Le aspettative erano alte, la paura tanta. Dopo anni di attesa dall’annuncio del progetto, ecco sbarcare finalmente sui nostri schermi la miniserie targata Star Wars dedicata all’amatissimo Jedi interpretato dal talentuoso Ewan McGregor: Obi-Wan Kenobi. L’idea di vedere un prodotto dedicato al personaggio aleggiava negli studi di Disney già da parecchio, ma ci sono voluti anni e diverse stesure della sceneggiatura prima di arrivare a un risultato che convincesse la produzione a dare il via libera definitivo. Questa snervante attesa, che sembrava preannunciare i limiti di quello che potenzialmente sarebbe stato un gigantesco flop, pare però aver dato i suoi frutti (almeno finora). Obi-Wan Kenobi 1×01 e il secondo episodio della serie (che conterà un totale di sei puntate) hanno infatti saputo trasportarci ancora una volta nel magico mondo di Star Wars, sempre capace sia nel bene che nel male di farci viaggiare con la mente nella tanto famosa “Galassia lontana lontana“.
Ecco a voi la nostra recensione con spoiler di Obi-Wan Kenobi 1×01 e 1×02 disponibili su Disney+: buona lettura!
Obi-Wan Kenobi 1×01 parte subito alla grande, giocando con i sentimenti dei fan della serie grazie a un emozionante montaggio che ripercorre le principali tappe della trilogia prequel del franchise e focalizzandosi sul destino di Anakin Skywalker e di Obi-Wan, così da far immergere il pubblico nelle atmosfere tipiche della saga.
Una palese ricerca del cosiddetto effetto nostalgia, certo, ma anche un utile recap in vista della trama della serie, che diventa così comprensibile anche a chi di Star Wars non mastica molto.
Possiamo dirlo, questi primi due episodi sono stati davvero godibili e capaci di calamitare la nostra attenzione in maniera diversa da tutti gli altri prodotti seriali a tema Star Wars fino ad ora visti su Disney+. Se infatti con The Mandalorian avevamo assistito a una particolare commistione tra verticalità e orizzontalità della trama e con The Book of Boba Fett a particolari esperimenti sul focus dei personaggi, Obi-Wan Kenobi sorprende per lo spiccato tentativo di seguire uno schema filmico, ovviamente allungato, della storia in tre atti. Il primo episodio, infatti, si occupa di presentare la situazione iniziale, mostrandoci i diversi personaggi, e si conclude con la cosiddetta situazione del “punto di non ritorno“, il momento che segna il definitivo cambio di status quo, la scelta da parte dell’eroe di abbandonare la propria stasi per dare inizio a questa avventura.
E che avventura! Ricalcando uno schema già perpetrato con The Mandalorian, Disney sceglie volutamente di omettere i dettagli di trama nella campagna marketing, così come la presenza di un personaggio della vitale importanza, di cui solo i più informati erano a conoscenza.
La scelta di inserire una piccola Leia Organa all’interno della serie potrebbe forse non accontentare i puristi del franchise, in quanto retcon (un espediente narrativo usato per modificare aspetti di trama precedentemente specificati per dare credito a nuovi sviluppi della storia o per correggere elementi della continuity) rispetto alla saga principale, ma si rivela comunque parecchio interessante. Invece che concentrarci sul piccolo Luke eccoci, dunque, al cospetto di una ribelle Leia, interpretata dalla giovanissima Vivien Lyra Blair (9 anni), bambina tanto saggia quanto impertinente. Da qui la missione del nostro eroe: ritrovarla e riportarla alla sua famiglia adottiva, gli Organa di Alderaan.
Ma Obi-Wan non è più (giustamente) lo stesso di dieci anni prima. Remissivo, traumatizzato dalle conseguenze dell’Ordine 66 che segnò la fine dei suoi pari, terrorizzato di essere scoperto e soprattutto schiacciato da un enorme senso di colpa.
Il senso di colpa di chi sa di aver fallito, di non essere stato in grado di ravvisare i segni e soprattutto di non essere stato in capace di salvare e di redimere il suo allievo, il suo più caro amico, suo fratello. Ben, infatti, rifiuta più volte di ritornare alla sua vera identità e di avvalersi della Forza fino all’inevitabile ridiscesa in campo. Le emozioni di questo eroe sconfitto, ma che segretamente detiene la scintilla del Jedi che era stato un tempo, sono trasposte alla perfezione da Ewan McGregor, non solo perfettamente in parte, ma anche entusiasta di riprendere uno dei ruoli che più lanciò la sua carriera.
Certo, la trama di Obi-Wan Kenobi 1×01 e 1×02 non è parsa molto complessa e per ora sono mancati particolari colpi scena e risvolti totalmente inaspettati, ma spesso è meglio indulgere in una storia semplice e lineare piuttosto che andarsi a incagliare in sottotrame sì interessanti, ma poco coerenti e incapaci di incastrarsi al meglio con la narrazione, come capitato in The Book of Boba Fett. Inoltre, seppur non particolarmente innovativo, il plot di Obi-Wan Kenobi 1×01-1×02 sembra rivelare spunti interessanti, come i dissidi interni all’ordine degli Inquisitori o la scoperta da parte di Obi-Wan che Anakin è ancora vivo, che ha assunto il titolo di Lord Vader e che soprattutto lo sta cercando. A questo riguardo spiccano tra tutti i personaggi secondari finora presentati certamente l’Inquisitrice Reva (la Terza Sorella), animata da un’ambizione senza pari e disposta a tutto pur di ottenere ciò che cerca, anche a mettersi contro i suoi stessi confratelli, e il caotico truffaldino Haja, interpretato dal sardonico Kumail Nanjiani, che speriamo di poter rivedere presto.
Sarà molto intrigante cercare di capire quali saranno gli sviluppi della miniserie ora che, arrivati al secondo atto, tutte le forze del male si metteranno alle calcagna del Jedi e della piccola Leia, così come il tipo di rapporto che si instaurerà tra i due protagonisti della vicenda e i nuovi comprimari che essi incontreranno.
Ma perché oltre che per la sua struttura, guardando Obi-Wan Kenobi abbiamo la sensazione di star assistendo alla proiezione di un film? Colonna sonora, costumi, ambientazioni, effetti speciali: tutto il comparto visivo della serie profuma aria di colossal. Grazie a un’ottima commistione di make-up (che però non eccelle nella resa del Grande Inquisitore), effetti visivi e una scenografia curata nel minimo dettaglio, la miniserie ci catapulta in universi coinvolgenti e credibili. Se già nelle precedenti produzioni seriali avevamo potuto godere della familiare calura di Tatooine, ricreata qui nei dettagli, anche il pianeta di Daiyu riserva sorprese dal punto di vista visivo, ricreando atmosfere più “cyberpunk” ma che non stonano con la tipica estetica starwarsiana.
La mano della regista Deborah Chow è inoltre ben visibile in entrambi gli episodi e garantisce un filo di coerenza e di continuità laddove The Mandalorian e The Book of Boba Fett avevano fatto trasparire diverse visioni registiche di puntata in puntata. Ciò permette alla director di prendersi i giusti tempi, indugiando in riprese di ampio respiro e su particolari degni di nota, per poi inserire, senza esagerare, sequenze action ben girate e ritmate al punto giusto. Certo, alcune scene che vedono la piccola Leia cercare di sfuggire ai propri inseguitori risultano parecchio artificiali e poco credibili, ma riusciamo a comprenderne bene i motivi.
Le puntate 1×01 e 1×02 di Obi-Wan Kenobi riescono finora a rendere senz’altro onore a una delle saghe più amate e discusse di sempre, tra omaggi al passato e desiderio di raccontare qualcosa di nuovo: il combattere contro le ingiustizie, il sapersi rialzare dopo il fallimento e credere in un futuro più luminoso. Questa miniserie parte nel migliore dei modi, stuzzicando le corde giuste e solleticando la nostra curiosità riguardo a ciò che potrebbe capitare, nonostante il destino dei due protagonisti sia già ben noto al pubblico di Star Wars: una prima vittoria se si pensa alle aspettative iniziali di molti.
Ora non ci resta che attendere pazientemente fino a venerdì prossimo per scoprire in che guai si cacceranno i nostri eroi. Il respiro affannoso e il volto stravolto di Hayden Christensen vogliono dire solo una cosa: Darth Vader sta finalmente tornando e noi, sinceramente non vediamo l’ora, sperando che la serie mantenga il buon livello di queste prime due parti.