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Paradise – La Recensione dei primi episodi del thriller disponibile su Disney+: niente è come sembra

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ATTENZIONE! L’articolo potrebbe contenere SPOILERS della serie tv Paradise

Sono davvero finiti i tempi del crime in tv? Le produzioni si susseguono a un ritmo così frenetico da farci chiedere se esista ancora una storia da raccontare, se ci siano i mezzi per farlo in maniera innovativa. Quindi è ormai tempo di salutare il genere o forse c’è solo bisogno di reinventarlo? La risposta sembra averla Paradise, targata Hulu e disponibile sul catalogo Disney+, che combina elementi della passata e nuova generazione seriale in un mix adrenalinico che convince. Le serie thriller presentano delle caratteristiche molto chiare. Si tratta di elementi ricorrenti, diversi rispetto al procedural, che puntano maggiormente sullo sviluppo psicologico dei personaggi e sul senso di suspence continua. Nelle serie tv thriller l’obiettivo principale è tenere lo spettatore sul filo del rasoio, attraverso escamotage narrativi come il cliffhanger, i flashback e il cambio di prospettiva.

In questo modo, lo spettatore lungi dall’essere passivo come nel caso dei più classici procedural, diventa parte attiva dell’indagine. Accanto al detective protagonista, anche il pubblico elabora le sue teorie, stila un elenco di sospetti e rimane emotivamente coinvolto durante la rivelazione finale. Spesso, queste storie ruotano attorno a intrighi politici, cospirazioni o indagini psicologiche, mettendo in scena personaggi che si muovono in ambienti ambigui e moralmente grigi.

Negli anni, il genere ha preso sempre più piede in tv spodestando il procedural (ecco i migliori 10) dal loro trono e combinandosi con altri generi per creare storie sempre più variegate. Ad esempio, il thriller psicologico ha guadagnato popolarità, negli ultimi anni, grazie a serie come Mindhunter e You (ecco la data d’uscita della quinta stagione), che esplorano la mente di personaggi instabili o ossessivi. Il thriller investigativo trova True Detective uno dei suoi esempi più brillanti. Il mistero si unisce alle atmosfere cupe e quasi oniriche di reminiscenza lynchiana (qui il nostro omaggio al Maestro).

Quale è dunque il posto riservato a Paradise?

Guardare il primo episodio della serie tv con protagonista Sterling K. Brown è un processo che avviene per gradi. La puntata si apre sulla quotidianità un protagonista ben definito, un eroe della patria che va sotto il nome di Xavier Collins. Presenta tutte le caratteristiche da main character di un “film sui presidenti americani”. Quelli, per intenderci, dove abbiamo una guardia del corpo altamente addestrata, con alle spalle un trauma o una perdita importante, e un presidente degli Stati Uniti belloccio e carismatico. Ecco, i primi dieci minuti di Paradise sembrano un adattamento televisivo di Olympus Has Fallen. L’unica differenza è che qui il Presidente è morto stecchito. Il twist in questione ci fa drizzare le antenne, ma il vero cambio di rotta avviene solo con il finale.

Il Presidente Bradford e Xavier Collins nel primo episodio di Paradise
Credits: Disney

Nulla è come sembra.

Xavier si alza dal letto presto, è ancora buio fuori. Ha passato l’ennesima notte insonne e il motivo è abbastanza chiaro, anche se non palesemente dichiarato. Prepara il pranzo per i figli, poi va a correre e fa un giro di ricognizione alla villa del suo capo. Torna a casa, fa colazione con i pargoli Presley e James e si avvia a lavoro. Solo un’altra tranquilla giornata, nella tranquilla cittadina di Paradise dove la piazza assomiglia spaventosamente a quella del set di Gilmore Girls. Ma la normalissima giornata di lavoro al servizio di uno degli uomini più potenti del pianeta prende una piega inaspettata. Perché il Presidente degli Stati Uniti è morto e dalla cassaforte qualcuno ha rubato un tesoro inestimabile.

Xavier ha poco tempo per pensare, deve agire in fretta prima che chi di dovere prenda in mano la situazione e lo sbatta fuori. In quei brevi e frenetici trenta minuti, Xavier osserva e analizza ogni singolo dettaglio della camera: impronte di sangue che portano in balcone, un paio di orecchini d’oro, due calici di vino, un pacchetto di sigarette. Dettagli, in apparenza minimi, che potrebbero rivelarsi la chiave di volta per scoprire l’identità del killer. E lì, steso sul pavimento in una pozza di sangue, c’è il corpo senza vita di Bradford. Attraverso una sequenza di flashback ben piazzati, scopriamo di più sul legame tra questi due uomini. Il loro primo incontro nella stanza ovale, l’attentato scampato al Presidente e, infine, l’ultimo incarico che ha portato Xavier in quella stanza nel presente.

Xavier Collins è un protagonista da manuale.

Stoico, silenzioso, ma allo stesso tempo empatico e sincero. Ha un codice d’onore che lo spinge a tener fede al suo incarico, nonostante l’evidente passato burrascoso che lo lega a Bradford. In questo primo episodio ci viene detto pochissimo di lui e, allo stesso tempo, ci viene rivelato molto solo attraverso i gesti e le espressioni del suo interprete. Sterling K. Brown incarna perfettamente il ruolo, riprendendo le stesse qualità positive già viste in This is Us (ecco la classifica di tutte le stagioni), stavolta in un contesto assai diverso.

Sterling K. Brown nel primo episodio di Paradise
Credits: Disney

Con Paradise, Dan Fogelman, già creatore di This is Us, si avvicina un genere molto diverso rispetto al passato. Eppure il marchio di fabbrica c’è e avremmo dovuto intuirlo.

La storia inizia in maniera piuttosto lineare per concludersi con un colpo di scena che ribalta la situazione e ci fa rivalutare ogni cosa. Esiste un percorso chiaro e preciso che ha portato i protagonisti a questo momento. Sta a noi spettatori disvelarlo nel corso delle puntate. Così come già fatto in precedenza con This is Us, anche in questo caso Dan Fogelman lascia che siano i personaggi a raccontare i fatti. Lo Xavier che vediamo nel presente e quello che ci viene mostrato nei flashback sono due persone distinte l’uno dall’altro, anche se a un’occhiata superficiale potrebbe non sembrare così. Il legame che lo univa al Bradford si è deteriorato nel corso del tempo, tanto da spingerlo a provare odio profondo nei confronti del Presidente.

Paradise si presta senza dubbio al binge-watching, ma non ne trae giovamento. Il finale della puntata e il suo scioccante cliffhanger preparano il terreno per una narrazione che ha bisogno di essere masticata con cura per venire assaporata. Esiste un senso di urgenza che non inficia però sulla caratterizzazione dei personaggi, tutti ugualmente intriganti e con tanto da dire. Con i primi episodi già disponibili sul catalogo Disney+ e gli altri in uscita a cadenza settimanale, Paradise si prospetta come un thriller da tenere assolutamente d’occhio.