Non è che te lo puoi sempre spiegare chiamando in causa la logica. Non è che puoi dare una spiegazione razionale a qualsiasi cosa ti capiti nella vita. Eh no che non puoi farlo. Troppo facile così. Quindi se stai indugiando troppo in un pensiero cercando di capire che cosa sarebbe potuto essere quel rapporto che ora non c’è più, fermati un attimo. Perché non per forza troverai una risposta alla fine della strada. A volte le cose esistono senza che ci sia un perché, una ragione. Campano, respirano, e stanno lì a vivacchiare mentre tu, tormentandoti, cerchi di appiccicare un significato a ogni singola cosa. Alla nostalgia che porti dentro, ad esempio. Ma la nostalgia, quella cosa lì che senti alla bocca dello stomaco, è la più grande fregatura del nostro secolo. Ci porta a voler essere sempre altrove, in un tempo passato in cui forse le cose andavano meglio ma noi eravamo troppi impegnati per accorgercene. E’ questa d’altronde la storia di Nora, una donna coreana che vive a New York e che, un giorno per casualità, ricontatta quel suo vecchio migliore amico delle medie. Avendo passato insieme l’infanzia, i due riescono a riconoscersi subito scrollando in modo ordinario le proprie ricerche su Facebook. Nora è andata via dalla Corea lasciando Hae Sung senza la sua migliore amica che chissà cosa avrebbe potuto essere in futuro. Forse qualcosa di più, forse qualcosa di meno. Past Lives parla d’altronde di questo: di quello che sarebbe potuto essere di cui nessuno conoscerà mai risposta, e di quanto poco importi trovarla. Perché anche se la nostalgia ha un nome, non sempre quel nome deve per forza far parte di nuovo nella nostra vita. A volte va lasciato andare, con tutte le sue domande.
Past Lives è il nuovo film di Celine Song, una pellicola candidata agli Oscar 2024 in cui il non detto manda avanti un rapporto destinato a morire nell’ignoto
Nora lascia la Corea a soli 12 anni insieme alla sua famiglia. Trasferendosi prima a Toronto e poi a New York, la donna si allontana dalla cultura coreana per avvicinarsi a un’altra cultura. Della Corea rimane solo un utilizzo raro della lingua destinata alla sola comunicazione con sua madre. Rimettendosi in contatto con il suo vecchio migliore amico d’infanzia, Nora ricomincia a usare più assiduamente la lingua. Non ricorda tutte le parole, a volte fatica. Nello stesso modo, Hae Sung non conosce bene l’inglese. Attraverso un uso della lingua originale nei momenti dedicati ai dialoghi in coreano, Past Lives comunica con noi nello stesso modo con cui permette di farlo ai protagonisti. L’ostacolo della comunicazione è uno degli elementi più importanti di questa pellicola perché permette a Nora e Hae Sung di non farsi forza con tutte le parole che conoscono. Devono riuscire a superare l’ostacolo in un altro modo praticando il non detto. Lo fanno con gli abbracci, con gli sguardi, con i se e con i ma. Dopo 12 anni dalla loro ultima interazione terminata per volere di Nora, i due si rivedono faccia a faccia in una New York che appare spenta. Non è la solita colonna americana del caos. E’ tiepida, silenziosa, come loro.
Lei è sposata, lui in una relazione in bilico. Non sanno cosa stanno facendo, non sanno perché sono insieme. D’altronde sono coscienti delle loro nulle possibilità. Non si illudono mai che qualcosa possa cambiare o prendere un’altra piega. Perché Past Lives è un film che capita a tutti, un atto di realtà incorniciato su un’America silenziosa che va avanti attraverso due persone che si chiedono cosa sarebbe potuto essere e che, con onestà, rispondono che non lo sanno. E che dolore, quella risposta. Perché sarebbe tutto più semplice se sapessimo cosa perdiamo quando andiamo via. E invece non lo sappiamo mai, rimanendo sempre nel mezzo tra due voci nemiche che ci dicono da una parte che è andata bene così, e da un’altra che non sapremo mai cosa abbiamo lasciato. E’ un patto tacito quello che facciamo con noi stessi. Finché non scegli forse tutto è ancora possibile, ma è difficile campare in questo modo. Bisogna muoversi, capire da che parte andare, se prendere o lasciare il treno, anche se è quello sbagliato. Tanto, per come va la vita, forse non lo sapremo mai.
Ma non sono solo Nora e Hae Sung a stupire. Quel che più stupisce in questa pellicola è infatti Arthur, il marito di Nora che tutto vede e tutto conosce. Sa che Hae Sung non è l’amico coreano di Nora, ma il suo what if. Per gli amici a casa, what if significa cosa sarebbe successo se. In numerosi film, il suo ruolo sarebbe stato caratterizzato da scenate di gelosia, da rabbia e tormenti. I tormenti ci sono, ma non sono mai rivolti verso Nora. Arthur piuttosto usa quel momento per capire e capirsi. Per cercare di comprendere se è all’altezza di quel cosa sarebbe successo se, se la sua presenza compensi in qualche modo l’incognita del passato della moglie. Alla fine è così che funziona quando si tratta di amori passati. Ci chiediamo se riusciamo a essere all’altezza di quello che l’altro ha perso, ponendoci infinite domande sul nostro valore. L’amore ci rende vulnerabili, mica solo st*onzi come nelle commedie americane.
L’anima di Past Lives è tutta nei suoi personaggi, degli individui che, al contrario di altri, hanno le idee molto chiare su quel che sono e che vogliono e che per questo non si fanno attraversare dagli eventi. Li addomesticano, li vivono, ma senza mai farsi sopraffare. Mettono in chiaro che sarà una parentesi, che il passato non cambierà il presente. Che oramai la storia è scritta ed è tardi per stravolgerla. Se lo dicono utilizzando le parole che ricordano, mettendo in campo quel che hanno imparato dalla loro cultura. Perché Past Lives è anche un film sulle differenze culturali, sul modo di vivere la propria vita in base al paese in cui hai campato. Nora ha il sogno americano, Hae Sung la razionale voglia di far solo soldi e sistemarsi. Solo a quel punto deciderà se fare un passo avanti nella propria vita. Fino a quel momento, egli rimarrà l’ingegnere che per un attimo ha deciso di rivedere la sua migliore amica delle medie.
Candidato agli Oscar 2024, Past Lives scrive una storia che non ha nulla a che fare con l’amore, non nel suo senso più puro almeno. Come dicono Nora e Hae Sung, forse in una vita precedente sono stati qualcosa. A prescindere dal verdetto, però, bisogna rassegnarsi all’idea di quel che sono oggi: due vecchi migliori amici, e nulla di più. Sarebbe stato semplice romanticizzare questa condizione, giocarci sopra, farli riavvicinare per poi perdersi o ritrovarsi, ma non sarebbe stato autentico. Perché non sempre le nostre nostalgie hanno il potere di cambiarci la vita. A volte sono destinate a morire con noi. A passare con noi tutta la vita, senza un senso o una ragione. Solo perché è nostalgia, e questo deve fare. E’ l’arte di essere fragili. Anche quando non te lo puoi permettere.