Proseguono le avventure dell’ispettore Vincenzo Palmieri (Salvatore Esposito) e della commissaria Sonia Ascarelli (Silvia D’Amico) tra i vicoli e le piazze di Napoli. Dopo un primo episodio avvincente (di cui potete leggere la recensione), Piedone – Uno sbirro a Napoli torna in esclusiva su Sky e on demand su NOW con un nuovo intrigante caso da risolvere, mentre si aggiungono tasselli preziosi a un puzzle più grande che ha un nome ben preciso e un passato ancora da esplorare: Iodice. Il pericoloso latitante, infatti, è il motivo principale per il ritorno di Palmieri a Napoli, nonché la sua principale nemesi.
Nel primo capitolo della serie ci siamo immersi nelle luci e ombre del complesso fenomeno dell’immigrazione. In questa seconda puntata, le tematiche affrontate continuano a esplorare questioni spinose e attuali, offrendo spunti di riflessione che arricchiscono la narrazione senza perdere il ritmo avvincente del racconto. Questa volta l’aspetto più comico e leggero della serie si è sentito di meno, complice l’assenza per gran parte dell’episodio dell’ispettore aggiunto Michele Noviello interpretato da Fabio Balsamo. Una scelta che giustificherei con la volontà di lasciare massimo spazio alla drammaticità degli eventi e alla consapevolezza che si tratta di temi tutt’altro che lontani dalla realtà di tutti i giorni.
Ci avevano promesso una versione moderna del mitico Piedone di Bud Spencer, e possiamo dire che stanno mantenendo la parola, scazzottate comprese.
Ma si va ben oltre la violenza scenica, quella che – come la danza dell’ilarità – ci regala rallenty spettacolari, tavoli in frantumi e nasi rotti. Nel Piedone di Salvatore Esposito (che avevamo apprezzato già in Gomorra – La Serie) e Silvia D’Amico, la violenza che emerge è ben più subdola, celata dietro lustrini e maschere, e racconta una realtà cruda e complessa.
È una storia che ci conduce negli intricati meandri della moderna miseria e della moderna nobiltà, rivelando un mondo in cui la sessualità è strumentalizzata, le donne ridotte a oggetti di potere, e in cui “lo scuorno è trasversale, non guarda in faccia a nessuno” per citare Palmieri. Proprio così, il secondo episodio di Piedone – Uno sbirro a Napoli diventa un racconto che affronta con audacia e profondità le ombre del nostro tempo.
Se il primo episodio ci ha introdotto al concetto di appucundria, quella malinconia che sembra avvolgerci come la nebbia d’autunno, il secondo episodio scava ancora più a fondo, sfiorando le ferite di una generazione intrappolata tra sogni infranti, compromessi sofferti e un miele troppo amaro per addolcire la medicina della vita.
Già dalla conferenza stampa di presentazione, era chiaro che uno dei grandi antagonisti di Piedone – Uno sbirro a Napoli sarebbe stato il Fentanyl, la spaventosa droga che – come una virale epidemia – sta infestando le strade e distruggendo vite. O’scuorno è virale potremmo dire reduci dalla visione del secondo episodio della serie tv originale Sky. Un’affermazione che sarebbe vera sotto tanti punti di vista, in uno stralcio di realtà in cui tutto diventa virale, tutto diventa trasversale, tranne l’amore. Un amore che, alla fine della puntata, sembra ricucire qualche ferita e ricamare una chiosa fin troppo romantica, seppur necessaria.
In questa puntata di Piedone – Uno sbirro a Napoli acquista più centralita anche la commissaria Sonia Ascarelli, interpretata da Silvia D’Amico. Iniziamo a intravedere le sue ferite, dargli una forma, una storia.
La centralità della figura femminile in questa puntata emerge con forza, accompagnata da una delicatezza narrativa che fino a ora non era ancora emersa con tanto vigore. Gli specchi e le fasciature della scuola di danza, emblema dell’élite di Napoli, diventano il simbolo di una cerchia convinta di poter suturare ogni ferita della vita con le trame del denaro.
È un mondo che Sonia conosce bene. Proprio lei porta in scena una diversa sfumatura di “scuorno“, e svela una sua vicinanza a quei luoghi, così distanti dalle strade popolari e turbolente di Palmieri, ma allo stesso tempo così legati. Due facce di una stessa medaglia, due volti antitetici e speculari di una città complessa, che si incontrano e si confondono, rivelando quanto i confini tra i loro mondi siano sottili e interconnessi.
“Bisogna mantenere la distanza dal dolore degli altri” sentiamo dire in Piedone – Uno sbirro a Napoli. È questa la misura della bravura, ed è questa la misura della sopravvivenza.
In un mondo che si regge sulla fragile fiducia di un invio, sulla barcollante certezza che dietro lo schermo di un cellulare ci sia davvero chi promette soldi, bellezza e amore, si svela una distanza abissale. Quella distanza che separa un messaggio privato dall’oblio informe della rete, un universo fatto di ombre, pixel e cattiveria filtrata attraverso la maschera di uno schermo.
È la stessa cattiveria che serpeggia tra le crepe della corruzione per le strade, colpendo ogni giorno al cuore chi in quelle strade è cresciuto, chi ha tentato di piantare semi di bene in un terreno arido. Una violenza che si manifesta tanto nei vicoli quanto nei riflessi di lustrini e maschere, un inganno che qualcuno cerca ancora di contenere. Laddove i pugni lasciano il segno tra le corde di un ring, e la lotta si trasforma in una metafora per arginare il male, il confine tra giustizia e sconfitta si fa sottile, così come la verità che trapela – spietata – attraverso la fotocamera di un cellulare.
Insomma, anche il secondo episodio de Piedone – Uno sbirro a Napoli non tradisce le aspettative, alzando ancora di più l’asticella e rendendoci famelici di scoprire quali altri misteri aspettano Sonia e Vincenzo, ormai più affiatati che mai. L’ennesima riprova del livello altissimo raggiunto dalla serialità italiana, la quale ci offre sempre più prodotti di altissimo livello, soprattutto quando si parla di produzioni Sky Original. A proposito, se anche a voi Hanno Ucciso l’Uomo Ragno manca già tantissimo, qui potete leggere tutto ciò che c’è da sapere sulla seconda stagione in arrivo.