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Piccoli Brividi 2: cambia la formula ma non il risultato – La Recensione

La seconda stagione di Piccoli Brividi non riesce a convincere più della prima
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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla seconda stagione di Piccoli Brividi

Dopo una prima stagione non fortunatissima, Piccoli Brividi ha fatto ritorno su Disney+ (dove ora potete vedere entrambe le stagioni della serie) con un nuovissimo capitolo. Cambia la formula, ma il risultato è grosso modo lo stesso. La serie che adatta i mitici racconti di R.L. Stine ha assunto, dopo la prima stagione, un formato antologico. In questo secondo ciclo di episodi, dunque, ci viene presentata una storia totalmente rinnovata, che non conserva legami con quella precedente. Un taglio volto a omaggiare il rapporto con la materia originale, andando a ricreare quel ciclo di storie che solo talvolta mantenevano delle connessioni. Ma pure a lasciarsi alle spalle una prima stagione affrontata con più di qualche difficoltà.

Come detto, non si segnalano in realtà grandissimi passi in avanti con questa nuova storia. Siamo molto sulla falsariga della prima stagione, con un racconto che possiede evidenti criticità, ma che comunque intrattiene e regala delle spooky vibes davvero piacevoli. Anche l’apporto di David Schwimmer, volto iconico della televisione, non porta alla giusta sterzata. Pesa, inoltre, anche un po’ la finestra temporale in cui è arrivata questa seconda stagione di Piccoli Brividi: sarebbe stato meglio sfruttare ancora il periodo di Halloween. Ad ogni modo, andiamo maggiormente a fondo di ciò che abbiamo visto in questo secondo capitolo della serie di Disney+, che non riesce ancora a rendere giustizia a una delle serie di libri per ragazzi più amate di sempre, ma si lascia comunque gradevolmente guardare. A patto, come vedremo, di fargli delle concessioni.

I protagonisti della seconda stagione di Piccoli Brividi
Credits: Disney+

Piccoli Brividi per piccoli alieni

Bisogna dire, come prima cosa, che uno dei grandi problemi di questa seconda stagione di Piccoli Brividi è lo spunto narrativo. L’argomento scelto, ovvero l’invasione aliena, non è così affascinante. Per lo meno per come viene sviluppata. Inizialmente tutto sembra ruotare attorno a una pianta killer, poi il mistero si espande e si instrada sui binari della narrazione classica sugli alieni. Progetti segreti, invasioni silenziose e via dicendo. Non affiora mai, però, quella smania di sapere cosa è successo e cosa sta succedendo. Ed è un peccato, perché la storia aveva del grande potenziale, andando a intrecciare un mistero di tanti anni prima con quella raccapricciante invasione aliena che vediamo specialmente nelle ultimissime puntate.

Di conseguenza, finiamo per interessarci maggiormente alle vicende dei personaggi che alla storia in sé. E ciò vuol dire conflitti genitoriali, love stories e tutto ciò che anima i racconti adolescenziali. C’è quasi più teen drama che mistery in questa seconda stagione di Piccoli Brividi, che salva la faccia solo per quelle atmosfere spooky che riescono a conferire quel tocco dark al racconto (a tal proposito, da elogiare la puntata sei, con la visione del video di cosa è successo a Matty e i suoi amici che ci riporta al POV horror).

Insomma, i brividi sono davvero piccoli, ma più per un problema di impianto narrativo. Nelle singole scene l’atmosfera più propriamente horror funziona meglio. Il jumpscare, i passaggi ricchi di tensione. Ci sono anche una serie di citazioni al grande cinema dell’orrore (la sostanza che esce dall’ascensore che ricorda molto il sangue in Shining, ad esempio) che arricchiscono la serie. La storia generale, però, non riesce mai a caricarsi di sufficiente tensione e non arriva a una definizione completa.

Piccoli Brividi va vista chiudendo gli occhi

La debolezza della trama ci porta al più grande problema di questa seconda stagione di Piccoli Brividi. Che poi è stato anche il grande problema della prima. La scrittura presenta davvero troppe criticità. Gli eventi si susseguono in maniera un po’ troppo meccanica e pure le relazioni tra i personaggi non sono molto coerenti. Colpa di una generica superficialità, con una scarsa caratterizzazione dei protagonisti che a sua volta incide su una scarsa caratterizzazione delle loro interazioni.

Nell’approcciarsi a Piccoli Brividi bisogna sospendere il giudizio e lasciarsi trasportare dall’atmosfera. In questo modo la visione risulta molto godibile e si può anche empatizzare con quei personaggi che non hanno chissà che profondità. Ma almeno possiedono un’anima. Il consiglio, dunque, è di prendere Piccoli Brividi per quello che è: una visione leggera, che potremmo definire comfort, che va vista chiudendo gli occhi sulle imperfezioni per farsi cullare dalle piacevoli vibrazioni elettrizzanti che garantisce una storia soft horror, per così dire.

È chiaro poi, che in questa sede, noi abbiamo il compito di sottolineare le imperfezioni della serie tv. Però tutto va contestualizzato e in fin dei conti Piccoli Brividi, tra mille problematiche, riesce comunque a fare il suo. Come bisogna ammetterne le problematiche, allo stesso modo bisogna sottolineare che se presa come una visione leggerissima e disimpegnata, Piccoli Brividi riesce assolutamente a intrattenere.

David Schwimmer nella seconda stagione di Piccoli Brividi
Credits: Disney+

Qual è il futuro della saga?

Chi si aspettava una svolta da questa seconda stagione di Piccoli Brividi, però, è destinato a rimanere deluso. Abbiamo visto che passi in avanti non ci sono stati e oggi, a poco più di un anno dal primo capitolo, siamo di fronte alle stesse considerazioni del tempo. Per le mani abbiamo un prodotto godibile, ma ricchissimo di problematiche. Un prodotto che però, e questo è il problema più grande, non sta riuscendo minimamente a sfruttare l’enorme potenziale a disposizione. Ricordiamo che Piccoli Brividi è la serie di libri per ragazzi più venduta di sempre. C’è un patrimonio da cui attingere immenso, e il fatto che da ciò ne esca fuori una serie tv godibile solo se si sospende il giudizio critico ci lascia un po’ perplessi.

Dopo la prima stagione, la svolta è stata cercata nel rendere antologica la serie tv. Mossa che al momento non ha ripagato. Il futuro a questo punto appare incerto. Piccoli Brividi può andare avanti così, confezionando storie leggere, un po’ arrabattate, che puntano sulle atmosfere horror per darsi un tono ma che non hanno troppa compiutezza. Una via che costituirebbe però una profonda ingiustizia verso il materiale originario. Oppure si può provare a fare finalmente il salto di qualità, lavorando sugli evidentissimi problemi di scrittura che hanno afflitto le prime due stagioni della serie disponibile su Disney+.

Chiaramente ci auguriamo che, in caso di continuazione (e perché no, speriamo in una continuazione), si punti sulla seconda strada. Ma realisticamente ci pare più probabile la prima. In tal caso, quando e se sarà, parlando della terza stagione staremo sempre fermi su questo punto. Di fronte a un racconto che si lascia guardare, ma che è molto lontano dai Piccoli Brividi che milioni di ragazzi in tutto il mondo hanno amato.

Restando in tema horror, potete leggere qui la recensione di Nosferatu, uno dei film del momento