Nel catalogo di Raiplay, nell’aprile 2021, è apparsa una piccola perla luccicante che forse resterà nel fondo degli oceani ancora a lungo, sommersa da titoli altisonanti come Skam Italia o Baby della cugina più cool, Netflix. Tratta dall’omonimo teen drama norvegese del 2019, Nudes è una serie tv italiana che affronta un tema molto sensibile: il revenge porn. Il taglio del racconto, sebbene sia prevedibile aspettarsene uno paternalistico o stucchevole, è sorprendentemente realistico. La serie è prodotta da Rai Fiction e Bim e – per il momento – ha una sola stagione, composta da dieci brevi ma intense puntate. Parla agli adolescenti usando il loro linguaggio, è credibile e tenta con semplicità di mettere in luce le insidie di una problematica attuale, quelle più inaspettate. Tuttavia riesce a comunicare anche con gli adulti, spesso incapaci di captare i segnali e di affrontare i pericoli dell’era digitale senza l’equipaggiamento giusto. Evitando il più possibile di fare spoiler, vediamo perché Nudes è una serie tv italiana da recuperare, se ancora non l’avete fatto.
Nudes, cioè nudi… o a nudo
Il titolo traduce la parola “nudi” e allude a ogni sua possibile accezione. L’accezione più ovvia è dunque “spogliati”, ma rimanda subito alle fotografie senza veli, chiamate semplicemente “nudi”. Sopra ogni altra cosa, però, il titolo allude metaforicamente a una condizione psicologica. Essere a nudo. Sentirsi indifesi e venire esposti pubblicamente, proprio come accade ai protagonisti delle tre storie narrate. Nudes infatti ha optato per una soluzione antologica intelligente, parlando della diffusione online di materiale esplicito da tre angolazioni ben distinte. Tre possibili scenari che prendono il via dalla stessa premessa ma che, come una goccia d’acqua, si allargano su un panno scuro, inzuppandolo di implicazioni inaspettate. Più la macchia si espande, più conosciamo nuovi dettagli che ci allarmano e ci gettano nell’irrequietezza. Un susseguirsi di eventi apparentemente innocui che finiscono per comporre un quadro d’insieme sfumato, dove è impossibile addossare colpe e responsabilità con troppa disinvoltura. Perché il carnefice nella realtà non è sempre “il cattivo”.
Vittorio, Sofia e Ada: vittime e carnefici del revenge porn
Ci troviamo nella provincia bolognese. Il primo riflettore è per Vittorio (Nicolas Maupas), un giovane attore che ha saputo distinguersi già in Mare fuori e Un professore. Vittorio è bello, sicuro di sé, gentile ed è nato per fare il leader. Ma è uno che cade sempre in piedi, per usare le parole della sua ragazza. Infatti quando da adolescente spensierato e innocente si ritroverà a fare i conti con il mostro che è dentro di lui, senza nemmeno capire la gravità delle sua azioni, il cortocircuito ci risucchia. La seconda storia, invece, è quella di Sofia (Fotinì Peluso), un’attrice ventiduenne, già vista ne La Compagnia del Cigno. Lei è una ragazza forte che nonostante la situazione saprà colpirci per maturità, determinazione e carattere. L’ultimo riflettore è per la quattordicenne Ada (l’esordiente Anna Agio), la più piccola e la più ingenua che farà la conoscenza delle chat d’incontri; un episodio a tinte tenui, come dichiara la regista Laura Lucchetti. La terza storia mostra le implicazioni più pericolose del sexting, quelle che coinvolgono i predatori sessuali che si muovono indisturbati tra le maglie del web, pronti ad approfittare della debolezza umana.
Qual è la differenza tra responsabilità e leggerezza?
Gli eventi vengono raccontati in un susseguirsi di azioni mai scontate. La narrazione è densa di spiacevoli colpi di scena, ma questi non accadono per sorprendere lo spettatore. Non si tratta di un vezzo stilistico che rincorre il sensazionalismo o il voyerismo. Il nocciolo della questione è sempre lo stesso: coloro che ci feriscono sono più vicini di quanto pensiamo. Sono le persone di cui ci fidiamo che da un momento all’altro potrebbero compiere delle azioni irreversibili e imperdonabili. Come quella di diffondere online un nostro video, rubato in un momento in cui siamo, appunto, a nudo.
Le vittime sentono la colpa, pur non avendone alcuna. Si addossano responsabilità per le azioni degli altri che le hanno colpite indirettamente. Non sanno come gestire la situazione e come affrontare quella zavorra emotiva che le ha sommerse. Cosa succede quando un ragazzo appena maggiorenne scopre di non avere ancora imparato a gestire le proprie emozioni, il “nero” che ha dentro? Come può una quattordicenne gestire il peso della vergogna? E come può un momento tanto bello, come quello di Sofia, l’indomani trasformarsi in un incubo? Le tre storie parallele sono dolorose perché mostrano dinamiche comuni in un contesto tristemente realistico. Evidenziano la cattiveria e la stupidità dell’essere umano, pronto a rubare l’intimità altrui per motivazioni vili.
Un prodotto audace e inquieto, proprio come l’adolescenza
Se avete familiarità con le serie tv trasmesse sui canali Rai, potreste rimanere piacevolmente sorpresi da Nudes. Nelle dieci puntate è impossibile scovare un solo cliché. Non ci sono lezioncine mordi e fuggi, tantomeno il solito schieramento manicheo di personaggi palesemente buoni che subiscono le angherie di quelli totalmente cattivi. L’assenza degli stereotipi e delle etichette sul mondo adolescenziale, che ancora contaminano la maggioranza dei prodotti seriali nostrani, è quasi disorientante. Non abbiamo dei riferimenti rassicuranti e la loro assenza toglie quella calda certezza di sapere cosa sta per succedere. Nudes infatti non ha nessuna intenzione di rassicurarci. Il progetto nasce per mettere in guardia sia gli adolescenti, sia i genitori dal pericolo più sottovalutato: la fiducia che riponiamo nell’altro.
Le certezze scompaiono sin dai primi fotogrammi. In un mondo sempre più complesso, la leggerezza e la spensieratezza proprie dell’adolescenza possono essere punite duramente da qualcuno che, forse, non voleva nemmeno ferire. Nudes però non mette in guardia dalle persone in sé, ma dalle conseguenze di gesti apparentemente innocui. Uno smartphone dà la possibilità di immortalare qualunque momento, e di poterlo condividere in ogni istante. Ma un invio di un contenuto rubato, fatto magari in uno stato alterato come la gelosia, per qualcun altro può significare l’inizio di un incubo.
Un cast giovane, decisamente promosso
La recitazione è genuina, naturalistica e si avvale di un cast giovanissimo, ma preparato e convincente. Al fianco dei tre protagonisti troviamo degli interpreti secondari che, nonostante l’età, hanno riversato nel progetto serietà e devozione, assicurando un risultato formidabile. Troviamo Catherine Rita Balsamo (We Are Who We Are) che interpreta Viola e Cecilia Bertozzi (Maicol Jecson), nei panni di Anna. Costanza, la ragazza di Vittorio, è Giulia Sangiorgi mentre il delicatissimo ruolo di Marta Moangi è stato affidato a Geneme Tonini. Alice Lazzato, infine, è Claudia, l’amica comprensiva di Ada. Tra gli adulti, che appaiono en passant, come ombre distratte, troviamo Andrea Bosca nelle vesti di Massimo, Linda Gennari è Paola ed Elena Di Cioccio è nei panni di Elena Corradi.
Nudes non descrive, ma mostra cos’è davvero il revenge porn: un fenomeno più diffuso di quanto pensiamo
Il fenomeno del revenge porn – conosciuto anche come “pornografia non consensuale” o “abuso sessuale tramite immagini” – è un male che colpisce silenzioso ogni giorno e ogni fascia d’età. Nel 90% dei casi i soggetti colpiti sono donne e secondo l’American Psicological Association, nel 2019, il 51% delle vittime intervistate ha contemplato la possibilità del suicidio. Senza mai essere didascalica, la serie mostra con crudo realismo le conseguenze dell’uso improprio degli strumenti digitali. I giovani non vengono condannati per essere giovani. Non è un processo ai loro comportamenti, sessuali o non. Non c’è un giudice severo che dall’alto punta il dito con intenzioni moraleggianti. Viene mostrato il pericolo potenziale che si annida in situazioni comunissime. La possibilità di essere esposti da qualcuno che vuole ferire intenzionalmente oppure che non è nemmeno consapevole delle conseguenze che innescherà. Il progetto non dice ai giovani di non fidarsi dell’altro o di non lasciarsi andare, ma li mette in guardia dalle ripercussioni, soprattutto psicologiche e impreviste. Secondo gli studi, infatti, la prevenzione sarebbe l’unico modo per arginare un fenomeno in continua e preoccupante espansione.
Un progetto educativo, che risparmia morale e prediche
Il punto di forza di Nudes è dunque proprio quello di insegnare qualcosa lasciando la parola ai protagonisti. Racconta la stessa storia da tre prospettive diverse e lo fa dall’interno. Il filtro tra i ragazzi e il pubblico scompare. Non c’è quel giudizio fastidioso, quel “predicozzo” indigesto che di solito caratterizza i progetti nati da finalità educative. Gli adulti stessi vengono messi sotto giudizio, complice la loro cecità. La madre di Vittorio, ad esempio, sebbene sia comprensibilmente preoccupata, sconvolge per le sue parole dure e prive di solidarietà. E l’assenza del supporto familiare in Nudes viene sottolineata con insistenza. Come spiega la regista, Laura Lucchetti:
Il mio desiderio è che siano le famiglie a venire a conoscenza di questo fenomeno, di cui spesso i giovani non parlano.
Laura Lucchetti
Nonostante la serietà dell’argomento, la narrazione sa alternare quei momenti spensierati propri del mondo adolescenziale con l’angoscia di una situazione drammatica e prematura. Laura Luchetti (Feisbum, Fiore gemello), ha svolto un lavoro sopraffino e ha saputo gestire un tema così complesso nel modo più naturale e onesto possibile. Le soluzioni registiche adottate sono eleganti, vellutate e intime. Sono intrusive quando è necessario, guardando da lontano come un occhio indiscreto. Ci lasciano sentire il peso di quegli sguardi carichi di giudizio che le vittime hanno dovuto affrontare. Ma all’occorrenza, la camera si avvicina ai protagonisti, cogliendo quei momenti dove sono più fragili, a nudo.
Un racconto tanto onesto quanto disarmante
Laura Lucchetti e Emanuela Canonico (che ha curato il soggetto) sono riuscite a mescolare la forte carica emotiva delle situazioni più negative con la vitalità e la gioia di vivere dei ragazzi, assicurando un risultato lontano da pietismi o vittimismi. La scelta di mescolare delle soluzioni narrative tipiche del thriller a quelle del dramma si è rivelata la formula ideale che ha permesso di creare una storia allarmante, ma allo stesso tempo intrigante e avvincente. L’angoscia, purtroppo, prendere il sopravvento e ci spinge a passare alla prossima puntata sperando che i nostri sospetti non si avverino. Un po’ come noi, il brano originale di Gazzelle che fa da sfondo musicale al progetto, ci lascia alla fine di ogni puntata con una sensazione di ansia, malinconia e turbamento. Ci arrendiamo e, come Ada, Marta e Sofia, anche noi ci sentiamo nudi, esposti e forse anche un po’ ingenui.
Prodotta da Riccardo Russo per Bim Produzione, in collaborazione con Rai Fiction e con il sostegno della Regione Emilia-Romagna, Nudes è la prima serie italiana sul revenge porn. Un racconto dove l’adolescenza è la protagonista, ma che parla a tutti, soprattutto agli adulti. È una piccola sorpresa seriale nostrana, forse un po’ bistrattata, che affronta una tematica tanto complessa, inquietante quanto distruttiva in modo intelligente e onesto. Nudes, infatti, ha saputo mostrare senza mai giudicare e nasce dall’intento di comprendere e mettere in guardia da una problematica tanto diffusa quanto sottovalutata.