È arrivata in pompa magna nella giornata del 30 novembre su Netflix e già dopo pochi giorni dalla sua prima messa in onda ha scalato i ranghi, arrivando a ottenere un posto tra i prodotti più visti della piattaforma rossonera: stiamo parlando di Obliterated (arrivata nel nostro paese con il calzante sottotitolo “Una notte da panico“), una serie che mescola l’action con la commedia più sguaiata composta da otto episodi, ognuno dei quali della durata di una cinquantina di minuti. Creata da Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg e Josh Heald, noti per essere gli ideatori e showrunner di una serie apprezzata come Cobra Kai, Obliterated, con tutta la sua follia e l’esagerazione promessa sin dalla diffusione del suo primo trailer, aveva potenzialmente tutte le carte in regola per “spaccare“: ce l’avrà fatta sul serio?
Per scoprirlo, vi lasciamo alla nostra recensione no spoiler di Obliterated. Buona lettura!
Cosa succede quando un gruppo ben addestrato di agenti operativi è costretto a rimettersi in azione per salvare il mondo dopo aver vissuto una notte di follia, tra alcol, sesso e droghe? Caos puro, nel bene e nel male.
Dopo aver portato a termine con successo un’importantissima missione durata mesi che coinvolgeva un pericoloso terrorista russo e una bomba nucleare nella città del peccato, Las Vegas, una squadra d’élite si concede una tregua per festeggiare la fine di questa fruttuosa collaborazione. La leader del team è la rigida e fredda Ava Winters (Shelley Hennig), un’agente CIA che solitamente non si lascia guidare dalle emozioni. Tra gli altri troviamo il marine bello e sbruffone Chad McKnight e il suo braccio destro Trunk (Terrence Terrell), il cecchino Angela Gomez, la timida informatica Maya, il pilota dell’aeronautica Paul Yang e il folle ed eccentrico artificiere Haggerty. La festa che seguirà sarà qualcosa di così completamente folle e sfrenato da non fare invidia nemmeno ai party visti in prodotti come Una notte da leoni. In pieno hangover e con alcuni dei membri del team completamente “strafatti“, i protagonisti sono però richiamati di colpo ai loro doveri: la bomba nucleare che avevano sequestrato e disinnescato si rivela infatti un falso e la città di Las Vegas rischia di essere completamente spazzata via dal reale ordigno.
Nonostante le loro condizioni pietose, i membri della squadra sanno di essere gli unici a poter sventare questa situazione di crisi e si rimettono in azione, tra allucinazioni psichedeliche, fame chimica, ubriachezza e tanti, tanti altri problemi.
Riusciranno i nostri “eroi” a completare la loro missione e a superare la sbronza e gli effetti collaterali degli stupefacenti assunti?
Il risultato? Un prodotto simpatico, ricco di tanta azione, generalmente ben scritto, ma anche parecchio prevedibile. Una serie tv che ha preso dichiaratamente spunto da film e show del filone action-comedy andando a estremizzarne le principali caratteristiche. Questo perché Obliterated è una serie “straripante“, che eccede volutamente in tutto e per tutto: uno show un po’ “cafone“, ma consapevole di esserlo e che sceglie di premere l’acceleratore in tutti i suoi aspetti, dalla messa in scena, alla comicità, dalla volgarità, alle assurde, ma intrattenenti scene action. Se vista con questa consapevolezza e senza l’obiettivo di trovare al suo interno profondità emotiva o chissà quale riflessione, salvo alcuni momenti davvero troppo esagerati di chi ha preso un po’ troppo alla lettera l’espressione “farla fuori dal vaso” (e abbiamo scelto questo proverbio per un motivo ben specifico, chi ha visto la serie capirà), Obliterated risulta una serie piuttosto godibile. Un prodotto divertente in tutta la sua leggerezza che potrebbe addirittura entusiasmare gli appassionati della commedia grottesca, quanto deludere chi si aspettava un prodotto più serio.
A causa di questa sua natura da serie rivolta specificatamente a un pubblico adulto, Obliterated, non è sicuramente uno show adatto a tutti palati: siamo lontani da una commedia leggera che si limiti a parodiare i cliché dei film d’azione. La serie Netflix sguazza infatti nel grottesco più spinto e manifesto, insistendo volutamente su aspetti che in altre serie tv o film appartenenti al filone vengono censurati o mostrati in maniera più velata, tra nudi espliciti e un umorismo fisico legato a qualsivoglia fluido corporeo, un elemento, questo, di cui, in alcune occasioni, avremmo fatto volentieri a meno.
Lontani dall’essere dei veri “eroi americani” (nonostante alcuni di loro si auto-percepiscano come tali), i protagonisti della serie, privati della patina che caratterizza di solito gli agenti delle forze dell’ordine votati al bene, diventano degli antieroi sgangherati che, ancor prima di combattere contro i tipici nemici dei film action, dai malvagi russi, fino ai mercenari spietati, devono lottare con i limiti che essi si sono autoinferti nel corso della folle e pazza notte di baldoria: alcol e droghe, oltre che le conseguenze a cui le loro stupide azioni hanno portato. Se da un lato questo aspetto porta a risvolti molto divertenti, vi è da dire che non sempre è stato gestito bene: nonostante lo spettatore sia invitato a mantenere un’alta soglia di sospensione della credulità, il fattore di penalità dato dall’assunzione di alcol e droghe da parte dei protagonisti è risultato in varie occasioni molto casuale e a servizio delle esigenze di trama. I personaggi, infatti, falliscono a causa di tali effetti collaterali solo quando serve, dimostrandosi invece perfettamente lucidi in altri momenti senza che ciò venga giustificato.
Seppur caratterizzati in maniera piuttosto superficiale e vadano a ricoprire in modo alquanto semplice dei personaggi stereotipici dei film d’azione (l’agente severa e rigida che scopre il suo lato scatenato, quello bello e sbruffone, l’hacker timida e asociale e così via) in linea con il genere di prodotto proposto, i personaggi principali di Obliterated funzionano e hanno modo di avere un proprio momento per brillare e dimostrare la propria utilità per la causa, riuscendo ad avere un proprio personale arco di evoluzione nel corso degli otto episodi.
Ma è proprio la durata uno dei punti deboli della serie: con un paio di episodi in meno, tagliando qua e là alcune sottotrame e modificandone delle altre, siamo infatti piuttosto certi che Obliterated ne avrebbe beneficiato. La fase centrale, fatta di un continuo susseguirsi di inseguimenti, appostamenti, sparatorie e combattimenti, ci è risultata a tratti ripetitiva e senza particolari guizzi narrativi: nonostante i colpi di scena non manchino, molti di essi risultano infatti parecchio prevedibili per uno spettatore esperto. Non che le scene d’azione siano state noiose: da questo punto di vista le coreografie e la regia delle scene più adrenaliniche ci sono parse di ottimo livello! Dal punto di vista tecnico si possono fare ben poche critiche alla serie: la fotografia, la regia, la scenografia e la colonna sonora sono di livello e conferiscono allo show una patina “simil- cinematografica” molto apprezzabile.
Insomma, tra alti e bassi, Obliterated, con grande onestà, ha portato in scena quello che prometteva fin dal trailer: una commedia sboccata e volgare che gioca con i cliché tipici del genere di appartenenza provando a intrattenere lo spettatore con un ritmo forsennato, buone scene d’azione e un umorismo insistito. Non una delle migliori serie dell’anno, ma sicuramente un prodotto coinvolgente e divertente (almeno per gli amanti del genere della commedia demenziale/grottesca), una serie da vedere per staccare dallo stress quotidiano e farsi qualche risata senza porsi troppe domande.