Picnic at Hanging Rock si apre nell’Australia dei primi anni del ‘900 e, fin dalla prima scena, Natalie Dormer buca lo schermo mentre – sussiegosa e distaccata – acquista una villa immersa nel verde.
Decide di aprire lì un college per ragazze di buona famiglia.
Le ragazze sono tante, giovani e piene di vita. Alcune di loro sono anche bellissime e Hester Appleyard veglia su di loro con un vero e proprio pugno di ferro.
Algida, severa, bellissima e apparentemente impeccabile, è intorno a lei che ruota fin da subito tutta la storia di questa nuova Serie Tv, visibile in Italia grazie a Sky Atlantic. Biondissima, altezzosa e conturbante, con un passato misterioso alle spalle, una severa educazione da impartire alle sue ragazze e un rigido protocollo morale, è il perno di tutto.
È lei, infatti, che tiene le fila delle vite delle ragazze, impartisce punizioni, pragmatiche lezioni di vita e detta le regole.
Hester Appleyard non è una brava persona e non è una buona educatrice, ma è l’educatrice perfetta a incarnare quei tempi.
È dura come l’acciaio, non disdegna le peggiori punizioni corporali e la sua freddezza è fuori discussione.
Fin da subito, infatti, l’allegra vitalità delle ragazze, i loro vestiti sgargianti e il loro desiderio di vivere a pieno la loro giovane età fanno da contraltare alla severità dei tempi, dei modi e dei costumi: siamo infatti al giorno di San Valentino, dedicato agli innamorati, ai bigliettini, alla gita ad Hanging Rock, ma siamo anche nei primi anni del ‘900, nel bel mezzo di una cultura repressiva e retrograda nei confronti della figura femminile.
C’è quindi ansia di vivere, emozione per un’uscita fuori dal college ma anche regole ferree, spesso ingiuste: è possibile togliersi i guanti ma assolutamente non il cappello. Per non abbronzarsi, dato che le carnagioni scure sono quelle delle persone che lavorano la terra, non certo delle classi più elevate.
Basta pochissimo per ricevere vergate sulle mani e sul corpo.
Basta ancora meno per saltare la gita e venire additata come figlia del maligno.
A far da sfondo a questa dicotomia tra spinta verso l’esterno e chiusura educativa c’è un’Australia selvaggia, da sogno, ancora interamente da scoprire: fin da subito il luogo per il picnic viene definito pericoloso e, altrettanto fin da subito, è chiaro che la natura è ostile alle gitanti.
Non va dimenticato, infatti, che Picnic at Hanging Rock è tratta dall’omonimo romanzo di Joan Lindsay, romanzo che appartiene ovviamente al genere mistery.
E il mistero è l’improvvisa scomparsa di tre alunne del college: Miranda, Irma e Marion. Letteralmente svanite nel nulla insieme – come si scoprirà di lì a poco – alla professoressa di matematica.
Le ricerche partono immediatamente e, fin da subito, tensione e ansia per il destino delle ragazze scomparse sono palpabili. Anche per l’inossidabile Hester, che nasconde ben più segreti di quanti se ne possano raccontare (lo testimoniano i suoi incubi e la segreta passione per la bottiglia).
Unica e inutile testimone è Edith, che non ricorda nulla se non dettagli irrilevanti. Più tardi sfodererà una specie di racconto dell’orrore che potrà solo terrorizzare tutte le collegiali, finendo per essere un’allucinazione senza capo né coda.
Se è uno scherzo, seppur di pessimo gusto, ci saranno delle ripercussioni serie: ma nessuna delle scomparse è tipo da scherzi di questo genere.
Inoltre, la zona è ritenuta dagli aborigeni maledetta: si parla di fantasmi e ci sono fenomeni inspiegabili che rendono molto difficili le operazioni di ricerca.
Cosa è accaduto alle ragazze svanite nel nulla?
In un flashback, si scopre che l’amicizia tra le tre ragazze era ben più forte delle punizioni corporali inflitte dalla signora Appleyard: c’è una sorellanza che le lega specialmente nei momenti difficili e la piccola Sara – la “gattina randagia” – è chi veglia, dietro a una porta chiusa.
Intanto, dopo che i nomi delle ragazze sono ossessivamente echeggiati tra gli splendidi scenari australiani per una settimana, le ricerche vengono sospese con un verdetto tremendo: “scomparse, morte presunta”.
Se “Il collegio Appleyard protegge la tradizione”, la sospensione delle ricerche non può che gettare una luce nefasta su tutta la struttura.
Arrivano i giornalisti – che non sono ancora i paparazzi di oggi ma poco ci manca – arrivano i dubbi e la paura di non essere in grado di gestire la vicenda.
Vacillano le certezze, vacillano i rapporti sociali e inizia a vacillare anche la stoica Hester, travolta dai pettegolezzi e la cui inattaccabile figura pubblica inizia a mostrare le prime crepe.
Sono molti i pregi di questa prima puntata di Picnic at Hanging Rock, a prescindere dalla trama intrigante: c’è un cast valido su cui domina Natalie Dormer, in vero stato di grazia e in grado di incarnare un personaggio facilissimo sia da odiare che amare.
Ci sono scene e costumi mozzafiato per gli amanti dell’epoca vittoriana.
E c’è un mistero intricato che avvolge tutta la storia e deve ancora essere sciolto.
Picnic at Hanging Rock è un romanzo misterioso.