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Only Murders in the Building 2×10 – Il gran finale

Only Murders in the Building
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**Attenzione: seguono SPOILER sulla decima e ultima puntata di Only Murders in the Building, la mistery-comedy su Disney+**

Ci sono serie tv in cui il montaggio rappresenta il problema più grande, come nell’ultimo improbabile drama- thriller appena uscito su Netflix, e serie in tv in cui, invece, rappresenta una delle gemme più luminose della corona. Only Murders in the Building ha preso una delle componenti fondanti del racconto filmico e l’ha resa un labirinto meraviglioso ed emozionante di specchi riflessi. Un intreccio godurioso di piani e prospettive. Only Murders in the Building è in effetti la serie dell’intreccio. Su ogni livello: stilistico e citazionistico, tra registri, cromie e – ovviamente – a livello di trame e sottotrame. E nell’ultima puntata, rilasciata su Disney+ il 23 agosto, intitolata I Know Who Did It, la creatura di Steve Martin e John Hoffman ha dato il meglio di sé soprattutto nella costruzione della narrazione. Il gran finale accende i riflettori su Poppy White (Adina Verson), colei che dovrebbe aiutarci a incastrare Cinda Canning (Tina Fey) e l’infimo Detective Kreps (Michael Rapaport). Perché dopo la nona puntata (qui trovate la recensione del penultimo episodio) eravamo certi di aver trovato i colpevoli. Cinda è un mostro. Cinda è pericolosa. Cinda farebbe di tutto pur di avere una storia. Cinda ha paura dei pomodori e dello slow motion ergo deve essere una psicopatica. Suggeriva impaurita la povera e incompresa Poppy, alias Becky Butler. E così, il secondo capitolo della mystery-comedy di Hulu ci ha messo nel sacco, regalandoci un finale manipolatorio e stupefacente. Chi di voi ha iniziato la puntata depennando proprio il nome dell’assassino su quella lista che abbiamo scarabocchiato per settimane? Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez hanno preparato proprio un bello spettacolo da paura, e per giunta insieme alla loro più acerrima nemica. Il colpo di scena del personaggio della deliziosa Tina Fey, infatti, è stata solo l’ennesima, e squisita, falsa pista.

Un season finale da 10 e lode

Only Murders in the Building finale

Bene, bene, bene, ora vogliamo i nomi di chi è riuscito a indovinare l’assassino prima dell’inizio del decimo episodio diretto da Jamie Babbit e scritto da John Hoffman, Matteo Borghese e Rob Turbovsky. E anche il nome di chi non ha urlato, in preda al panico, “No, Charles, no!” nel momento in cui Steve Martin è stato accoltellato. In realtà non potevamo indovinare l’assassino: non avevamo tutte le tessere del puzzle. Tuttavia Only Murders in the Building non è mai stato un giallo in piena regola. L’unico mistero siamo sempre stati noi, cosa ci portiamo dietro e cosa nascondiamo, perfino a noi stessi. Ci sono volute settimane, fiumi di salse greche, false piste, rivelazioni sconvolgenti, confessioni personali, traumi infantili, ma adesso finalmente sappiamo chi ha ucciso Bunny Folger e soprattutto perché. Eppure, non appena abbiamo messo le manette a Poppy/Becky e al suo amante-aiutante Kreps (e noi che pensavamo se la facesse con Cinda: maledetto montaggio!), stiamo già ragionando su chi ha ucciso Paul Rudd e perché Charles-Haden Savage odi così tanto il suo personaggio, l’attore Ben Glenroy.

Ci avevano promesso un finale esplosivo e così è stato.

Only Murders in the Building

Una danza pirotecnica in cui abbiamo stracciato il taccuino degli appunti e ci siamo lasciati cullare dalla festa, la “killer reveal party”. Oltre al divertentissimo gioco di parole, abbiamo apprezzato anche la beffa ai danni dei tanto frequenti quanto ridicoli “gender reveal party”. Il finale della seconda stagione chiude un cerchio con il tema della festa, ricollegandosi così a quella sul terrazzo della stagione d’esordio. Allo stesso tempo, però, non perde tempo per omaggiare un classico, i murder mystery game, cioè la cena con delitto, arricchita da performer eccezionali. Ovviamente la menzione d’onore per la migliore performance spetta a Lester (Teddy Coluca), il portiere dell’Arconia, e alla sua storia en passant di come è diventato una meteora. Ammettiamo anche che la recitazione sui generis di Howard Morris ci ha regalato grasse risate. Durante la festa ci sono troppe situazioni grottesche ed esilaranti per essere menzionate tutte. Il ritmo delle battute è stato eccezionale. Il migliore della stagione. Equiparabile, appunto, all’atto finale di uno spettacolo pirotecnico. Ma ciò che ci ha colpito, e sorpreso, è che ancora una volta abbiamo dovuto cambiare opinione su un personaggio chiave.

Poppy/Becky 2x10

Cinda, la perfida Cinda, si è rivelata una professionista dalla forte onestà intellettuale capace perfino di condividere la scena con i suoi avversari di podcast. Forse questo suo lato collaborativo è la cosa più sorprendente che abbiamo visto. Ancor di più dell’identità del killer di Bunny. In fondo, ora che sappiamo che Poppy è l’assassina, tutto torna. Quel maledetto starnuto e quei “14” e “Sageve”, cioè “sandwich”, che altro non è che il numero 14 del menu: un panino con salsicce di fegato e marmellata (bleah!) che Poppy ordinò il giorno che minacciò Bunny. La risoluzione del caso, però, si lega al leitmotiv della stagione: il passato e una figura paterna problematica. Dopo aver rivangato quello dei protagonisti, ed esorcizzato i loro traumi, l’assassino non poteva non essere la persona che più di tutte aveva ancora un conto in sospeso con il proprio passato. Una vecchia vita che non era riuscita a lasciarsi alle spalle. Di conseguenza, oltre a venire definitivamente scagionati, i membri del trio hanno finalmente fatto pace con loro stessi, con il loro passato e i loro demoni.

Un passaggio di testimone perfetto

Only Murders In The Building

Tutti gli intrecci che sono stati tessuti in dieci puntate si sono riuniti per formare una trama coesa e impeccabile. Tuttavia sono rimaste fuori delle questioncine. Ad esempio, che ne è stato di Marv e della sua teoria sullo Sixth Avenue Slasher? Jan (Amy Ryan) è davvero acqua passata? E che fine ha fatto Amy Schumer? In fine, come ha fatto Mabel a perdonare Alice (Cara Delevingne). È vero che avevano bisogno di un complice per inscenare l’accoltellamento di Charles, con tanto di sangue finto. È vero che il murales di Mabel non era un granché (anche se ormai c’eravamo affezionati e la sua cancellazione è stato un momento doloroso). Ma dopo quello che le ha fatto, forse, sarebbe meglio tenerla a debita distanza. Il momento più tenero, quello che aspettavamo con il cuore in mano, invece è stato quando Will rassicura Oliver ribadendo che il DNA non ha nessuna importanza: è lui suo padre. La festa è stata dunque uno stratagemma elaborato per convincere Poppy a uscire allo scoperto. Non solo, ma il successo del podcast ha permesso a Charles di ottenere la sua rivincita con Brazzos (la cui demenza è in via di guarigione!), a Mabel di voltare pagina mentre Oliver ha ottenuto la sua possibilità di redenzione a Broadway. Inoltre Lucy (Zoe Colletti) lavora a fianco del padrigno mentre Charles dà finalmente una chance a Joy (Andrea Martin). Come se non bastasse, il finale è riuscito anche a gettare le basi per una promettente terza stagione.

Joy (Andrea Martin)

I tempi comici perfettamente armonizzati con le rivelazioni e i depistaggi; i riferimenti all’attualità, il gusto per il macabro e il grottesco; gli omaggi ai migliori classici del giallo e un’attenzione mirabolante per i dettagli rendono Only Murders in the Building unica nel suo genere, stravagante ma raffinata. Non era facile offrire un finale all’altezza della stagione, soprattutto dopo aver accumulato così tanti plot twist e falsi indizi. Invece il season finale si è rivelato all’altezza di una stagione grandiosa, forse ancor più intensa, elaborata e divertente della prima. Tutto brilla, dalla sinergia tra il cast, la complessità degli intrecci narrativi, i costumi capaci di imporre dei veri e propri must have nei guardaroba dei fan; per non parlare dell’elemento più riuscito del capitolo, i focus sui personaggi, tra cui l’ultimo approfondimento dedicato proprio all’assassina.

Oliver Only Murder in the building finale

Il secondo capitolo della mystery-comedy con Selena Gomez, Steve Martin e Martin Short ha segnato un nuovo punto d’inizio per l’intrattenimento comico televisivo. Dopo tutto, Only Murders in the Building è già diventata un’ossessione seriale. Tanto che il 19 e il 20 agosto ha aperto le porte nel suo mondo con Only Murders in the Building Experience. In occasione del finale, l’ambientazione dell’Upper West Side è stata ricostruita al Flatiron District di New York per offrire ai fan un’esperienza immersiva di due giorni. Durante l’evento c’erano dipinti, progetti, un bidone della spazzatura con un barattolo di glitter e la scultura che Mabel distrusse con un’ascia. La scultura e l’ascia erano fatte di schiuma e gli ospiti sono stati incoraggiati a lasciarsi andare per “rilasciare lo stress” proprio come fa la protagonista.

Le riprese della terza stagione di Only Murders In The Building (che dovrebbe debuttare nel 2023) non sono nemmeno iniziate che la nuova vicenda già ci tormenta. Chi è Ben Gilroy? Paul Rudd tornerà o è stato solo un cameo? Perché Ben non conosce l’augurio teatrale “break a leg”? Perché Charles dovrebbe stare lontano da “lei”? Poi il sipario si alza. Ben cade a terra con la bocca insanguinata, esanime. Ci dispiace che il ritorno sulle scene come regista di Oliver sia stato letteralmente un collasso, ma siamo contentissimi che la prossima stagione di Only Murders in The Building sia già iniziata. Almeno nella nostra testa!

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