle più viste del periodo e probabilmente meriterebbe un rinnovo più di altre.

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