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Neymar, un talento senza regole raccontato in una docuserie riuscita a metà

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Il calcio è un degli sport più amati e seguiti al mondo. Di calciatori ce ne sono molti ma alcuni, per le loro gesta superiori alla media sul rettangolo verde, entrano nella hall of fame. Pensiamo a Lionel Messi, Cristiano Ronaldo, Zlatan Ibrahimovic, Pelé, Maradona, Mbappé e tanti altri. Solitamente le imprese ed i trofei vengono raccolti e portati sul piccolo schermo quando il giocatore protagonista ha ormai appeso gli scarpini al chiodo. Recentemente, infatti, sono usciti due contributi di questo tipo su Francesco Totti (Speravo de morì prima) e su Roberto Baggio (Il Divin Codino). In questo caso specifico, però, non è così. Quella costruita da David Charles Rodrigues è una docuserie in divenire basata su un personaggio ancora in attività. La biografia, rilasciata da Netflix a fine gennaio, ha come protagonista Neymar da Silva Santos Júnior, attualmente una delle stelle del Paris Saint-Germain e punta della nazionale verdeoro. Il racconto tenta di coprire quasi trent’anni di storia, dai primissimi passi del bimbo prodigio nel quartiere di Praia Grande nel 1992, ai recenti avvenimenti con il PSG seguendone la crescita personale e professionale. 

Neymar: il caos perfetto

Nel prodotto in questione, composto da tre puntate di circa cinquanta minuti, è il protagonista a raccontare ed a raccontarsi, ma non solo. Vengono ascoltati, infatti, anche il padre e manager Neymar Sr., sua madre Nadine Santos ed i suoi amici. Per costruire una trama che ne racconti le gesta in modo ancora più preciso, la produzione si affida a materiali d’archivio ed a interviste con calciatori che l’hanno conosciuto e che con lui, in alcuni casi, hanno condiviso lo spogliatoio. Ci sono chiacchierate brevi con David Beckham, Lionel Messi, Kylian Mbappé, Luiz Suàrez, Dani Alves e Thiago Silva, oltre che con giornalisti sportivi ed ex allenatori di quando era ragazzino. 

La narrazione parte dal presente, come già anticipato, dalle recenti stagioni in Ligue 1, per tornare frequentemente indietro nel tempo e mostrare degli spezzoni significativi del prodigio brasiliano a livello calcistico, ed in parte, personale. Il percorso per raccontare O-Ney (soprannome che i tifosi brasiliani hanno dato al campione per l’assonanza con O Rei, Pelé) è costruito seguendo le quattro tappe fondamentali della sua consacrazione. Si parte dagli esordi con il Santos e si ripercorre tutta la sua fase blaugrana. Degno di nota è lo scontro agli ottavi di Champions con il PSG in cui sfodererà tutte le sue magie sbaragliando chiunque cerchi di fermarlo. È così che si concretizza il terzo step fondamentale: il passaggio, per la cifra astronomica di 263 milioni di dollari, dal Barcellona proprio al PSG. Tra questi tre filoni c’è un’incursione, ordinata cronologicamente, delle sue convocazioni con la maglia numero 10 della Seleçao per Olimpiadi, Mondiali e Coppa America. 

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Neymar e suo padre, Neymar Sr.

La docu serie è studiata per essere più fedele possibile a ciò che è Neymar; genio e sregolatezza.

Per riuscire nell’intento e dar modo al calciatore di raccontarsi e farsi conoscere a tutti coloro che lo hanno considerato sempre e solo un giocatore e mai un ragazzo diventato stella del calcio troppo in fretta, il regista lo segue in una sua libera uscita. Tutto comincia nel quartiere di Praia Grande, dove Rodrigues cerca di ricostruirne infanzia ed adolescenza attraverso gli affetti. Nei luoghi che fanno da cornice alla storia non c’è solo il quartiere dove è nato, ma anche la sua villa lussuosa alle porte di Parigi, l’attico a São Paulo dove vivono il figlio Davi e sua madre Carol e l’agenzia che ne cura gli interessi guidata dal padre Neymar Sr. È qui che si apre una parentesi sui genitori, in particolare, sul padre ex calciatore e manager di O-Ney, che viene mostrato spesso un po’ duro nei confronti del figlio.

È lo stesso Neymar a definire la loro relazione difficile, più professionale che un classico rapporto padre-figlio. Nonostante gli sforzi della produzione, però, a livello di vita privata, oltre a questo confronto-scontro non vediamo moltissimo altro, se non due episodi. Il primo riguarda la sua condizione psicologica pre-mondiale, quando si sente costretto a soddisfare le aspettative di un popolo, quello brasiliano, che ripone in lui tutte le sue speranze. Paragonandolo spesso al suo predecessore Pelé. Il secondo episodio personale riguarda il tema delicato dell’accusa di stupro rivolta a Neymar nel suo periodo parigino. La questione, però, viene risolta nell’arco di cinque minuti nella penultima puntata. 

Nella serie non c’è un equilibrio totale tra privato e mediatico. La seconda componente prevale sulla prima, di cui abbiamo a conti fatti, solo qualche accenno. Ciò perché Neymar, in fondo, non fa nulla per tenere segreto il suo privato che è spesso in bella mostra sui social. A proposito di questa tematica, potremmo sottolineare come la serie, però, sia veritiera nel raccontare le molte critiche che il giovane calciatore ha spesso ricevuto per il tenore di vita sopra le righe, per gli eventi extra lusso a cui ha partecipato e per alcune scelte forse un po’ egoistiche che hanno caratterizzato la sua carriera. 

In sostanza, gli appassionati sono appagati dalla rievocazione di giocate spettacolari nei rettangoli verdi di tutto il mondo, dalle vittorie e dalle conquiste. La produzione ricorda bene anche delle sconfitte importanti o degli infortuni pesanti che mettono a rischio la carriera del talento, come quello del Mondiale 2014. Tuttavia, come già anticipato, il prodotto disponibile su Netflix si concentra più sull’aspetto sportivo e mediatico del personaggio Neymar che su quello personale, non sufficientemente approfondito. A differenza di altre produzioni, come quella su Totti, ad esempio, dove ad essere protagonista è la vita privata del giocatore, l’amore per la sua squadra ed il dolore dato dall’impossibilità di continuare a giocare. O del lungometraggio su Baggio che, pur di non mollare il campo da gioco, recupera in tempi record dopo un infortunio, esplora le origini della sua fede buddhista o del suo percorso a Firenze lontano da casa. Ecco, forse è questo quello che avremmo voluto vedere; più privato e meno pubblico. D’altronde parliamo di un uomo, Neymar, conosciuto da chiunque sappia almeno l’ABC del calcio. È un nome importante per le giocate che lo contraddistinguono e sicuramente non ha bisogno di presentazioni.

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