Ci sono serie tv che, una volta iniziate, scorrono in maniera tanto piacevole e lineare che spesso ci rendiamo conto di averle divorata in men che non si dica soltanto alla fine dell’ultimo episodio. Questo è quel che ci è capitato visionando Non ho mai..., deliziosa serie a metà tra la comedy di stampo teen propostaci da Netflix da ormai quattro anni e che, con la sua quarta stagione composta da dieci episodi, è sbarcata sui nostri schermi nella giornata di giovedì 8 giugno. Chi l’avrebbe mai detto che, quando, incuriositi dal trailer della serie e dalla scoperta che si trattava di un prodotto scritto e prodotto da Mindy Kaling, ci saremmo tanto affezionati alla storia di Devi e a quelle dei suoi amici e della sua famiglia? Non noi, che, nonostante un buon presentimento, temevamo già di stare per impelagarci in uno dei tanti teen drama che affollano il panorama seriale condito dei soliti cliché del caso. Eppure, eccoci qua, a quattro anni di distanza, con un sorriso compiaciuto e pronti a fingere di non esserci commossi per mantenere una dignitosa compostezza da adulti sofisticati, ma segretamente tornati a essere quei ragazzini complessati ma dai grandi sogni che tutti un tempo siamo stati.
Attenzione, la recensione che seguirà è ad alto contenuto di spoiler in merito alla quarta e ultima stagione di Non ho Mai o, in originale, Never I Have Ever, siete pertanto avvisati. Buona lettura!
Non ho mai… è sempre stata una storia di formazione: quattro stagioni, ognuna per ogni anno di liceo in cui la nostra protagonista compie un proprio percorso di crescita che la fa progressivamente passare dall’essere l’insicura “Devi la Pazza” al diventare una ragazza forte e cosciente di sé, senza perdere, però, quella smaccata ironia sagace e quella tenera goffaggine che ci hanno aiutato a farci affezionare a lei perfino nei momenti in cui è caduta più in basso. Perché di una cosa possiamo essere certi: anche se in passato siamo arrivati a detestarla per alcune azioni impulsive, sciocche e infantili, viene davvero difficile non voler bene a Devi Vishwakumar e non tifare per lei, soprattutto se la sua vita e la sua quotidianità, dai problemi in famiglia, alle amicizie, dai traguardi scolastici alla vita amorosa, ci vengono narrati con tanta tagliente ironia, ma anche con altrettanta compartecipazione da John McEnroe.
Una strada in salita per la nostra protagonista e tutti i suoi amici!
in questa stagione, infatti, Devi ne fa di strada, dimostrando una maturità resa possibile solo dalle esperienze passate. Focalizzandosi sul passaggio dall’infanzia alla vera età adulta, la quarta stagione focalizza la propria attenzione su quattro principali filoni legati sempre al tema del futuro: la temuta domanda per il college, la profondità dei legami di amicizia, il consolidamento dei legami familiari e la sottotrama amorosa.
Crescere fa paura, il rifiuto fa paura, così come il dubbio secondo cui tutti i sacrifici che sono stati fatti potrebbero essere stati inutili se ci si dovesse ritrovare in faccia a un no: questo è quello che si ritrova a vivere la nostra protagonista, che ha orientato tutta la propria vita verso un sogno che rischia concretamente di non realizzarsi, quello di andare a Princeton e onorare in questo modo non solo gli sforzi di una vita, ma anche la memoria del padre a cui non ha mai smesso di pensare. Dopo il travagliato processo che l’ha lasciata in più occasioni sull’orlo della disperazione, Devi si rende conto che per avere successo nella vita non serve solo avere una media perfetta e un curriculum senza macchia, ma anche e soprattutto credere in sé stessa e nei propri sogni.
Un concetto forse eccessivamente utopistico? Forse, ma perfettamente in linea con la spensieratezza delle serie, capace di farci sorridere e di farci apprezzare i legami tra personaggi che, seppur fallibili e dai tanti difetti, si fanno amare grazie alla loro umanità. Perché, anche nei momenti più difficili sono proprio le amicizie e gli affetti che spingono i protagonisti a non mollare o a riconsiderare le proprie decisioni, come quando Paxton, lasciato forse un po’ troppo in sordina nella prima parte della stagione, sceglie di darsi una nuova possibilità e di investire il proprio futuro nell’insegnamento o come quando Devi viene convinta da Ben a non lasciare nulla di intentato.
Ma più di ogni altra cosa, questa è la stagione dell’Amore, quello vero, con la A maiuscola.
Dopo fraintendimenti, incomprensioni e litigi, la nostra protagonista per la prima volta prende pienamente coscienza dei propri sentimenti per Ben, quello che è stato per dodici lunghi anni sua nemesi e migliore amico, un ragazzo che ha ferito e dal quale è rimasta ferita in più occasioni, ma anche colui che si rivela essere la persona perfetta per lei. Con buona pace di chi voleva vederla insieme a Paxton (Darren Barnet), la nostra Devi, dopo il clamoroso cliffhanger che aveva chiuso la terza stagione, passa la quasi totalità dei dieci episodi di questo grande finale a struggersi per il nostro Ben (Jaren Lewison), rispetto al quale rimane separata, come in ogni classica commedia romantica che si rispetti, fino alla dolcissima conclusione in cui i due, pienamente consapevoli e per la prima volta abbastanza maturi, scelgono di darsi una chance, per una volta senza filtri, bugie e paure a tenerli lontani.
Una scelta scontata? Probabilmente, ma anche quella più giusta rispetto al percorso di personaggi che arrivano a mettersi insieme solo dopo un lungo e difficile percorso, perfettamente contestualizzato dalle quattro stagioni.
Anche se con meno momenti drammatici rispetto alle stagioni precedenti, questi nuovi episodi non mancano di esplorare interessanti e peculiari dinamiche umane, come quella volta a smantellare lo stereotipo secondo cui solo i maschi possano interessarsi alla tecnologia oppure quella secondo cui molto spesso le donne che litigano per un uomo tendono a incolparsi tra loro più che a infuriarsi con colui che ha causato il problema.
I punti di forza della serie? Dialoghi brillanti e sagaci, ben scritti sia nei momenti più divertenti e goliardici sia in quelli più intimi e introspettivi, così come le buone interpretazioni da parte del cast, in cui a brillare è soprattutto la protagonista Maitreyi Ramakrishnan, molto espressiva e convincente sia nelle scene più comiche che in quelle più serie. Lodevole è inoltre anche, sulla scia di quanto già visto, la capacità della serie di rappresentare in modo poco stereotipato e credibile la cultura indiana di cui la famiglia di Devi è portatrice senza per questo eliminarne gli aspetti più folkloristici.
L’ingrediente segreto che ha permesso a Non ho mai… di spiccare il balzo che l’ha distaccata per qualità e stile da molte altre serie dello stesso stampo è dato però dalla magnifica voce narrante di John McEnroe (a cui si associa in questa stagione anche Gigi Hadid, che si riconferma la madrina di Paxton). Il leggendario e irascibile tennista è infatti il vero eroe della situazione, voce della coscienza di Devi, ma anche portavoce del pubblico, delle sue impressioni e delle sue opinioni, capaci di creare un fantastico effetto di contrasto che ci ha catturato e divertito sin dalla prima stagione.
Con questo vogliamo forse dire che Never I Have Ever è priva di difetti? Ovviamente no. Nonostante funzionali allo sviluppo dei protagonisti, è indubbio che alcune storyline siano meno convincenti di altre, soprattutto se andiamo a prendere in considerazione la sottotrama di Kamala, molto più sacrificata rispetto al passato, che mal interpreta i segnali e pensa che il fidanzato della nonna la stia tradendo con un’altra (che però, su modello di Friends, si rivela essere solo un’agente immobiliare), così come la breve parentesi romantica tra la protagonista e il ragazzaccio Ethan (interpretato dal protagonista di Love, Victor Michael Cimino), che ruba fin troppo tempo ad altri interessanti nuclei tematici, tra cui il nuovo interesse amoroso di Nalini.
Seppure forse eccessivamente didascalica nel trarre la morale e la conclusione della storia di Devi, la quarta stagione di Non ho mai si rivela una fantastica conclusione per una serie rivelatasi davvero sorprendente, godibile e in grado di trasmettere sensazioni estremamente positive. Dandoci un assaggio di quel che sarà un luminoso e sicuramente splendido futuro di tutti i personaggi della serie, John McEnroe, ci congeda dalla Sherman Oaks e dai suoi ormai ex allievi, così come dalla famiglia Vishwakumar, lasciandoci con il sorriso sulle labbra, grati e soddisfatti per una storia scritta con tanto cuore.
P.S. Ma cosa avrà voluto dire quel “Per ora” che chiude la serie? Netflix, vuoi forse dirci qualcosa?