La sparizione di Irma, Miranda e Marion continua a essere il fulcro del mistero che avvolge Picnic at Hanging Rock.
Ma, oltre al mistero della scomparsa delle ragazze, c’è anche quello che avvolge il collegio Appleyard e la stessa signora Appleyard, che porta con se un mucchio di segreti impossibili da svelare.
Nel frattempo, però, Irma Leopold è stata ritrovata, sana e salva, anche se in circostanze ancora più strane.
È svestita (o almeno non indossa il corsetto il che, all’epoca, era come andare in giro nuda), scalza, ma con i piedi perfettamente puliti, quasi come se vagare per nove giorni nella natura selvaggia non l’avesse minimamente scalfita.
Come la sciocca Edith, non ricorda quasi nulla di ciò che è successo.
“Non posso confidare quello che non ricordo.”
Solo che Irma non è sciocca per nulla e non si rassegna al destino di “sopravvissuta”: è sconvolta e ancora sotto choc, ma c’è molto di più in questo personaggio di Picnic at Hanging Rock.
“Quando cerco di ricordare, è come se delle formiche mi pullulassero nella testa.”
Irma è in conflitto con se stessa: bellissima, infelice e piena di sensi di colpa, appunto, per essere l’unica che è stata tratta in salvo. Le due amiche invece, quasi sorelle di sangue, restano svanite nel nulla.
La scena delle tre che si preparano per dormire, che si spogliano lentamente – quasi con gesti rituali – per poi infilare una camicia da notte e finire tutte nello stesso letto, con Miranda che le abbraccia in modo protettivo è emblematica del rapporto che le unisce.
Queste ragazze, diversissime tra di loro per molti motivi, avevano trovato l’una nell’altra una famiglia, un appoggio, un punto di sicurezza.
Moltissime scene di Picnic at Hanging Rock sono quasi un sogno a occhi aperti, un racconto di parole e frasi non dette, di sospiri e, in modo paradossale, di sensazioni: perché c’è qualcosa in quell’amicizia che va oltre.
“Sai chi mi ricordi talvolta? Mrs. Appleyard”, dice Miranda a Irma, dopo essersi scambiate un bacio che la prima non ha del tutto gradito. E non è un complimento.
Perché, prima di partire per l’Inghilterra, è questa la terribile confessione di Irma: “Io odio Miranda”.
Forse, perché Miranda l’aveva rifiutata.
O, forse, perché era Miranda l’oggetto del desiderio di Mike Fitzhubert.
O, magari, solo perché Miranda è ancora scomparsa e manca a tutti.
La partenza di Irma turba molto anche la piccola Sara, che continua a essere maltrattata e umiliata non solo dalla direttrice, ma anche dalla signorina Lumley, bigotta e repressa.
Sara è un’infelice che, al collegio è resa ancora più infelice perché non ha affetto o amore, anche quel poco elemosinato ed elargito a fatica è sempre centellinato, col contagocce.
Nei suoi sogni, Sara è una farfalla che si esibisce nel circo, circondata da polvere magica, ma la realtà è ben diversa: è un’orfana che, dopo la scomparsa delle ragazze e la partenza di Irma è ancora più sola.
Sara potrebbe trovare la salvezza nel fratello Bertie, così bravo coi cavalli, ma per alcuni non c’è pace, anche se la meritano.
La scomparsa delle ragazze e la conseguente inesorabile rovina del buon nome del suo collegio, però, scatena anche gli oscuri pensieri di Mrs. Appleyard.
E cosa pensa bene di fare la cara direttrice?
Damnatio memoriae delle ragazze: non si prega più per loro, non si pensa, non si ricorda più. È come se sparissero una seconda volta.
Nel passato della direttrice ci sono violenza e soprusi, c’è una fuga dal marito sempre invischiato in loschi affari e la sua spietata intransigenza nasconde una ricerca di ciò che non ha mai potuto avere: la perfezione.
Le ragazze sono confuse, la sola cosa che imparano qui è come avere paura. Chi le fa notare tutte le sue pecche, le sue piccolezze e mancanze, è costretta alle dimissioni, perché alla Appleyard nessuno dice quello che deve fare, nessuno può permettersi di giudicarla, nessuno può mettersi sopra o contro di lei.
Ma non è che alla fine le ragazze non sono scomparse? E se fossero semplicemente scappate? Sono i legittimi dubbi di chi indaga sul caso e viene, via via, a conoscenza del trattamento riservato alle collegiali dalla direttrice.
Natalie Dormer, con quel viso incantevole e – al tempo stesso – glaciale, è tormentata, crudele, bellissima e disprezzabile, in una prova d’attrice da applausi. Fasciata in abiti rigorosissimi, i capelli biondi raccolti in acconciature severe, riesce sempre a essere meravigliosa e attraente, pur interpretando un ruolo ai limiti del repellente.