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Petra – Recensione della seconda stagione della serie Sky con Paola Cortellesi

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ATTENZIONE: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su Petra.

Quale oggetto verrà inserito nella scatola che Petra custodisce con tanta cura nella sua libreria, a rappresentanza dell’indagine appena conclusa? Un rituale al quale i fan dell’ispettrice di Polizia interpretata da Paola Cortellesi sono ansiosi di partecipare al termine di ogni puntata. Nel silenzio della sua casa isolata, arroccata nelle colline che circondano Genova, la solitaria Petra, infatti, aggiunge un dettaglio proprio, personale, ricco di significato, all’investigazione chiusa con successo. Come una postilla, precisa e puntuale, l’oggetto rappresenta l’essenza dell’intrigante personaggio televisivo basato su quello letterario creato dalla scrittrice spagnola Alicia Giménez Bartlett (1951), autrice di oltre dieci romanzi dedicati all’ispettrice della polizia di Barcellona.

Dopo il successo della prima stagione, andata in onda nel 2020, Sky Studios ha deciso di investire nuovamente nell’esperienza aggiungendo quattro nuovi episodi usciti tra il 16 di settembre e il 7 ottobre di quest’anno, 2022.
Squadra che vince non si cambia: il celebre detto, nel caso di Petra calza perfettamente a pennello. Sky Studios, che produce la miniserie insieme a Cattleya e Bartlebyfilm, ha confermato tutta la formazione: regia, fotografia e musiche oltre agli attori principali ai quali si è aggiunta Manuela Mandracchia, nei panni di Beatrice, la nuova fiamma del vice ispettore Monte.

Petra
Paola Cortellesi e Andrea Pennacchi (640×360)

I nuovi episodi raccontano quattro nuovi casi ambientati in una Genova davvero gustosa, capace di regalare esterni e interni realmente belli. Al di là del porto e dei locali abitualmente frequentati da Petra e Antonio, infatti, la regia di Maria Sole Tognazzi valorizza una città che sembra voler nascondere la sua bellezza e storicità negli stretti caruggi, le stradine strette tipiche delle città liguri. Genova, fa da sfondo. Uno sfondo schivo e al tempo stesso maestoso capace di creare, mischiando antico e moderno, un’atmosfera intimistica e sommessa decisamente affascinante. La stessa Paola Cortellesi, in una intervista, elogiò la scelta del capoluogo ligure, capace di occultare la sua bellezza per continuare a farsi i fatti suoi. In maniera tipicamente ligure.
La località scelta per girare le puntare di Petra ha una valenza importante. Nella scelta della città, infatti, si è cercato di trovare un posto che reggesse il confronto con Barcellona non soltanto dal punto di vista della bellezza ma anche da quello, molto moderno e realistico, della commistione tra ricchezza e povertà. Occorreva, poi, una città che fornisse, attraverso l’apporto marino, il giusto grado di salinità alle storie. Genova, per questo, è risultata perfetta e ha lasciato, ancor di più in questa seconda stagione, la sua impronta sopra ogni storia.

Le quattro indagini prendono spunto dai romanzi della scrittrice spagnola. Gli adattamenti sono curati da Furio Andreotti e Giulia Calenda, i quali hanno già lavorato con Paola Cortellesi in Come un gatto in tangenziale e Scusate se esisto. A loro si aggiunge Ilaria Macchia (Non è un paese per giovani, di Giovanni Veronesi) e la stessa Cortellesi. Il quartetto ha avuto la capacità di cogliere dai romanzi ciò che era necessario per creare qualcosa da zero che avesse però una struttura solida alle spalle, un background capace di dare il giusto spessore non soltanto al coté crime ma anche, e soprattutto, ai personaggi.
Come spesso accade quando una serie è tratta da un libro il raffronto con l’opera cartacea è spontaneo, quasi obbligatorio. Per Petra non poteva essere diversamente. E se la prima stagione, sotto questo aspetto, ha patito parecchio, la seconda invece ne è uscita vincitrice convincendo positivamente.

L’ispettrice il cui nome e cognome rappresentano un ossimoro interpretata da Paola Cortellesi non è e non vuole essere quella descritta nei romanzi e racconti di Alicia Giménez Bartlett. Non si tratta di un errore o di una incapacità da parte degli autori quanto piuttosto, una scelta chiara, netta, e anche giusta e comprensibile. Riprodurre il personaggio letterario sarebbe stato impossibile visto la sua ricca impronta spagnola. Un po’ come folle sarebbe esportare il Montalbano di Camilleri fuori dalla sua Sicilia. Impossibile. Impensabile. Inconcepibile.
Ecco perché questa seconda stagione è decisamente più riuscita della prima. Perché il personaggio, finalmente, imbocca la sua strada e cammina con le sue gambe.
La Petra di Paola Cortellesi ha una sua unicità che non le va tolta per colpa di un caso di omonimia con il personaggio letterario (tra l’altro, il cognome nella miniserie è Delicado o Delicato? Difficile comprenderlo quando viene pronunciato ma intrigante all’ascolto).

Paola Cortellesi interpreta un personaggio decisamente distante dai suoi canoni, abituata com’è alla commedia cinematografica. La stessa attrice si è meravigliata di dover interpretare un genere, il crime, così lontano dalle sue corde. Eppure Petra le riesce perfettamente dimostrando, ancora una volta, la sua grande capacità di entrare in un personaggio e renderlo vero, credibile.
Pur essendo ai limiti dell’asocialità, il personaggio interpretato dall’attrice romana, nel corso delle puntate continua a crescere e trasformarsi. La sua schiettezza, per esempio, che nella prima stagione appare troppo dura tanto da risultare eccessiva, scomoda e persino antipatica, nella seconda non diminuisce di intensità né viene edulcorata in qualche modo, ma si ottimizza rendendo il personaggio asciutto e pulito, senza sbavature e per questo affascinante e irresistibile.

Accanto a Paola Cortellesi torna Andrea Pennacchi, nei panni di Antonio Monte, vice ispettore e braccio destro di Petra. Il personaggio interpretato dall’attore veneto ha finalmente trovato l’ottica giusta con la quale il suo superiore osserva il mondo. Il grado di confidenza tra due è salito di un gradito tra l’ultimo episodio della prima stagione e il primo di questa seconda prova ne è il regalo che l’uomo porta all’ispettrice(la quale, per altro si stupisce che sia bello). Questa confidenza crescente, non soltanto dal punto di vista lavorativo, fa sì che tra i due personaggi vi sia un aumento di intimità che sfocia in un rapporto più maturo e meno formale. Nel corso di questa seconda stagione entrambi dovranno affrontare non soltanto l’orrore e la violenza del loro lavoro ma anche importanti cambiamenti della loro vita privata. In entrambi i casi, seduti al bancone di un bar davanti a una birretta o al tavolo di una vineria con un calice di rosso in mano, i due si sosterranno a vicenda sopperendo l’uno alle mancanze dell’altra e viceversa.

Attorno ai due protagonisti ci sono ancora il commissario Pessone, interpretato da Antonio Zavatteri (Gomorra, Sense8 e La compagnia del cigno); Simone Liberati, nei panni del giovane ex marito di Petra, Lorenzo; Matteo Sintucci, nei panni dell’efficiente e fedele Reva. Ai quali si aggiungono Manuela Mandracchia, come Beatrice, e Francesco Colella, come Marco, entrambi molto importanti dal punto di vista sentimentale per i due protagonisti.

Cortellesi Pennacchi
Petra e Antonio (640×360)

E le indagini, che sono poi il fulcro di ogni crime che si rispetti? Nel caso di Serpenti nel paradiso, Un bastimento carico di riso, Carnevale diabolico e Nido vuoto, questi i titoli dei nuovi episodi, le investigazioni di Petra sono profonde e non si limitano a trovare la soluzione, tout court, di un delitto. In un crescendo di emozioni sempre più spigolose, che obbligano lo spettatore a porsi domande sulle tragedie umane, spesso invisibili o comunque lontane, che lo circondano, attraverso un modello investigativo poco tecnologico e basato, invece, sulle domande, sul dialogo e sull’osservazione, Petra e Monte arrivano alla soluzione dell’inchiesta.
Malgrado la violenza, a volte gratuita, c’è molta umanità dietro ogni singolo accertamento. La bravura di Paola Cortellesi è tale da riuscire a condensare i pensieri della Petra letteraria in una sguardo o una smorfia rendendo i suoi silenzi creativi e preparatori all’azione successiva.

Questa nuova stagione non è una semplice conferma di quanto già visto. È un sorprendente plus capace di convincere anche lo spettatore più scettico. Le quattro puntate creano la base sulla quale costruire un futuro importante per un prodotto Sky che vale la pena di gustarsi davvero, con la giusta calma e il giusto tempo.