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Ni una más – La Recensione della nuova serie Netflix che urla forte

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Disponibile su Netflix dal 31 maggio, Ni una más è una serie tv spagnola (qui le migliori 5 serie spagnole degli ultimi tempi) in 8 episodi che adatta il romanzo di Miguel Sàez Carral e parla di violenza e consenso in maniera schietta, senza indorare la pillola. Attraverso lo sguardo delle sue protagoniste, la serie si propone di mostrare i diversi modi in cui la violenza penetra nella vita di una donna e come, talvolta, la solidarietà femminile e il coraggio di credere alle proprie sorelle abbia un potere salvifico.

Di cosa parla Ni una más?

Alma (Nicole Wallace) è una diciassettenne come tante: allegra, innamorata del fratello maggiore della sua migliore amica Greta (Clara Galle), con cui condivide tutto, e in perenne conflitto con i genitori. Insieme a loro c’è anche Nata (Aicha Villaverde), fidanzata con l’arrogante Alberto (Gabriel Guevara), con cui ha una relazione malsana e tossica. La vita di Alma quando, dopo una festa di cui non ricorda molto, causa l’assunzione di alcool e droghe, si rende conto di aver subito una violenza. Da lì, per la ragazza inizia una lotta interiore per riuscire a raccontare ciò che ha subito e, soprattutto, per far sì che gli altri le credano.

Non una di meno – i tanti volti della violenza

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Ni una más, la nuova serie Netflix

In questa scuola si nasconde uno stupratore” è così che inizia Ni una más: con un coraggioso atto di denuncia pubblica. Ed è Alma a farsene carico, ben consapevole che questo suo gesto spalancherà una porta che non sarà più possibile chiudere. Ma chi è questo stupratore? La serie procederà a ritroso per farcelo scoprire, alternando piani temporali diversi e mostrare come la violenza provenga da qualcuno che conosciamo e di cui ci fidiamo. Il gesto di Alma servirà a scuotere le coscienze e a far sollevare le voci di chi, come lei, ha subito l’indicibile e non ha intenzione di tacere. Perché la voce di tutte conta, non una di meno.

Infatti, nonostante la storia di Alma sia quella principale, Ni una más mostra i diversi volti della violenza e delle conseguenze dell’eteropatriarcato nella società. Vero, la madre di Alma, vive un rapporto difficile con il marito, frustrato e violento. Nata è intrappolata in una relazione malsana con Alberto, Greta non riesce a vivere pienamente alla luce del sole la sua omosessualità. Tutte queste storie raccontano con grande schiettezza che ogni giorno le donne subiscono violenze di ogni tipo: fisica, emotiva, psicologica ed economica.

Attraverso le loro storie, tutte documentate nell’account @iam_colemanmiller, il pubblico scopre così l’orrore dietro l’apparente perfezione dorata. Ma anche che credere alle vittime di violenza è il primo passo per aiutarle. Con il suo gesto di denuncia Alma sa molto bene a cosa andrà incontro, eppure, sa anche anche non può tirarsi indietro.

I am Coleman Miller: la storia vera dietro Ni una más

Nel mondo, secondo quanto si legge sul sito dell’Istat sebbene i dati non siano aggiornati, il 31,5 % delle 16-70enni (circa 6 milioni e 788mila donne) ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica e verbale. E le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o amici. Come riporta l’Osservatorio Diritti, solo una minima parte sceglie di denunciare, troppo spaventate dalle ripercussioni che subiranno e della gogna pubblica a cui saranno sottoposte.

E Ni una más lo mostra con sorprendente chiarezza, mostrando le difficoltà a cui Alma va incontro, alla diffidenza che è costretta a subire. La serie presenta anche delle analogie con le storie, realmente accadute, di Daisy Coleman e Chanel Miller. Non vi saranno sfuggiti i loro cognomi, che formano l’account @iam_colemanmiller su cui compaiono le foto della violenza subita da Alma.

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Daisy Coleman era stata violentata dal diciassettenne Matthew Barnett durante una festa quando aveva solo 14 anni. Daisy aveva denunciato pubblicamente la violenza nel 2012. Dopo che il ragazzo aveva dichiarato che il rapporto era stato consenziente, l’accusa contro di lui era caduta. Barnett se l’era cavata accettando di ritenersi colpevole di un reato minore. Daisy Coleman aveva poi fondato l’associazione SafeBae per aiutare a contrastare la violenza sessuale nelle scuole. Nel 2020 si è tolta la vita dopo la morte della madre Melinda.

Chanel Miller aveva subito un tentato stupro nel 2015, all’età di 22 anni, alla festa di una confraternita universitaria. Brock Turner, il suo assalitore, viene condannato a 6 mesi di prigione, ma ottine poi la libertà vigilata. Ancora oggi, Chanel Miller continua a portare avanti la sua testimonianza, affinché ciò che è accaduto a lei non si ripeta più.

Perché vedere Ni una más?

Al di là di qualche leggerezza e forzatura nelle storyline di alcuni personaggi, Ni una más è un prodotto pregevole. Come già Unbelievable in precedenza, riesce a raccontare la violenza e lo stupro e lo fa con un linguaggio fresco, diretto, immediato. Adatto a parlare ai più giovani, ma anche al pubblico adulto. L’ambientazione scolastica permette alla serie di sfruttare i cliché dei teen drama. Ma mostra anche la pericolosità dietro certi topoi tramandati in serie e film che hanno accompagnato la nostra crescita. Si parla apertamente di consenso, di educazione sessuale (argomento ancora tabù nelle nostre scuole) e di pornografia online, condivisione non consensuale di materiale privato.

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Ni una más, la nuova serie Netflix

Grazie anche al suo cast di giovanissimi attori e attrici, carismatiche e ben calate nel loro ruolo, la serie risulta credibile e l’onestà con cui racconta argomenti spinosi è forse la sua qualità migliore. Perché vedere Ni una más, allora? Perché anche se non sarà la serie rivoluzionaria del momento, diventerà un altro tassello necessario per una presa di coscienza su argomenti come quelli sopra citati. E perché il grido di non una di meno risuoni ancora una volta più potente che mai.